Dio ama le grigliate

E non disdegna nemmeno i sacrifici umani.


Che cosa penseresti se scoprissi che ieri pomeriggio il tuo vicino, ispirato dalla voce di Dio, ha preso il figlio e si è recato in montagna con l’intento di sgozzarlo come sacrificio, ma all’ultimo momento gli è apparso un angelo che lo ha fermato? Te lo dico io: penseresti che il tuo vicino è uno psicopatico e che il figlio gli deve essere sottratto al più presto per proteggerlo dalla pazzia del padre. Lo penserebbe chiunque abbia un briciolo di buon senso. Perfino un apologeta bigotto. Tuttavia lo stesso apologeta bigotto ti racconta la storia del sacrificio di Isacco ordinato ad Abramo da Dio come se fosse un esempio straordinario di abbandono fiducioso al volere divino. Se ti sembra una stronzata è perché in effetti è una stronzata.

Qualche tempo dopo, Dio mise alla prova Abramo. Lo chiamò:
– Abramo!
Egli rispose:
– Eccomi!
Dio gli disse:
– Prendi il tuo figlio Isacco, il tuo unico figlio, che tu ami molto, e va’ nel territorio di Moria. Là, su un monte che io ti indicherò, lo offrirai a me in sacrificio.
La mattina seguente di buon’ora Abramo spaccò la legna per il sacrificio e la caricò sull’asino. Prese con sé Isacco e due servi, e si avviarono verso il posto che Dio aveva indicato. Il terzo giorno, Abramo, alzati gli occhi, vide il luogo lontano. Allora disse ai suoi servitori: «Rimanete qui con l’asino. Io e il ragazzo andremo là per adorare Dio. Poi torneremo».
Abramo prese la legna per il sacrificio e la pose sulle spalle di suo figlio Isacco; egli stesso portava il coltello e carboni ardenti per accendere il fuoco. Mentre camminavano insieme l’uno accanto all’altro Isacco disse:
– Padre!
– Sì, figlio mio – gli rispose Abramo.
E Isacco:
– Abbiamo il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per il sacrificio?
Abramo rispose:
– Ci penserà Dio stesso, figlio mio!
E i due proseguirono insieme il loro cammino.
Quando giunsero al luogo che Dio aveva indicato, Abramo costruì un altare e preparò la legna, poi legò Isacco e lo pose sull’altare sopra la legna. Quindi allungò la mano e afferrò il coltello per sgozzare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo:
– Abramo, Abramo!
– Eccomi! – gli rispose Abramo.
E l’angelo:
– Non colpire il ragazzo. Non fargli alcun male! Ora ho la prova che tu ubbidisci a Dio, perché non gli hai rifiutato il tuo unico figlio.
Abramo alzò gli occhi, guardò attorno e vide dietro di lui un montone impigliato per le corna in un cespuglio. Andò a prenderlo e lo offrì in sacrificio al posto di suo figlio.
Abramo chiamò quel luogo ‘Il Signore provvede’, e ancora oggi la gente dice: ‘Sul monte il Signore provvede’.
Dal cielo l’angelo del Signore chiamò Abramo per la seconda volta e gli disse: «Così parla il Signore: Perché ti sei comportato così, perché non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, giuro su me stesso: io ti benedirò in modo straordinario e renderò i tuoi discendenti numerosi come le stelle del cielo, come i granelli di sabbia sulla spiaggia del mare. Essi si impadroniranno delle città dei loro nemici. E per mezzo dei tuoi discendenti si diranno benedetti tutti i popoli della terra perché tu hai ubbidito alla mia parola».
Abramo quindi tornò dai suoi servitori e insieme se ne andarono a Bersabea dove Abramo si stabilì.
– Genesi 22,1-19

Tutta la storia non sta in piedi. Yahweh in persona dà l’ordine iniziale, ma spedisce un tirapiedi a fermare Abramo. E poi: «(…) perché non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio (…)». Ma aspetta: mica ne siamo sicuri. Magari Abramo, dopo aver sollevato il coltello, avrebbe potuto ripensarci. Come fa Yahweh a esser sicuro? Che cosa ha «fatto» Abramo? Forse Isacco lo ha sacrificato davvero. Del resto alla fine lui, Abramo, torna dai servitori e se ne va con loro. Isacco dov’è? Boh. Oltretutto la sceneggiata poteva essere evitata, peraltro risparmiando lo spavento al povero Isacco: poiché Dio è onnisciente, già sapeva fin dal principio che Abramo avrebbe ubbidito. Insomma ‘sta storia sembra un po’ un collage di versioni differenti, in una delle quali Isacco potrebbe pure essere stato sacrificato.

Ma ai credenti non importa: loro ti spacciano l’episodio come la prova provata del rifiuto dei sacrifici umani da parte di Yahweh. Anche ammesso, resta un fatto: a Yahweh i sacrifici comunque piacciono. L’Antico testamento riferisce ben 37 volte che Dio apprezza l’odore della carne bruciata delle vittime sacrificali. E qua ti vien da chiedere: «Ma scusate, Dio non dovrebbe essere trascendente, atemporale, disincarnato eccetera? Com’è allora ‘sto gusto per il profumo della grigliata?». E c’è di più: il sacrificio dev’essere compiuto solo da gente sana, giacché a Dio i disabili fanno un po’ schifo.

Il Signore disse a Mosè di comunicare ad Aronne le seguenti prescrizioni:
«Nelle future generazioni, nessuno dei tuoi discendenti, colpito da un difetto fisico, sarà autorizzato ad avvicinarsi all’altare, per offrirmi il mio nutrimento. Nessun infermo è ammesso a questo servizio: né cieco, né zoppo, né un uomo sfigurato o deforme, né un uomo colpito da una frattura a una gamba o a un braccio, né un gobbo, né un nano, né chi abbia una macchia nell’occhio o la scabbia o piaghe purulente o sia difettoso nei genitali. Nessuno dei tuoi discendenti, colpito da un difetto fisico, deve dunque venire a offrirmi un sacrificio consumato dal fuoco, che è mio nutrimento. A causa della sua infermità, gli sono proibiti i compiti abituali del sacerdote. Può mangiare di quel che mi è offerto in sacrificio, tanto gli alimenti santissimi quanto gli alimenti santi; ma a causa della sua infermità, non deve avvicinarsi al tendaggio del santuario, né arrivare fino all’altare. È necessario che egli non profani il mio santuario: perché Io sono il Signore, e sono io che consacro i sacerdoti al mio servizio».
– Levitico 21,16-23

Dopodiché i poveri ingenui che criticano il Dio abramitico perché lo antropomorfizzano siamo noi atei, incapaci di comprendere le sottigliezze della teologia. Non sono loro, i bigotti, che adorano un Dio incazzoso e capriccioso come un qualsiasi marmocchio viziato in manco di attenzione, con sensi fisici e idiosincrasie discriminanti identici a quelli umani. No no. Gli ingenui siamo noi. Certo.

Ma è poi vero che Yahweh disdegna il sacrificio umano?

Il Signore disse a Mosè: «Devi consacrarmi ogni primogenito, perché in Israele il primo nato di ogni madre, sia fra gli uomini sia fra gli animali, appartiene a me».
– Esodo 13,1-2

Ah, quindi il sacrificio umano ci sta. Oppure no?

«Ogni primogenito appartiene a me, anche quelli del vostro bestiame: ogni primo nato maschio della vacca, della pecora o della capra deve essere offerto a me. Al posto del primogenito dell’asina dovete offrire un agnello. Se non volete sostituire l’asino, gli spezzerete il collo. In ogni caso dovete sacrificare un animale al posto di ogni maschio primogenito dei vostri figli. Nessuno osi presentarsi al mio santuario a mani vuote.
– Esodo 34,19-20

Ecco, ci ha ripensato. Oppure no?

«Inoltre, niente di quel che un uomo consacra al Signore in modo definitivo può essere venduto o riscattato: si tratti di un essere umano, di un animale o anche di un campo ereditato. Tutto quel che è consacrato in questo modo diventa sacro, riservato esclusivamente al Signore. Anche se si tratta di un essere umano, nessuno può riscattarlo: deve essere messo a morte.
– Levitico 27,28-29

Anch’essi però si sono ribellati contro di me. Hanno disubbidito ai miei ordini, hanno rifiutato di osservare le mie leggi che fanno vivere chi le pratica. Hanno violato il giorno del sabato. Avevo deciso quindi di sfogare tutta la mia collera nel deserto. Tuttavia non l’ho fatto per riguardo al mio nome. Non volevo che fosse disprezzato da quei popoli che mi avevano visto fare uscire gli Israeliti dall’Egitto. Allora nel deserto ho giurato di disperderli fra gli altri popoli, in terre straniere. Ho fatto tale giuramento perché avevano rifiutato di osservare le mie leggi, avevano disprezzato i miei ordini, profanato il giorno del sabato e adorato gli idoli dei padri. Ho anche dato loro ordini non buoni e leggi che non permettevano di vivere. Ho lasciato che si rendessero impuri con le loro offerte, con i sacrifici dei propri figli primogeniti, perché ne avessero orrore e riconoscessero che io sono il Signore.
– Ezechiele 20,21-26

Capito? Yahweh dà ordini non buoni e leggi che non permettono di vivere e fa sacrificare i figli primogeniti… per punire la ribellione precedente! Quindi che cosa si aspetta da quei poveracci? Se disubbidiscono ai nuovi ordini e leggi, è un’altra ribellione. Se ubbidiscono e ammazzano i figli, si comportano da stronzi, però d’altra parte è Yahweh stesso a pretenderlo. Ma ‘sto Dio ci è o ci fa?

Sembra dunque di capire che sì, nell’Antico testamento il sacrificio in generale e quello umano in particolare sono ammessi, addirittura pretesi da Yahweh. E non solo da lui: pure da Chemosh, divinità dei moabiti. Infatti durante la guerra con gli israeliti…

Quando il re di Moab capì che ormai stava perdendo la battaglia, prese con sé settecento uomini armati di spada, per aprirsi un varco verso il re di Edom. I soldati non vi riuscirono. Allora il re di Moab prese il suo figlio primogenito, che avrebbe dovuto regnare dopo di lui, e lo offrì in sacrificio sulle mura della città. Un grande terrore s’impadronì degli Israeliti, che scapparono e se ne tornarono nella loro terra.
– 2 Re 3,26-27

Perché cotanto terrore? Le note al testo riportano due interpretazioni. La prima: gli israeliti erano inorriditi dalla malvagità del re di Moab. Strano però: sterminavano i cananei perché sacrificavano i propri figli. E adesso si scandalizzano. Boh. La seconda: il sacrificio ha dato un superpotere alla divinità dei moabiti. Chemosh 1, Yahweh 0. Alla faccia dell’onnipotenza divina.

Resta inspiegato per quale motivo il Signore e creatore di un universo antico quasi 14 miliardi di anni con centinaia di miliardi di galassie abbia ‘sta fissa degli animali e perfino degli umani offerti a lui: non ha niente di meglio da pretendere dai suoi fedeli? Chessò… il rispetto della vita e dell’ambiente, l’amore reciproco… cose così. «Cose che infatti», afferma l’apologeta bigotto cristiano, «si trovano nel Nuovo testamento!».

Già, il Nuovo testamento. L’upgrade della Rivelazione. Praticamente la Rivelazione 2.0. Perché – caso mai non te ne fossi accorto – Dio si rivela in modo progressivo attraverso la «pedagogia divina». Non poteva mica spiegare tutto in maniera palese e inequivocabile fin dal principio: ama il prossimo tuo come stesso, perdona i tuoi nemici, offri l’altra guancia. Né poteva fornire subito conoscenze pratiche e utili: come prevenire le malattie epidemiche, per esempio. No no: meglio, molto meglio passare prima per le lapidazioni delle adultere e la pena di morte per gli omosessuali, oltre a stermini e genocidi di popoli qua e là, infanticidi dei figli dei nemici e stupri delle prigioniere di guerra. Dio non poteva… ma un momento… come sarebbe a dire «Dio non poteva»? E l’onnipotenza? Ancora una volta, boh. Cioè la versione più sintetica possibile del Mistero della fede. Ma torniamo al Nuovo testamento.

Nell’upgrade troviamo una divinità nuova di zecca. Tanto diversa dalla versione 1.0 che una volta Adalberto Piazzoli, mio prof ai tempi dell’università, con un’efficace immagine da fisico mi disse: «Sono due dèi ortogonali».

Però.

Però, a ben riflettere, che cos’è tutta la vicenda di Gesù Cristo, se non, per ammissione dei cristiani stessi, un sacrificio umano? Quali sono le parole del prete durante la Messa?

Egli, nella notte in cui veniva tradito, prese il pane, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli e disse: Prendete, e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese il calice, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo diede ai suoi discepoli e disse: Prendete, e bevetene tutti: questo è il calice del mio Sangue, per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me.
– Preghiera eucaristica

Non c’è equivoco: la vittima è consenziente, nondimeno sempre di un sacrificio umano si tratta. Un sacrificio per indurre Dio – lui stesso la vittima, ma sorvoliamo – a perdonare i peccati degli esseri umani. Un sacrificio di purificazione con il sangue.

Infatti la Legge stabilisce che quasi tutte le cose vengano purificate con il sangue, e senza spargimento di sangue i peccati non sono perdonati.
Ebbene, le realtà terrene della prima alleanza sono soltanto un’immagine delle realtà del cielo; perciò esse dovevano essere purificate in quel modo. Ma per le realtà del cielo c’è bisogno di sacrifici molto più grandi.
– Ebrei 9,22-23

Anche qui nessun equivoco. E che ne pensa il vero fondatore del cristianesimo, ovvero Paolo?

Poiché siete figli di Dio, amati da lui, cercate di essere come lui: vivete nell’amore, prendendo esempio da Cristo, il quale ci ha amati fino a dare la sua vita per noi, offrendola come un sacrificio gradito a Dio.
– Efesini 5,1-2

Sicché pure per Paolo Dio – il Dio trascendente creatore dell’universo antico 14 miliardi di anni eccetera – gradisce il sacrificio di un essere umano. Dice proprio così: «un sacrificio gradito a Dio». Mica cazzi.

D’altronde, come spesso accadeva nei sacrifici precedenti, la vittima va poi mangiata. Siccome nello specifico la vittima è umana, arriviamo all’antropofagia. Prima di essere redarguito da qualche bigotto con l’accusa di riciclare le antiche accuse dei Romani contro i cristiani, faccio notare che di questo si tratta per i cattolici: il pane e il vino sono o non sono, per la transustanziazione, il corpo e il sangue di Cristo? Perciò che altro è, se non cannibalismo? E si ferma mai a riflettere per un femtosecondo, il bigotto quadratico medio, sulle proprie azioni durante la Messa, per rendersi conto di quanto schifo faccia la sua religione?

Ma il bigotto non riflette. Figuriamoci. Invece risponde: «Ma attraverso quel sacrificio ora siamo tutti perdonati dai nostri peccati. Anche chi di peccati non ne ha mai commessi, come un bambino, ma come ogni umano è marchiato dal peccato originale». Sorvoliamo sulla cazzata del peccato originale e poniamoci la domanda: non poteva Dio perdonare tutti comunque senza passare attraverso l’agonia di Gesù in croce? Certo che poteva: è onnipotente, cazzo. D’altro canto lo aveva già fatto in passato con altri peccati del suo popolo.

Io invece cancellerò le tue colpe,
perché così voglio,
e non mi ricorderò più dei tuoi peccati.
– Isaia 43,25

«(…) Io perdonerò le loro colpe e non mi ricorderò più dei loro peccati. Io, il Signore, lo prometto».
– Geremia 31,34

E anche i primi cristiani lo sapevano benissimo, scopiazzando senza ritegno dall’Antico testamento.

Io perdonerò le loro colpe,
e non mi ricorderò più dei loro peccati.
– Ebrei 8,12

Questo affermano i libri ispirati da Dio, come insegna il Catechismo.

105 Dio è l’autore della Sacra Scrittura. «Le cose divinamente rivelate, che nei libri della Sacra Scrittura sono contenute e presentate, furono consegnate sotto l’ispirazione dello Spirito Santo.
«La santa Madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia dell’Antico che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, perché, scritti sotto ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa».
106 Dio ha ispirato gli autori umani dei Libri Sacri. «Per la composizione dei Libri Sacri, Dio scelse degli uomini, di cui si servì nel possesso delle loro facoltà e capacità, affinché, agendo egli stesso in essi e per loro mezzo, scrivessero come veri autori tutte e soltanto quelle cose che egli voleva».
107 I libri ispirati insegnano la verità. Poiché dunque tutto ciò che gli autori ispirati o agiografi asseriscono è da ritenersi asserito dallo Spirito Santo, si deve dichiarare, per conseguenza, che i libri della Scrittura insegnano fermamente, fedelmente e senza errore la verità che Dio per la nostra salvezza volle fosse consegnata nelle Sacre Lettere».
108 La fede cristiana tuttavia non è una «religione del Libro». Il cristianesimo è la religione della «Parola» di Dio: di una Parola cioè che non è «una parola scritta e muta, ma il Verbo incarnato e vivente». Perché le parole dei Libri Sacri non restino lettera morta, è necessario che Cristo, Parola eterna del Dio vivente, per mezzo dello Spirito Santo ce ne sveli il significato affinché comprendiamo le Scritture.
– Catechismo della Chiesa cattolica

Dopodiché, secondo gli apologeti bigotti, il cristianesimo, nella sua variante cattolica, sarebbe una fede razionale. Eh, già. Come no.

Choam Goldberg


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