«Io senza Dio» – 013

L’Eterno Assente propone a chi è ateo/a di raccontarsi.



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Tutte le domande della serie «Io senza Dio»

3 pensieri su “«Io senza Dio» – 013

  1. È una forma di comunicazione, che si vada dalla semplice imprecazione per esprimere rabbia, all’utilizzo per semplice intercalare da parte dei veneti. Può essere anche una forma d’arte, in quanto viene utilizzata per intrattenere e divertire. Deve quindi essere libera.

    Questo in uno Stato laico: si sa che se un vigile ti sente bestemmiare, qui in Italia può farti la multa. I bigotti sono permalosi quando si “offende” il loro dio e si sono fatti fare le leggi ad hoc per punire tali “empietà”.

    Se gli scienziati fossero così permalosi riguardo i paradigmi della scienza, in Arabia i terrapiattari verrebbero condannati a morte, in Egitto sarebbero in prigione e qui multati e probabilmente censurati.

    Le assurdità terrapiattare non potranno mai portare ad un cambiamento di paradigma, motivo per cui ci limitiamo ad ignorare o deridere queste “teorie”.

    I dogmi delle religioni non si discutono, i bigotti sono in possesso di tutte le verità rivelate, sono praticamente in una botte di ferro, però si offendono se qualcuno insulta un po’ le loro cose sacre. Valli a capire.

  2. La blasfemia non mi da fastidio. Comunque comprendo perfettamente che denigrare tout court la credenza di chi ne fa una ragion di vita non sia sinonimo di rispetto della persona che non sa distinguere se stessa dalle proprie convinzioni trascendentali. Insomma, una questione di “buona educazione”. Certo è che, d’altronde e in poche parole, ciò che va detto va detto, a maggior ragione in questo mondo ipocrita.

  3. Dipende dal contesto. C’è, secondo me, sempre un problema di rispetto delle persone. Fermo restando che per me bestemmia e parolaccia hanno la stessa valenza e indicazione d’uso, in alcuni contesti goliardici non ho nessun problema ad usarli entrambi. Ma non mi sognerei mai di essere blasfemo o dire parolacce in famiglia, al lavoro o in generale in pubblico con degli sconosciuti. In questo senso mi dà anche fastidio chi bestemmia in pubblico, ma non è per rispetto della religione. Tutt’altro, in quel contesto mi dà fastidio la maleducazione e mi da altrettanto fastidio chi usa il turpiloquio in pubblico senza un contesto adeguato. Poi che Choam sia sboccato in alcuni frangenti ci sta e anzi rende molto meglio il concetto, è appunto un contesto adeguato

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