O più potenti o più buoni di Dio

In ogni caso migliori.


Il Male non esiste in Natura. Ok, l’ho detto: il Male non esiste in Natura. Ma allora, se il Male non esiste in Natura, come sta in piedi la prova della non esistenza di Dio fondata proprio sull’esistenza del Male? Semplice: basta intendersi sul concetto di Male.

Il Male è sempre un giudizio. Pertanto dipende dall’essere senziente che lo formula. Da cui due conseguenze: (1) il Male non esiste senza esseri senzienti e (2) il Male è relativo a chi giudica. Dunque prima della comparsa della vita in Natura non c’era alcun Male. Con la comparsa della vita e della capacità di giudicare è comparso il Male. Ma in ogni occasione esso è dipeso dal giudizio dell’essere senziente. Il più banale degli esempi: il Male della gazzella è, dal punto di vista del leone, un gran Bene. Chi ha ragione? Dipende.

Inoltre, poiché dipende dal giudizio, affinché vi sia un Male è necessario un essere senziente che giudichi. Perciò la morte dell’essere senziente non è, dopo che è avvenuta, un Male per lui. Infatti lui è morto e tanti saluti: non può più giudicare. La Morte è un Male per chi la subisce ma solo prima di subirla, quando provoca paura. Ed è un Male anche in seguito, ma per chi è rimasto, era affezionato a quell’essere senziente e ne percepisce la mancanza.

Invece è sempre un Male il dolore, ovvero qualsiasi sensazione fisica o psicologica dalla quale un essere senziente rifugge in modo spontaneo e immediato perché gli provoca un disagio più o meno intenso, talvolta così intenso, oltre ogni capacità di sopportazione consapevole, da portare alla follia. Il dolore è un meccanismo prezioso per la sopravvivenza. Senza dolore saremmo esposti a ogni minaccia interna ed esterna senza averne consapevolezza e quindi senza poter reagire. L’insensibilità congenita al dolore con anidrosi è una malattia rara e orrenda che, per chi ne è affetto, comporta enormi pericoli. Tuttavia il dolore spesso diventa inutile e insensato: è soltanto una reazione automatica dell’organismo, senza più alcuna funzione. Pensa al caso di una lunga agonia, con tremende sofferenze fisiche e psicologiche, prima di una morte inevitabile.

Il dolore è un’esperienza universale: ogni essere senziente dotato di un sistema nervoso sperimenta il dolore. E per ogni essere senziente dotato di un sistema nervoso il dolore è il Male. Perciò ogni essere senziente dotato di un sistema nervoso fa tutto il possibile per evitare il dolore e, se è dotato di emozioni e di affettività, per evitare il dolore agli esseri senzienti che ama. Evitare il dolore altrui è una delle caratteristiche della benevolenza e dell’amore. Chiunque permetta che un essere senziente soffra e, pur potendo intervenire, non agisce viene unanimemente considerato malvagio. Diciamolo: uno stronzo. Non perché esista una Legge Morale Universale, ma per semplice empatia: un essere buono, avendo sperimentato il dolore, si immedesima in chi lo prova e, se ne ha la possibilità, cerca di eliminarlo o almeno di ridurlo.

L’ipotesi metafisica dei monoteismi abramitici consiste nell’esistenza di una divinità trascendente dotata di tre caratteristiche fondamentali: onniscienza, onnipotenza, bontà. Ve ne sono altre, sulle quali alcune religioni insistono di più: per esempio l’ebraismo ha la fissa della giustizia. Ma in generale quelle sono: Dio sa tutto, Dio può tutto, Dio è buono. Alcune di queste caratteristiche soffrono di di incompatibilità fra loro e di problemi logici intrinseci. Un Dio onnisciente conosce già ogni propria azione futura, però allora non può cambiarla, perciò non può essere onnipotente. Un Dio onnipotente non può compiere un’azione che lui stesso non sia capace di annullare: il ben noto caso della creazione di una pietra così pesante che lui stesso non possa sollevarla. Secoli di seghe mentali dei teologi non sono riusciti a venire a capo di questi problemi se non al prezzo di una limitazione delle caratteristiche divine. Per esempio, se Dio è costretto a essere sottomesso alla logica, la logica è superiore a Dio. Alla faccia dell’assolutezza di Dio. A quel punto l’unico vero Assoluto è la logica. Ma soprassediamo, ché adesso qui ci interessano le tre caratteristiche prese insieme e confrontate con l’evidenza dell’esperienza esistenziale.

Nell’esperienza di ogni essere senziente – come ho detto – c’è il dolore. Anche il dolore, fisico o psicologico, inutile e insensato, senza alcuna necessità biologica. Superfluo ripetere l’argomento della teodicea: un Dio onnisciente conosce quel dolore, un Dio onnipotente può impedirlo, un Dio buono deve impedirlo, eppure il dolore continua a esistere. Perché? Dio non sa, non può o non vuole?

La teologia, nei suddetti secoli di seghe mentali, ha sfornato anche delle teodicee: tentativi di spiegare come possa un Dio onnisciente, onnipotente e buono permettere il dolore di un essere senziente. Alcune funzionano sotto alcune condizioni. Per esempio la punizione: Mario muore bruciato vivo nella sua casa, tuttavia si scopre che Mario era un pedofilo, pertanto quella è la punizione di Dio. Non si capisce perché il pedofilo Mario sia punito e il pedofilo don Luigi muoia sereno nel suo letto, ma vabbe’: facciamo finta che funzioni. (Soprattutto non si capisce perché Mario abbia scontato cinque anni di galera mentre don Luigi l’abbia fatta franca grazie alla protezione del suo vescovo, ma questa è un’altra faccenda.) Oppure: la tredicenne Sandra muore dopo essere stata stuprata da Mario, tuttavia la responsabilità non era di Dio bensì di Mario, al quale Dio ha concesso il libero arbitrio. Non si capisce perché il libero arbitrio di Mario abbia, agli occhi di Dio, un valore maggiore del libero arbitrio di Sandra, ma vabbe’: facciamo finta che pure questa funzioni.

Allora per demolire tutte le possibili teodicee basta considerare un caso di dolore nel quale nessuna teodicea funzioni. Un Male naturale, senza il libero arbitrio di chicchessia. Il Male innocente, subìto da qualcuno senza colpe. E così via. Ne rimangono disponibili altre, però per motivi diversi sono improponibili. Il peccato originale è un dogma cristiano, ma è una tale stronzata da far ridere chiunque abbia una formazione scientifica. L’intervento del demonio è più stupido ancora del peccato originale. Il Male come assenza di Bene è una sega mentale ridicola, che ridefinisce il Male senza definire il Bene, a meno di definire Dio stesso come il Bene, tuttavia poi non si capisce come un concetto astratto possa essere un ente dotato di volontà, per quanto trascendente. Il sacrificio di Gesù evidenzia il grande mistero del cristianesimo: come sia possibile che una simile cazzata possa essere presa per buona da qualcuno. Non tanto per l’evento in sé, che può avere un fondamento storico, bensì per il suo significato. Chissenefrega se Gesù ha sofferto, è morto ed è risorto in Palestina 2000 anni fa: io non voglio soffrire qui e ora, anche se Dio mi fa risorgere in paradiso.

Eppure i bigotti continuano a credere nel Dio abramitico, benché ampiamente sputtanato dalla teodicea. Qualcuno arriva perfino ad assumere un tono di rimprovero: «Tu vuoi una vita comoda e senza dolore!». Constatiamo insieme la stronzaggine dello scarico della responsabilità da Dio a te: non è Dio a essere malvagio perché ti fa soffrire, ma sei tu a essere debole/codardo/viziato perché desideri non soffrire.

Ma sai che c’è? Sì, io voglio una vita comoda e senza dolore. È umano, anzi è animale, è naturale, è istintivo per ogni essere senziente il desiderio di una vita comoda e senza dolore. Non c’è niente di immorale. È impossibile avere una vita comoda e senza dolore? Certo che sì: la realtà se ne sbatte dei nostri desideri. Noi esseri senzienti possiamo solo adattarci e fare il possibile per ottenere la comodità e ridurre il dolore. D’altronde noi atei non abbiamo bisogno di una teodicea. Infatti non abbiamo un theos. Il problema ce l’ha invece chi crede in un theos come quello abramitico: lui sì deve rendere conto della contraddizione fra il suo Dio ipotetico e la bambina reale che muore dopo una lunga e atroce agonia.

Ma Dio avrebbe potuto impedire il Male? Pure questo mi è toccato sentirmi chiedere, con l’implicito assunto che, siccome Dio ha creato un universo così e così con le leggi naturali fatte così e così, allora il Male è una conseguenza inevitabile. Ma eccome se avrebbe potuto. Altroché. Tanto Male siamo riusciti a ridurlo e perfino a impedirlo noi esseri umani, pur con tutti i nostri limiti. L’anestesia, per esempio, è frutto delle ricerche scientifiche e tecnologiche. La religione invece che cos’ha prodotto? La preghiera. Se fosse soltanto questo, anche pazienza: un rimedio inefficace. Ma il cristianesimo in particolare ha prodotto nientemeno che un culto del dolore: siccome Gesù ha sofferto, allora devo soffrire anch’io. Se una malattia o un incidente mi procurano un dolore, devo goderne e offrirlo come sacrificio a Dio. Addirittura, se sto bene, devo flagellarmi o indossare un cilicio per procurarmi un dolore che altrimenti non avrei. Ma che stronzata è?

Sicché Dio avrebbe potuto ridurre il dolore, se non proprio eliminarlo. Assodato che il dolore è una necessità biologica per la sopravvivenza, Dio avrebbe potuto quanto meno farci evolvere con una ghiandola che rilascia morfina quando il dolore supera una soglia eccessiva e diventa inutile. Macché: miliardi di esseri senzienti crepano male e Dio se ne sbatte i coglioni.

In conclusione, noi siamo riusciti a fare qualcosa – cioè ridurre o eliminare il dolore – che Dio non ha saputo o non ha voluto fare. Siamo stati o più potenti o più buoni di Dio. In ogni caso migliori.

Choam Goldberg


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2 pensieri su “O più potenti o più buoni di Dio

  1. Sono Ateo. Battezzato a mia insaputa (ero troppo giovane, Vostro onore!).
    La tua analisi non fa una grinza neppure se la leggi in verso contrario. È talmente evidente la Contraddizione profonda del pensiero religioso, che non mi capacito di come sia possibile che la maggioranza delle persone non la vedano così com’è autonomamente. Senza contare poi quelli che ci si agitano contro.
    Niente; a me piace sentire come ragioni.

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