Dio sostiene la schiavitù: identica alla schiavitù americana
Nella Bibbia Dio ha definito regole per la schiavitù che rendono la schiavitù biblica sostanzialmente identica a quella americana.
Negli Stati Uniti esistevano due tipi di schiavitù. Con la servitù vincolata, gli europei venivano in America per lavorare per altri europei. I padroni pagavano il trasporto dei loro servi e fornivano loro cibo, vestiti, alloggio e formazione. In cambio, di solito i servi erano obbligati a lavorare per cinque anni. Circa la metà degli immigrati europei nelle 13 colonie arrivò come servitù a contratto.
L’altra forma di servitù era la schiavitù di proprietà. Questi schiavi erano raramente europei e rimanevano tali a vita, così come i loro eventuali figli.
L’Antico testamento definiva le stesse due categorie. Gli ebrei potevano essere schiavi, ma solo per un periodo limitato. Dio disse: «Se compri un servo ebreo, egli ti servirà per sei anni. Ma al settimo anno sarà libero».
Molti cristiani hanno sentito dire che questa servitù è il limite della schiavitù biblica. Ma questo trascura l’altro tipo di schiavitù, di cui Dio dice: «I vostri schiavi maschi e femmine devono provenire dalle nazioni che vi circondano. (…) Potete lasciarli in eredità ai vostri figli e renderli schiavi a vita».
Dio approvava la schiavitù nello stesso modo in cui, attraverso una regolamentazione, approvava il commercio. Il libro dei Proverbi ammonisce i mercanti a usare pesi e misure giusti. Il regolamento di Dio sul commercio chiarisce che lo approva quando è fatto onestamente, e le sue numerose regole sulla schiavitù chiariscono che approva anche questa. Per esempio: «Chiunque picchi il proprio schiavo maschio o femmina con una verga deve essere punito se lo schiavo muore come risultato diretto, ma non deve essere punito se lo schiavo si riprende dopo un giorno o due, poiché lo schiavo è di sua proprietà».
Ancora una volta, questo suona molto simile alla schiavitù in America, che pure aveva regole per renderla «civile». Per esempio, la legislazione dell’Alabama del 1833 recitava: «Chiunque smembri o privi dolosamente uno schiavo della vita subirà la stessa punizione che sarebbe stata inflitta se l’analogo reato fosse stato commesso su un bianco libero».
I cristiani possono difendere Dio dicendo che le condizioni sociali dell’epoca lo costringevano, anche se Dio non si sentiva vincolato dallo status quo quando impose i Dieci comandamenti. Non erano i Dieci suggerimenti, e la pena di morte sosteneva la maggior parte di essi. Se Dio aveva spazio per «Non desiderare», sicuramente poteva trovare spazio anche per «Non schiavizzare». È chiaro che nella Bibbia la schiavitù non era un problema per Dio.
Un’altra risposta è che i cristiani hanno contribuito ad abolire la schiavitù in Occidente. È vero, ma la Bibbia è stata uno strumento per i cristiani di entrambi i fronti. Durante la guerra civile americana, alcuni nel Sud sostenevano che gli abolizionisti erano apostati perché negavano il chiaro significato della Bibbia.
Certo la schiavitù era comune nel Vicino Oriente antico, ma sicuramente un Dio onnipotente può elevarsi al di sopra delle usanze create dall’uomo. Il fatto che Dio abbia sancito una schiavitù così degradante come quella americana non fa sembrare Dio più saggio di un personaggio di un film.
Note
Vicino Oriente antico: la regione che corrisponde all’incirca al Medio Oriente moderno, dall’inizio della civiltà di Sumer fino all’età del bronzo e del ferro. Comprende le civiltà egizia, accadica, fenicia, babilonese, assira, israelita e altre ancora.
«Se compri uno schiavo ebreo, egli lavorerà per sei anni; nel settimo sarà libero di andarsene senza pagare riscatto.
– Esodo 21,2«Se avete bisogno di schiavi o di schiave, procuratevene presso le popolazioni straniere che vi circondano. Potrete anche acquistarne tra i figli degli stranieri che risiedono nel vostro paese o tra i membri delle loro famiglie nati sul posto. Essi vi apparterranno. Più tardi, li lascerete in eredità ai vostri figli, perché essi ne abbiano la proprietà a loro volta. Voi potrete conservarli come schiavi per sempre. Al contrario, nessuno, tra voi, tratti con brutalità uno dei suoi fratelli Israeliti.
– Levitico 25,44-46
Il libro dei Proverbi ammonisce i mercanti a usare pesi e misure giusti quattro volte: Proverbi 11,1, 16,11, 20,10, 20,23.
«Se un uomo picchia con il bastone il suo schiavo o la sua schiava, ed essi muoiono all’istante, quell’uomo deve essere punito. Ma se sopravvivono un giorno o due, egli non deve essere punito, perché sono sua proprietà.
– Esodo 21,20-21
«Chiunque smembri o privi dolosamente uno schiavo della vita»: Codice degli schiavi dell’Alabama del 1833, sezione 3.
La pena di morte per la maggior parte di essi. Per aver infranto il primo comandamento che vieta di adorare un altro dio, v. Esodo 22,19. Per l’adorazione degli idoli, v. Esodo 32,27. Per la blasfemia, v. Levitico 24,16. Per il mancato rispetto del sabbath, v. Esodo 31,15. Per il mancato rispetto dei genitori, v. Levitico 20,9. Per l’omicidio, v. Esodo 21,12. Per l’adulterio, v. Levitico 20,10. Per la menzogna, v. Proverbi 19,9. Il furto e il desiderio non sono sempre stati puniti con la pena di morte.
«Non desiderare quello che appartiene a un altro: né la sua casa, né sua moglie, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino».
– Esodo 20,17
Gli abolizionisti erano infedeli perché negavano il chiaro significato della Bibbia. V. Mark A. Noll, «America’s God: From Jonathan Edwards to Abraham Lincoln», Oxford University Press, 2002, p. 640.
(14/50 – continua)
Immagine: Miltiadis Fragkidis on Unsplash
Leggi la versione originale dell’articolo.
Ascolta l’articolo nel podcast o nel canale YouTube.
All material on this article is copyright 2022 by Bob Seidensticker. Translation By Choam Goldberg.
Avvertenza:
La lingua di questo articolo cerca di conciliare l’inclusività con la leggibilità e la scorrevolezza. Nessuno si offenda quindi se evita le ripetizioni e usa il plurale sovraesteso. Ché mi spiace, ma la schwa anche no.
Qui sotto trovi la possibilità di commentare quest’articolo. Per farlo, devi
1. confermare che sei ateo/a,
2. essere consapevole che, se menti, stai commettendo il gravissimo peccato di apostasia,
3. aspettare che il commento sia approvato dall’admin.
L’approvazione dei commenti dipende dall’insindacabile e inappellabile giudizio dell’admin. Se vuoi saperne di più a proposito dei commenti, puoi consultare le FAQ.
Inoltre puoi commentare gli articoli e i post nel Gruppo Facebook de L’Eterno Assente, se ti iscrivi al Gruppo dopo aver risposto a una semplice domanda.