Giancarlo racconta la propria Storia per «Io senza Dio».
Io sono felice!
Io sono ateo e felice!
Io sono cosciente di me, e questo mi rende molto felice.
So che dopo la morte non ci sarò più e in questo non vedo un problema.
Quando sarò morto sai che mi frega di tutte ‘ste cazzate che ci riempiono la vita?
Quindi sono felice perché mi gratifica l’essere conscio della mia esistenza.
Non mi sono mai chiesto se io abbia uno scopo nella mia vita. Non so nemmeno se e a che serva averlo. So che dopo sarò niente e potrò sopravvivere solo nei miei figli e nei ricordi di coloro che mi avevano conosciuto, magari nelle mie opere – dipingo –, ma il me cosciente svanirà senza ritorno o continuazione.
Il mio scopo potrebbe e dovrebbe essere «vivere».
Non ho paura del dopo la morte, caso mai del «durante». Di soffrire o di capire che sto morendo: non penso si possa morire senza dolore e/o senza consapevolezza. Ma del «dopo»… che dopo vuoi che ci sia, se dopo non potrò averne coscienza?
Comunque ritengo che che i bigotti e tutti i credenti in generale non abbiano loro un senso nella e della loro vita e neppure che se lo siano dato, preferendo non vivere prima di morire, aspettandosi poi una continuazione della vita e una ricompensa per come hanno vissuto quella appena passata. Magari vissuta facendo un sacco di danni e di male, generando e distribuendo un sacco di dolore: dittatori, guerrafondai, schiavisti e tutta la peggior feccia esistente ed esistita non è e non è sempre stata bigotta e credente? Con la scusa della fede non si sono sempre perpetrati i più nefasti crimini contro l’umanità?
Al credente sottomesso viene fatto credere che deve comportarsi bene seguendo i dettami religiosi scritti da qualcuno che vuole controllarlo e sottometterlo. Qualcuno che si serve di quegli stessi dettami che lui non segue, se non solo in apparenza, in cui certamente non crede e che usa per sottomettere gli altri.
Il giochino del dominatore e del dominato va avanti anche da prima delle religioni abramitiche, solo che la religione è un potente strumento di controllo personale e sociale, un grande strumento nelle mani dei controllori.
Quindi Dio non esiste.
Non c’è bisogno di verifica, non c’è bisogno di Dio: non essendoci necessità di Dio, Dio non esiste sicuramente.
Paradiso e inferno non esistono.
Anche di loro non c’è bisogno. Post mortem c’è e ci sarà solo il disfacimento, solo l’entropia dell’universo che conquista valori maggiori. Neppure con le sofisticate tecniche imbalsamatorie inventate nel passato né con quelle criogeniche più recenti potremo riconquistare il nostro corpo, perché con la morte viene a mancare il nostro pensiero, che mai si potrà ricomporre. Un corpo senza pensiero è solo una mummia, un cadavere o un sacco di vermi, secondo il tempo passato dalla morte. Quale paradiso o inferno potrà mai esserci se non avremo modo di rendercene conto?
Questo non mi rattrista: perché dovrebbe?
Anzi sono felice che in questo momento io sia cosciente di me.
So di esistere e so che l’esistenza è così preziosa e fugace da sentirmene beatificato.
La coscienza di sé, della propria esistenza, è la vera beatitudine. Altro che la contemplazione postuma di qualcosa che non c’è né ci sarà mai.
Se i credenti passassero un po’ più di tempo a coltivare la loro vita, invece di aspettare a godersela ipoteticamente dopo la morte, starebbero meglio.
In pace con sé stessi e con gli altri. Sicuramente sarebbero felici. Soddisfatti della loro esistenza, come lo sono io.
Se poi non passassero parte di quella loro misera esistenza a cercare di dimostrare l’esistenza del loro Dio, sarei ancora più felice.
Giancarlo
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