Pierpaolo racconta la propria Storia per «Io senza Dio».
Il mio processo di deconversione è stato estremamente lungo. Non posso dire che sia stato sofferto, ma sicuramente è stato tortuoso.
Nasco in una famiglia cattolica – i miei genitori credenti ma non bigotti, nonne e zie bigotte fin nel midollo –, ma questo non ha mai avuto particolare influenza su di me.
L’adolescenza passata tra oratorio e scout cattolici crea quella «fede di comfort» tipica di quell’età. Non ti fai molte domande, è così e va bene così.
Per una serie di circostanze legate più ai movimenti studenteschi di metà anni ’70 che a motivi religiosi, inizio la prima liceo in una scuola dei Fratelli delle scuole cristiane. Collegio con la fama (mal riposta, oserei dire) di serietà e due ore di religione alla settimana invece che una. Inizialmente la cosa non mi disturba, anzi seguo con un certo fervore.
Finché… finché.
Durante una delle ore di religione, il buon Fratel Damiano elogia l’importanza sociale delle suore di clausura e della loro preghiera. In quel momento mi scatta qualcosa. Vedo gente che si impegna nel sociale in prima persona, spende energie e tempo, e questo sarebbe equivalente a suore che pregano? Qualcosa non mi torna.
Da lì inizia lentamente una serie di riflessioni, controriflessioni, cambi di idee che mi portano in prima battuta ad allontanarmi dalla Chiesa più che dalla fede. Ma la prima crepa è apparsa.
Passano diversi anni prima che mi venga voglia di andare più a fondo. Mi decido a leggere la Bibbia. Non tutta – ci vorrà del tempo –, ma per la prima volta faccio una lettura sistematica, attenta e a mente libera del Pentateuco. Inoltre, grazie ad alcuni video trovati in rete per capire meglio, decido che leggere solo le traduzioni è riduttivo. Studio per conto mio quel minimo di ebraico che mi consente di avere a fianco le interlineari, dove indagare quelle parti che «non tornano».
L’effetto è devastante. Mi sento di essere stato letteralmente preso per il culo per anni. Non solo mi hanno sempre raccontato delle storie parziali, edulcorate, rimaneggiate. Ma quelle storie sono pure affette da traduzioni fortemente polarizzate.
La scoperta di Jeff Benner e del suo approccio alla traduzione è un ulteriore stimolo a una lettura più attenta e consapevole.
Leggo avidamente testi relativi alla mitologia sumero-accadica, dall’epopea di Gilgamesh all’Enuma Elish, rimanendo affascinato dalla somiglianza tra Elohim e Anunnaki, dalle similitudini coi racconti della Genesi. Divoro i tre Libri di Enoch, che ampliano tanto alcuni passaggi della Genesi.
Nel giro di pochi anni la mia visione delle Bibbia cambia radicalmente, e il mio pensiero anche. Non posso dire di aver raggiunto una posizione definitiva. Cambio idea spesso e no, non me ne vergogno. Alla luce di nuovi studi, nuovi approfondimenti, il mio atteggiamento cambia, si evolve, si rimette in discussione.
Non ho problemi a scontri dialettici con chi la pensa diversamente da me. Anche perché nel 90% dei casi ne sa meno di me, che è tutto dire. Credo di essere l’unica persona al mondo che va a cercare i testimoni di Geova, fingendo interesse, per poi fare challenge. Inevitabilmente finisce con un loro imbarazzo e un invito ad andare a parlare con i loro «esperti», che declino educatamente con la motivazione che non ho uno spirito missionario e non mi importa nulla di andare a spiegar loro dove sbagliano.
A oggi (settembre 2024) mi definisco «scettico razionale». Non escludo che esista un Dio, anche se sono sicuro che, se esiste, nulla ha a che fare con il Dio abramitico. Per fortuna, aggiungo.
Non escludo una forma di divinità o di forza creatrice, anche se ritengo più probabile che, se esiste, sia immanente piuttosto che trascendente. E che non abbia un grande interesse per questo grumo di umanità che abita un granello dell’universo.
Credo che normalmente chi si professa ateo si confronti principalmente con l’idea di Dio proposta dal cristianesimo, che è talmente radicata nel nostro tessuto socioculturale che diventa difficile pensare a qualcosa di diverso. Ma penso che ci possano essere forme talmente lontane dal nostro modo di pensare e di ragionare che sia impossibile analizzarle ed escluderle tutte.
Sto bene senza Dio? Di sicuro sto bene senza la religione che mi avevano insegnato e che capivo sempre meno. E sto molto bene lontano da una Chiesa invadente, ipocrita, sessuofoba, moralista, bigotta. Citando Woody Allen: «Non ho niente contro Dio, è il suo fan club che mi spaventa». Sempre che Dio non sia quel pazzo scatenato descritto nell’Esodo e nei Numeri.
Ultimamente ho scoperto il progetto Illuminismo 3.0, ho letto il Manifesto e mi ci riconosco al 100%. Lo seguirò con interesse e soprattutto con la mia insaziabile sete di imparare qualcosa di nuovo.
Pierpaolo (pierpa63)
Vuoi raccontare anche tu la tua Storia per «Io senza Dio»? Spediscila a L’Eterno Assente, ma prima consulta il Regolamento
Tutte le Storie di «Io senza Dio»
Qui sotto trovi la possibilità di commentare quest’articolo. Per farlo, devi
1. confermare che sei ateo/a,
2. essere consapevole che, se menti, stai commettendo il gravissimo peccato di apostasia,
3. aspettare che il commento sia approvato dall’admin.
L’approvazione dei commenti dipende dall’insindacabile e inappellabile giudizio dell’admin. Se vuoi saperne di più a proposito dei commenti, puoi consultare le FAQ.
Inoltre puoi commentare gli articoli e i post nel Gruppo Facebook de L’Eterno Assente, se ti iscrivi al Gruppo dopo aver risposto a una semplice domanda.
Io ci ho messo 40 anni a chiudere il cerchio la bibbia l’ho letta interamente e solo recentemente, un punto intelligente sicuramente c’é (almeno per me) ma é EVIDENTE che non é il dio abramitico inventato di sana pianta per tenere a bada i pecorai analfabeti dell’era del bronzo, vivere fuori Italia (vivo in Francia dal 97) mi ha fatto capire come il virus vatic…ANO sia talmente radicato che purtroppo poche persone se ne rendono conto, per gli italiani é normale che appena il giullare bianco scoreggia ne parlino tutti i giornali e televisioni, spero che a breve la Francia dia l’ok al suicidio assistito scavalcando i lucrosi interessi della mafia farmaceutica