La teodicea secondo il diretto interessato.
Finora nessuno fra gli apologeti bigotti si è mai cimentato con la sfida della teodicea. Ovvio: non sanno rispondere. In loro soccorso arriva adesso il diretto interessato: nientepopodimeno che Dio. Nella lettera di accompagnamento, il Supremo ci informa di aver deciso di affrontare la sfida che lo riguarda come «un esercizio di pensiero laterale imperfetto, un guardare a Dio e al mondo ribaltando un po’ la prospettiva». Potevamo noi esimerci dal dargli spazio? Certo che no. Anche perché il risultato è godibile, divertente, molto ben scritto.
Comincio col dire che io sono ateo. E aggiungo che sono anche onnipotente, onnisciente e buono. In altre parole, io sono il Dio forgiatore del tuo mondo, sono il Dio che oggi si è preso la briga di scriverti per dirti che Dio esiste. Almeno per ciò che riguarda il tuo mondo. Però, per complicare un po’ le cose, aggiungo ancora questo: sono onnipotente e onnisciente solo nei confronti del tuo mondo, mentre sono ateo, ma buono, nel mio. E questo – lo so – renderà problematica e imperfetta la soluzione che propongo alla tua sfida della teodicea.
Ma partiamo dall’inizio. Sono abbastanza certo che il mio riferimento ai due mondi ti suggerisce già dove voglio andare a parare: la cosiddetta «ipotesi della simulazione». La faccio breve: nel tuo mondo nel 2003 è apparso un articolo firmato dal filosofo Nick Bostrom, che parla di mondi simulati e di altri mondi di livello superiore che simulano i mondi simulati. La tesi di Bostrom, qui molto semplificata, afferma: è altamente probabile che il mondo in cui vivete tutti voi sia una simulazione. L’articolo è facilmente reperibile in Rete e quindi si possono seguire lì gli argomenti che portano Bostrom alla sua conclusione. La tesi di Bostrom ha acquistato rapidamente popolarità in Rete e non e ha trovato spazio in film, romanzi e altri media. E c’è da considerare che ci sono altre menti nobili del tuo mondo, fisici, astronomi e filosofi, che hanno deciso di appoggiarla e approfondirla. Quindi diciamo che se non altro vale la pena di spenderci un pensiero.
Però adesso non mi addentro in quel giro di discussioni. Dico soltanto che userò l’Ipotesi della simulazione per affrontare la tua sfida della teodicea. Dal mio punto di vista privilegiato posso però aggiungere qualcosa alla tesi di Bostrom: non solo è altamente probabile che il mondo in cui vivete sia una simulazione, ma è proprio certo. Al 100%. Come faccio ad avere questa certezza? Be’, sono io che ho creato il vostro mondo, quindi conosco bene la questione.
Dunque, riassumendo, questo è il nostro punto di partenza per affrontare la sfida della teodicea: voi vivete in una simulazione e io l’ho creata.
Se poi vogliamo essere un po’ più precisi, non l’ho creata da solo. Potrei dirti che siamo stati in tre a creare il vostro mondo, come vorrebbe certa tradizione, ma non è vero. Meglio affermare che siamo un team di creatori e io sono a capo del team. Le nostre macchine computazionali sono più avanti delle vostre, sono qualcosa di simile ai vostri attuali computer quantistici ma molto più prestanti. Simulare mondi con queste macchine è un’attività poco dispendiosa e altamente divertente. Così simuliamo molti mondi e con questi mondi facciamo un po’ quello che ci pare. D’ora in poi parlerò al singolare – io come Dio – ma insomma – hai capito – io siamo molti.
Cominciamo.
Uno: io sono onnisciente. Nelle nostre simulazioni il tempo scorre più velocemente rispetto al nostro tempo reale. In un’ora del mio tempo posso creare 100 mila anni di simulazione con tutti voi umani dentro. A miliardi. Ogni stato della simulazione è registrato e accessibile, dall’inizio dell’esistenza umana sino alla sua fine. Così posso scorrere avanti e indietro tra gli stati della simulazione come voi fate con i fotogrammi di un film. Per certi versi, diciamo che ho la facoltà di viaggiare nel tempo e nello spazio e posso sapere qualsiasi cosa di ogni aspetto di ogni istante della simulazione. Quando mi aggrada, mi soffermo a osservare uno stato particolare di mia scelta. E, se mi aggrada, mi concentro anche su una porzione di quello stato: una regione, una città, una casa, un animale, un insetto, una persona. Esattamente come sto facendo ora con te. Proprio ora ti sto osservando nel compito di montare il tuo nuovo video per il tuo canale su Youtube, dove affermi, tra le altre cose, che il Dio dello zoo dei bigotti è inaccessibile. E hai ragione: infatti né tu né altri riuscirete mai a percepirmi mentre vi osservo. Opero in uno spaziotempo non metafisico che è al di fuori del vostro spaziotempo. Volendo, potrei scorrere avanti nel tempo della simulazione fino a scoprire il tuo destino, come farebbe una cartomante. Solo che io ci azzeccherei di sicuro. Ma te lo risparmio.
Due: io sono onnipotente. Va da sé che, se posso zoomare su un singolo frammento di tempo e di spazio della simulazione, posso anche intervenire sul codice che genera quel frammento. In altre parole, posso modificare la vostra realtà a mio piacimento. A ogni mio cambiamento del codice corrisponde un cambiamento della realtà della simulazione. Chiaro che non mi metto lì di persona a pasticciare con i codici, ma le nostre AI sono decisamente superiori alle vostre, e lascio volentieri loro il compito di accedere alla macchina computazionale e agli stati della simulazione e cambiare il codice per me per soddisfare le mie richieste. Voi questi cambiamenti repentini e inspiegabili o apparentemente naturali della realtà li chiamate miracoli, magie o fatalità. Ma non c’è niente di magico o di miracoloso, almeno per me: è solo un po’ di codice che cambia. Ti faccio un esempio a tal proposito: questo mio messaggio a te. È un miracolo. Pensa: l’ho scritto nel mio mondo e l’AI lo ha passato nella simulazione del tuo mondo alterando un po’ di codice in modo che questo messaggio arrivasse proprio a te attraverso i tuoi canali di comunicazione. E il bello di questo miracolo è che tu non sarai mai in grado di provarne la provenienza. E quindi rifiuterai di accettarlo per quello che è – la parola di Dio – e di accettare di conseguenza la mia esistenza. E quindi concluderai: «Fuffa! Stronzate! Supercazzole!».
Però, che tu ci creda o meno, quello che ti ho raccontato è tutto vero. Io sono vero. Io sono il tuo Dio. E devo confessarti: visto che sono onnipotente, ogni tanto mi diverto a scombussolare il vostro mondo. Un terremoto qua e là: codice. Una Madonna che appare ai pastorelli: codice. Un piccolo e misero dittatore adesso e uno di maggior spessore dopodomani: codice. Un figlio capellone che viene a raccontarvi fantastiche storie su di me: codice. E così via. Giusto per vedere come va a finire. E, in caso di disastro totale, c’è sempre un’altra occasione e un’altra simulazione.
Tre: io sono buono. Questo per te è più complicato da capire e da accettare. Io sono veramente buono nel mio mondo. Credimi. Chi mi conosce non avrebbe dubbi a dichiararlo. Però devo riconoscere che sono un po’ meno buono nei confronti del vostro mondo. Almeno secondo la vostra idea di bontà. Per esempio c’è questa storia di Alice, la bambina innocente che muore dopo lunga agonia. Lì un po’ mi rode, lo ammetto. Certo – hai ragione –, è ingiustificabile dal vostro punto di vista. Certo, usare la sofferenza di Alice innocente è un buon modo per dimostrare che non esisto o almeno che, se esisto, non sono buono o anzi, come diresti tu, sono un po’ stronzo. Se fossi buono, come potrei permettere quella sofferenza innocente? Touché. Però per un momento cerca di vederla dal mio punto di vista: per me voi siete fluttuazioni di informazioni dentro un dispositivo computazionale. Io lo spengo e la simulazione sparisce. Voi tutti sparite, altro che Alice sofferente! Per me, in quanto Dio, la simulazione è solo un gioco, uno studio di antropologia, un esperimento o quello che ti pare. Dalla mia prospettiva, come potrei provare empatia, amore, pietà, compassione nei confronti di creature con la consistenza di miseri frammenti di informazione? Che mi importa? Quindi no, non sono buono dal vostro punto di vista. Però dimmi: voi siete buoni di fronte alla sofferenza dei personaggi di un film? Non siete voi che volutamente infilate tante Alici innocenti nelle trame dei film, così da potervi poi divertire nell’osservare quelle Alici soffrire in mille modi diversi? E pagate pure il biglietto per assistere a quelle sofferenze!
Al massimo, potrei dire che sono indifferente nei vostri confronti. La simulazione va e il più delle volte io la lascio andare. E per mia fortuna alcuni di voi si sono inventata una bizzarra giustificazione a questa mia stramba forma di bontà: la mia bontà è oltre la bontà umana. È inspiegabile con la logica umana. Molto bene. Giusto. Quello che mi fa sorridere è che suona come una stronzata incomprensibile, però hanno ragione: non hanno nessun modo di provare che esisto, quindi non possono certo conoscermi e men che meno possono dire che sono buono. Pure, per loro sono comunque buono in modo indicibile e inconoscibile. Qualsiasi cosa significhi. E qui – lo giuro – io non sono intervenuto. È una stronzata che vi siete inventati da soli. L’idea di definirmi buono in modo incomprensibile mi piace e funziona benissimo, e ve la lascio usare volentieri. Così sono un buono strano, un po’ indifferente e un po’ indicibile e un po’ contraddittorio. D’altra parte sono grande abbastanza per contenere le mie contraddizioni, come direbbe il vostro poeta Walt Whitman.
Quindi siamo arrivati alla fine. Io esisto e ti ho persino scritto questo messaggio attraverso un miracolo computazionale per spiegarti la mia esistenza. Io esisto in uno spaziotempo non metafisico e sono veramente il tuo Dio, anche se tu non hai minimamente modo di provarlo e io non ho nessuna intenzione di dimostrartelo. Il mondo l’ho creato così, mi piace così, e preferisco continuare a infilarci miracoli piuttosto che prove! E c’è dell’altro: sono veramente onnisciente e sono veramente onnipotente e sono pure buono, a modo mio, nel mio mondo. Purtroppo, nonostante tutto ciò, tutte le Alici del tuo mondo continueranno a soffrire innocenti e a morire, e la simulazione continuerà a scorrere, semplicemente perché io sono indifferente alla sorte delle creature nella simulazione. Per me siete soltanto polvere di informazione.
A questo punto, se volete – magari non proprio tu, che non mi sembri il tipo, ma qualche tuo vicino dello zoo dei bigotti –, apportate pure qualche ritocco all’immagine che avete costruito su di me. Diciamo che da ora in poi il vostro Dio, cioè io, non sarà più infinitamente buono. Ci sta, ve lo concedo. Dopotutto, dal vostro punto di vista, effettivamente non si può dire che io sia buono con voi. Però poi basta, fermatevi lì. Potrò non essere buono, ma resto il Dio reale e onnisciente e onnipotente del vostro mondo. E non basteranno la sofferenza di mille Alici innocenti e la loro morte nel dolore a minare in alcun modo le basi della mia esistenza.
Con questo cambio di prospettiva, molte stronzate della religione potrebbero trovare un nuovo significato o perderlo del tutto. Con questo cambio di prospettiva, persino la sfida della teodicea potrebbe trovare nuovi spazi di discussione. Ti prego, rimuovimi dallo spaziotempo metafisico in cui mi avete infilato da sempre e collocami nello spaziotempo a cui appartengo veramente: quello del mondo dei costruttori di simulazioni. Prendi atto del fatto che io sono il forgiatore della simulazione che rappresenta il tuo mondo. Così finalmente io potrò essere il tuo Dio.
Dio
Sicché ecco: ora abbiamo la risposta di Dio in persona. Che però non supera la sfida, il cui scopo era proporre una teodicea razionale per giustificare il Dio abramitico. Questo Dio ci si rivela invece come un Dio assai diverso. Ma tanto più simpatico, cordiale e divertente, sebbene, per sua stessa ammissione, «un po’ stronzo». Perciò, se anche noi ammettessimo questa teodicea, sarebbero gli apologeti bigotti a rifiutarla. Incapaci però di proporne una migliore applicabile al loro Dio.
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Bella esposizione.
Non supera la sfida, però.
Essenzialmente ha fornito una bella esposizione della teoria della simulazione. Il computer di Dio (mi ha fatto tornare alla mia esposizione dell’articolo “siamo sprite nel computer di Dio”). Il punto però è che, effettivamente, lui afferma che la spiegazione può essere un diverso punto di vista. Ma, se l’amore di Dio (il suo bene), non coincide con il nostro, noi potremmo anche fregarcene e viene meno un motivo per perseguirlo. In genere, a questo punto viene fatto ricondurre al nostro per convenienza (evitare l’inferno o una punizione, in generale). Dunque Dio è bastardo rispetto all’umanità, anche se rispetto a se stesso, magari, è giusto!
Ciao Choam, ci siamo già sentiti e sono super ateo. Articolo davvero divertente, ma come tu stesso hai ammesso, non supera affatto la teodicea. Essere buono di la e non buono di qua significa non essere buono. La tesi dei personaggi del film non regge in quanto noi siamo convintissimi che non soffrano perché non esistono realmente (o meglio, esistono gli attori ma stanno fingendo), lui invece sa che noi, seppur fatti di bit e byte, in qualche modo soffriamo, e se ne sbatte o ci si diverte. Altra considerazione: seppur in una simulazione, effettuare delle modifiche nel passato genera inesorabilmente delle modifiche nel futuro della simulazione stessa da quel momento in poi, quindi è un onnisciente decisamente parziale, in quanto limitato alla parte di futuro già elaborato che, per quanto sia tanto non è tutto, ed inoltre lo è solo finché non decide di modificare qualcosa; a quel punto non sa più nulla delle conseguenze e può solo osservare cosa fa la nuova elaborazione. Infine non è affatto onnipotente… ok, può fare quel che vuole qua e la, a caso… ma essendo un umano (o umanoide) non ha la possibilità di osservare ogni aspetto o piccolo dettaglio di ciascun componente della simulazione, anzi… diciamo che non sa praticamente nulla e quindi non può fare tutto perché la quasi totalità delle cose gli scorre davanti a velocità assurda senza che lui si renda conto di quasi nulla. Però, come dio, sarebbe senz’altro uno dei più coerenti mai esistiti… potresti fondare una nuova religione 😀 😀 😀 PS: ho letto un articolo di Neil deGrasse Tyson dove spiega, utilizzando solo la logica, che non è possibile che si sia dentro ad una simulazione. Io l’ho trovato convincente.
Il tema della realtà della realtà, dell’impossibilità di distinguere un sogno realistico dalla realtà, è antico e diffuso sia nella tradizione occidentale (v. Cartesio, per esempio) che orientale. Una volta si parlava di sogno oggi, dopo Matrix, va di moda parlare di simulazione ma secondo me siamo sempre nei paraggi della fuffa, della ricerca disperata, e secondo me infantile, di un possibile modo di superare la naturale limitatezza dell’esperienza umana.
ok ok ora è più chiaro, solo un’ultima precisazione dio simulatore: ci guardi oppure no mentre ci masturbiamo ?chiedo per i cattobigotti…