Nickoku Sheiker racconta la propria Storia per «Io senza Dio»
Mi chiamo Nickoku, ho 30 anni, vivo in provincia di Roma e sono gay e ateo agnostico. I miei genitori si separarono praticamente subito dopo la mia nascita. Così mi trovai a vivere nella famiglia di mia madre insieme ai nonni materni. Mia nonna, che amo alla follia, era stata prof di religione cattolica alle Medie e aveva plasmato una famiglia basata sulla fede, decisione che ovviamente anche mia madre avrebbe poi adottato nella propria vita. Finché ero bambino e poi nella pubertà e nella prima adolescenza, quando ancora non avevo capito il mio orientamento, vissi una fede molto profonda – o almeno così pensavo che potesse essere la fede di un ragazzino –, tant’è che andavo a Messa ogni domenica, feci ogni sacramento credendoci veramente, e addirittura per i grandi eventi che mi facevano riflettere – ricordo vivamente il terremoto a San Giuliano di Puglia – mi trovai a voler partecipare a rosari e a preghiere per le persone sfortunate.
A 10 anni entrai nello scoutismo cattolico e a 14 capii che c’era qualcosa di diverso in me. Mi dissi che era solo una fase. Mi dissi che ero suggestionato dal fatto di essere un ragazzo tranquillo ed educato e che per questo tutti mi davano del frocio. Fatto sta che all’ultimo giorno del mio campo scout estivo mi innamorai follemente del mio capo squadriglia. Era il 2011 e il Campo era basato sul 150esimo dell’Unità d’Italia. Sembrava che all’inizio lui ci stesse. Quasi per gioco, mi chiesi che cosa pensava dio dell’amore omosessuale. Non ricordo il giorno preciso. Forse era settembre. Ricordo però che aprii la Bibbia – l’avevo letta quasi tutta quando ero bambino su consiglio del mio parroco, che mi aveva detto di saltare il Levitico e i Numeri, e a quel punto ero arrivato agli Atti degli Apostoli – e per caso trovai in una delle ultime pagine la definizione di «peccati che gridano vendetta verso lo spirito santo».
Iniziai a leggere. Trovai cose all’inizio che reputo giuste – non uccidere una persona –, cose che non capivo e poi… una cosa che mi provocò un tuffo al cuore: non commettere peccati contro natura. Non capivo che cosa significasse, ma c’erano delle indicazioni sui passi da leggere e pensai che avrei trovato dei chiarimenti, anche se qualcosa dentro di me sentiva che non andava: Levitico 18,22, Sodoma e Gomorra, san Paolo eccetera. Lessi tutto avidamente e mi sembrò di aver subito una doccia gelata: dio mi odiava perché ero gay.
Tenni questa cosa per me e mi dissi che, se fossi rimasto nascosto, dio non mi avrebbe punito. Trattenni a fatica l’amore che provavo per quel ragazzo. Comunque, quando mi capitava di avere rapporti con altri miei amanti, cercavo di giustificarmi con me stesso con frasi del tipo «dio mi vede e sa che non riesco a fare a meno di questo, perciò mi perdonerà» e cose così. Però soprattutto le prime volte mi sentivo sporco e sbagliato. Riuscii a stare buono per tre anni, durante i quali rimasi innamorato di quel mio amico. Tuttavia cercavo di trattenermi e di non avere rapporti, sebbene li desiderassi molto. A un certo punto mi dissi che magari ero bisex e mi misi con delle ragazze, così almeno dio avrebbe visto che, sebbene mi piacessero anche i ragazzi, ero comunque una persona che cercava di avere rapporti «a favore di natura».
Tutto ciò però venne meno quando, ormai a 20 anni, durante l’ultimo anno da scout come educato, mi trovai di fronte a una scelta: o uscire e avere una vita più «libera» oppure rimanere a educare altri ragazzi e avere una vita «retta». Per esempio, se in un pub avessi bevuto una birra e fosse entrato uno dei miei educati, non avrei potuto bere davanti a lui perché sarei stato considerato non retto e dunque non più degno di educare. Questo momento di decisione si chiama Partenza.
Fra i 17 e i 20 anni mi aprii con qualche amico e a quelli più stretti, compresa una dei capi che poi sarebbe andata via, e rivelai la mia inclinazione, pregandoli però di non rivelare nulla ad altri. Più andavo avanti e più la mia dissonanza cognitiva era difficile da mantenere. Ero grande abbastanza e vedevo come alcuni preti e il Papa schifassero le persone LGBT, anche quelle credenti. I giorni prima della discussione della mia Partenza furono molto difficili per via di problemi personali che avevano intaccato la mia psiche.
A tutto questo aggiungiamo che non ero molto simpatico a queste persone perché ragionavo con la mia testa e facevo notare alcune incongruenze fra alcuni aspetti di fede e lo scoutismo. Per esempio, per fare attività che a nessuno interessavano ci privavamo della possibilità di vedere belle cose: avevo presentato un Campo scout mobile, la Route, a tema San Paolo, patrono di quella branca dello scoutismo, che prevedeva una parte spirituale, che però passava per zone d’arte laziali e che venne bocciata perché «troppo legata all’arte piuttosto che alla fede». Inoltre mi lamentavo di come non concludessimo mai niente. Dunque i capi non aspettavano altro per farmi fuori. Immagino che sia stato in quel momento che abbiano pensato di usare la carta dell’omosessualità per cacciarmi dopo avermi spremuto per anni.
Quella sera, in mezzo al cerchio del Clan completo anche di quelli un po’ più piccoli del Noviziato – eravamo una ventina in tutto –, tenni testa a tutte le loro domande, poste per verificare che sarei stato un buon capo: metterò lo scoutismo al primo posto, sarò un esempio per i ragazzi eccetera. Poi però arrivò la domanda fatta dalla figlia del capo: «Tu hai Gesù al centro del tuo cuore?». In quel momento mi dissi che dovevo essere leale e risposi la verità: avevo un momento di difficoltà, credevo ma Gesù non era al centro del mio cuore perché prima di lui venivano la mia famiglia e i miei amici. A quelle parole la Capo clan disse queste esatte parole in mezzo al cerchio: «Oh, ecco, abbiamo trovato qualcosa, è stato più facile del previsto!». Io sussultai e capii che era finita. Mi fecero un pippone: prima dell’amore verso i miei amici e la mia famiglia doveva venire quello verso dio, perciò non sarei stato un buon capo. Nessuno si levò in mia difesa: i miei amici, che erano pronti a darmi man forte dopo la figlia del capo, ammutolirono e mi guardarono sconsolati perché non volevano ascoltarli. L’unica fra i capi che era dalla mia parte non venne lasciata parlare perché non era fra i più importanti. Io ero a un passo dalle lacrime. Ricordo ancora con dolore quel giorno, perché avevo dedicato tanto tempo e tanta passione allo scoutismo. Decisi di non piangere finché non fossi arrivato a casa. La riunione terminò dopo poco e il capo, in disparte, mi chiese se volevo conoscere il motivo di quella conclusione. Io ero così amorfo e morto dentro che risposi in automatico di saperlo già e andai via. Quella sera uscii dal gruppo di WhatsApp di Clan e piansi tutte le lacrime che avevo. A parte i miei amici, nessuno di loro mi scrisse mai una parola. Oggi, quando ci si incontra per strada, nemmeno mi salutano più. Tutti quelli che erano dalla mia parte pian piano vennero fatti fuori nell’anno seguente.
Nei giorni successivi il capo che aveva cercato di parlarmi mi disse che alla fine uscire senza la Partenza non era poi così male. Tuttavia l’ultimo prima di me che non l’aveva ottenuta era un razzista tremendo, uno che più di una volta aveva detto di voler dare fuoco alle baracche degli immigrati africani. Quello stesso giorno la capa che non avevano fatto parlare mi rivelò la vera ragione: qualcuno aveva detto loro che ero bisessuale. Fu in quel momento che mi si ruppe qualcosa dentro: il dio che cercavo di compiacere non solo non aveva fatto niente a favore di un perseguitato, ma addirittura non aveva fatto niente per riuscire a dimostrare che il mio orientamento non doveva essere usato come scusa per negarmi un risultato importante. Capii che, per gli scout, un gay era sullo stesso piano di un razzista.
Mentre tornavo a casa, dentro di me pronunciai la mia prima bestemmia, pensando quanto era porco un dio che non si era manifestato per aiutare un suo fedele quando era nel momento del bisogno e non aveva punito coloro che infangavano il suo nome. Quella sera aprii YouTube per farmi quattro risate e l’algoritmo, come se mi avesse sentito, mi consigliò un video di Padre Kayn. Quello stesso anno mi recai al primo Pride della mia vita, sentendomi libero con la mia sessualità come non lo ero mai stato prima di allora e, ancora una volta, in ritardo, perché per anni mi ero trattenuto a causa della mia fede. Abbandonai l’idea della bisessualità e finalmente accolsi quello che ero veramente: un gay fiero di esserlo, amante della vita e della libertà acquisita dopo tutti quegli anni di soprusi e di oppressione cattolica.
Mi feci coraggio e feci coming out religioso presso la mia famiglia. Ovviamente non fu preso bene. Tuttora provano a riconvertirmi, ma ovviamente non lo farò. Non appena con il mio ragazzo cambierò casa, mi sbattezzerò. Non posso farlo ora perché renderebbe ancora più complicato un rapporto che è fondato sul «Don’t ask, don’t tell», visto che qualche gola profonda ha riferito ai miei familiari il mio orientamento e addirittura per un certo periodo sono dovuto andare da una psicologa, probabilmente cattolica, che ha tentato di farmelo cambiare e mi ha obbligato a lasciare il mio primo ragazzo.
Da dieci anni vivo liberamente la mia omosessualità e non appena posso lancio belle frecciate contro tutte le religioni. Ce l’ho soprattutto con la Chiesa cattolica e con l’islam. Con la prima perché mi viene da vomitare quando leggo di quei credenti omosessuali che cercano di ottenere l’approvazione della Chiesa nonostante ci schifi. Con l’islam perché con il mio attuale ragazzo abbiamo subito una mezza aggressione da parte di un maghrebino a Roma, per fortuna senza spargimento di sangue, perché ci stavamo baciando in una via centrale vicino al Colosseo e Allah non voleva. Perciò quando vedo la Dawah dei «Queers for Palestine» mi sale una grande rabbia perché, se fosse per gli islamici, saremmo tutti da uccidere.
Nickoku Sheiker
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Ciao Nickoku,
grazie della tua testimonianza e un super abbraccio umano e solidale. 🙂
Riconoscersi non credenti (e omosessuali), da molto giovani, dentro percorsi, impegni, famiglie, realtà comunitarie… di stampo cattolico è una esperienza particolare che può essere molto tosta.
La tua storia entra in risonanza con la mia, anche in alcuni dettagli di “vita vissuta” dentro ad una realtà specifica.
Quello che è successo a te nel mio caso è in modo molto simile nell’Azione Cattolica. Ricordo con la tua chiarezza i momenti salienti e la morte che provavo dentro.
Allora non esisteva la rete e un mondo ateo a cui potessi rivolgermi: nonostante non sia più un ragazzo, le storie degli altri mi fanno ancora bene, soprattutto se toccano qualcosa di me e credo che possano essere molto importanti per quelle persone che stanno vivendo o hanno vissuto ciò che abbiamo sperimentato noi.
“Gesù non era al centro del mio cuore perché prima di lui venivano la mia famiglia e i miei amici”: esattamente uno degli aspetti su cui maturavo una consapevolezza “umana” e sui quali mi sono esposto molto da adolescente quando, in prossimità della maggiore età, cominciavano ad emergere esplicitamente dei discorsi ideologici sempre più strani.
Quando partecipi fin dalla primissima infanzia alla vita religiosa di un contesto vieni addestrato mentalmente ed emozionalmente in modo progressivo e ti accorgi tardi di essere quasi dentro ad una setta.
Nei commenti Mora citava Agedo: ci vorrebbe una “Agedo” anche per chi si riconosce consapevolmente ateo all’interno di contesti religiosi o condizionati dalla cultura religiosa, che aiuti le famiglie a comprendere la normalità dell’essere non credenti, che insegni a sostenere le persone nel loro percorso di vita in relazione a quello che, se importante, non possono più esplorare e condividere attraverso la religione (il rapporto con la morte, la famiglia, l’orientamento sessuale, la crescita etica e filosofica, le esperienze significative, le consapevolezze che si raggiungono, le scelte, l’orizzonte umano e non trascendente…)
Ancora un aneddoto. Negli anni della mia deconversione nell’Azione Cattolica frequentavo un carissimo amico gay (che vedo ancora oggi) per cui mi sono dovuto occupare anche dell’omofobia che questo rapporto faceva emergere. Quell’amico proviene da un paesino come il mio, lasciato alla fine delle scuole superiori anche per la cultura religiosa che c’era.
Se mai avessi voglia di incontro, confronto, scambio, dialogo… ci siamo! 🙂
Un abbraccio, ancora.
Frank
Ringrazio davvero Nickoku per aver condiviso la sua storia. Deve essere terribile vivere in quel modo.
Gli auguro un futuro veramente sereno.
Caro Nickoku, desidero esprimerti prima di tutto affetto, forse perché ho più del doppio degli anni tuoi e mi scatta quel certo non so che di istinto parentale, tanto più che per me “famiglia” significa “tutte le persone che incontri lungo il cammino della vita con le quali c’è uno scambio intellettuale, empatico, affettivo”. Mi è piaciuto molto quello che hai raccontato, questo tuo dono, a te stesso e agli altri che ti leggono, di aprirti con sincerità. Sono etero, eppure mi sento parte di un mondo a colori già da parecchio tempo. Sono uno dei colori, sono nata così. Sono iscritta ad AGEDO, e purtroppo, avendo conosciuto molte persone di questa parte di mondo denominato LGBTQ+, devo confermare quanto dici “mi viene da vomitare quando leggo di quei credenti omosessuali che cercano di ottenere l’approvazione della Chiesa nonostante ci schifi”. NON LI CAPISCO!! Perché? Esistono associazioni di omosessuali cattolici… Certo, lo so che una persona potrebbe essere omosessuale, o transgender, e credere in una qualche divinità, però esistono anche altre scelte da poter eventualmente fare per conciliare il proprio essere teisti e omosessuali o trans. Sia la Bibbia che il Corano sono chiari in merito, quel dio lì, se esistesse, ti avrebbe creato “sbagliato”, e questo è uno dei tanti motivi per dire che non esiste. Descrivi un ambiente pervaso da ipocrisia, selettivo, non amorevole. E pensare che parecchi genitori credenti tiepidi, talvolta perfino non credenti proprio, fanno partecipare i bambini a questi gruppi scout, dove l’indottrinamento forte è assicurato, e la pillola indolcita con un dolcificante velenoso. Un bel lavaggio del cervello! Il tuo orientamento sessuale ti ha salvato. Mi ha colpita molto il subdolo tentativo di una terapia di conversione. E’ illegale farlo, evidentemente esistono modi per provarci e aggirare l’ostacolo. Anche in questo caso ti hanno prolungato la sofferenza, GRAZIE CHIESA CATTOLICA! PUAHHH
Con affetto
Mora
Di questo ha bisogno il mondo, di persone coraggiose e tu lo sei. Hai la mia stima e solidarietà.
Quello che mi stupisce sempre è la “FEDE”, cioè credere ciecamente contro ogni evidenza logica e ogni fattualità. Se Nickoku Sheiker non fosse stato omosessuale non sarebbe stato cacciato dagli scout e sicuramente anche lui avrebbe condannato gli omosessuali.
In questi giorni il Papa (Bergoglio alias Francesco) è gravemente malato e milioni di cattolici pregano per la sua guarigione, ma non si rendono conto che le preghiere sono inutili perché Dio (dovrei scrivere “dio”, ma è nome proprio) non esiste.
Forse Papa Francesco guarirà, e glielo auguro, ma sarà per effetto delle cure mediche, non certo delle preghiere.
E’ così difficile capire una verità così evidente e trarne le conclusioni logiche?