Certo. Nel Libro sacro, nelle dottrine e nelle teste dei credenti. Ma non lo si può dire, ché altrimenti si passa per islamofobi.
L’islam è davvero differente e, dal nostro punto di vista, peggiore delle altre fedi abramitiche?
Sul piano dottrinale no: sono tutte dogmatiche, intolleranti, violente, patriarcali, sessiste, omofobe. Lo sono perché tutte si fondano su una Rivelazione divina annunciata in qualche Libro sacro. Libro nel quale si trovano, appunto, dogmatismo, intolleranza, violenza, patriarcato, sessismo, omofobia.
Sul piano pratico invece…
Cominciamo dall’ebraismo. Gli haredi, ossia gli ortodossi e gli ultraortodossi, sono una minoranza. Al loro interno manifestano tutta l’intolleranza tipica di ogni estremismo abramitico: sottomissione delle donne, discriminazione e persecuzione degli omosessuali eccetera. Però l’ebraismo haredi rimane lì: i fanatici non hanno la pretesa di farlo diventare una religione universale. Chi nasce in una comunità ortodossa fatica a uscirne, ma nessuno riceve pressioni per entrarci dall’esterno. Poi, certo, neppure loro sono innocui per la collettività. Per esempio quando pretendono di godere di privilegi negati ad altri, come la richiesta di esenzioni da alcune disposizioni contro la diffusione della pandemia.
Perché, fra le tre grandi religioni abramitiche, l’ebraismo non pratica il proselitismo? La ragione è semplice: gli ebrei, in quanto etnìa, hanno sempre cercato di evitare le contaminazioni con elementi estranei. Per questa ragione l’appartenenza al popolo ebreo si trasmette per via matrilineare: sei ebreo/a se tua madre è ebrea. Il motivo è palese: «mater semper certa». Quindi io sono ebreo. Ma l’ebraismo è anche una fede religiosa, con tutto il suo complesso di credenze. Chi ci crede è ebreo in quanto a religione. Chi non ci crede non è ebreo. Quindi io non sono ebreo, così come non erano ebrei Marx, Freud, Einstein. E un/a convertito/a all’ebraismo? È ebreo/a da un punto di vista religioso ma non da quello etnico. Nondimeno con il tempo e le generazioni la distinzione finisce per scomparire e i/le nipoti del convertito saranno considerati ebrei/e a tutti gli effetti. Quindi il processo di assimilazione etnica e non solo religiosa dei conversi rappresenta un problema molto serio per un popolo timoroso delle contaminazioni. Come viene risolto? Semplice: non la si nega nessuno, però si rende la conversione il più possibile complicata e laboriosa. Soprattutto non si fa proselitismo: una differenza enorme fra l’ebraismo e le altre fedi abramitiche, che hanno la pretesa di essere universali e, in un mondo ideale dal loro punto di vista, di far diventare tutti credenti nel loro Dio.
Passiamo al cristianesimo. Superfluo ricordare quanto, in 2000 anni di Storia, i seguaci di Paolo di Tarso – ché lui è il vero fondatore della religione, non Cristo – si siano dimostrati violenti e intolleranti. Al proprio interno, com’è ovvio, ma anche verso l’esterno, forzando i non cristiani alla conversione e perseguitando chi non si piegava. Da cui crociate, inquisizioni, roghi e altre amenità. Questo è vero per tutte le confessioni: i protestanti non erano e non sono migliori dei cattolici. Ci è voluto l’illuminismo per mettere in crisi il predominio culturale e politico cristiano, ed è stata una battaglia dura e piena di sofferenza. E ci è voluta la rivoluzione scientifica per buttare nel cesso il cumulo di stronzate in cui i cristiani pre-galileiani credevano come dogmi di fede. Se oggi l’Occidente è laico, tollerante, democratico, scientifico, razionalista – sebbene comunque non lo sia abbastanza – è grazie all’illuminismo e alla scienza e al loro conflitto con la religione cristiana, non certo per una naturale evoluzione del cristianesimo. Se non fosse per il progresso laico, in Europa arderebbero ancora i roghi. Ciò nonostante, oggi ovunque i cristiani – quasi ovunque e quasi tutti i cristiani, ché certi Paesi, come la Polonia, fanno eccezione – devono accettare, volenti o nolenti, di aver perduto l’egemonia culturale e politica.
Qui sta la differenza con l’islam, che dopo la predicazione del Profeta ha attraversato alcuni secoli di modesta apertura e di tolleranza – beninteso nei limiti dell’apertura e della tolleranza possibili per una religione abramitica – ma poi, a partire dal XVIII secolo, ha conosciuto un regresso verso forme più intolleranti, come il wahhabismo e poi il salafismo. Che non si sono diffusi ovunque, ma che a partire dagli anni Settanta del XX secolo si sono estesi e hanno iniziato a influenzare tutto il mondo musulmano, dalla Nigeria fino all’Indonesia, anche nello sciismo. Non solo le classi dirigenti e gli imam più fanatici, ma pure gli stessi credenti: chiunque interpreti il Corano in modo letterale si ispira al wahhabismo e/o al salafismo, anche se non ne fa parte in modo esplicito e consapevole.
Però nel mondo esistono centinaia di milioni di musulmani «moderati» innocui: così ci dicono. Sarebbe sbagliato stigmatizzarli tutti perché qualcuno decapita un professore, accoltella tre passanti, mitraglia i partecipanti a una festa o si fa esplodere in mezzo a una folla. I «moderati» sarebbero i «veri musulmani», seguaci del «vero islam, una religione di pace e di rispetto». Mah. Anche i terroristi pretendono che il loro e solo il loro sia il «vero islam». E poi pace e rispetto di ‘stocazzo: leggete il Corano e scoprirete che merda di libro è. Dunque i «moderati» si limitano a pescare dal Corano quello che fa loro comodo. Del resto i «moderati» non sono mica tanto moderati, come dimostra una ricerca del Pew Forum con 38 mila interviste in più di 80 lingue in 39 Paesi, dalle quali emergono percentuali impressionanti di atteggiamenti intolleranti e discriminatori e di convinzioni irrazionali e antiscientifiche. È vero: la maggioranza di loro non sgozza nessuno. Tuttavia pensa che, se una rivista pubblica delle vignette offensive per il Profeta e qualcuno massacra la redazione… be’, un po’ se la sono cercata. D’altronde, fra decine di milioni di nazisti nella Germania hitleriana, soltanto una piccola minoranza operava nei campi di sterminio. Ciò rendeva forse tutti gli altri meno complici?
L’islam è dunque peggiore degli altri monoteismi abramitici? Sì. Se andiamo a vedere i luoghi nei quali il fanatismo è più diffuso e i Paesi nei quali la legge religiosa, con tutta la sua intolleranza ispirata dal Libro sacro, informa le leggi dello Stato, troviamo l’islam. Se consideriamo i posti in cui le folle scendono in piazza per chiedere la morte degli apostati e dei blasfemi, troviamo l’islam. Vorrà dire qualcosa?
L’etnìa non c’entra: ci mancherebbe. Semmai è l’ignoranza. Ma attenzione: non è che i musulmani siano più ignoranti dei cristiani. Proprio il contrario.
Infatti la grande massa dei cristiani non legge il Nuovo testamento. Di solito i credenti ne hanno una copia in casa, però non la aprono quasi mai. Basta porre qualche domanda al credente quadratico medio per far emergere la sua abissale ignoranza sulla fede cristiana. Prova: scoprirai che davvero non sanno quasi un cazzo di quello in cui credono, anzi in cui dovrebbero credere. La transustanziazione: che d’è? E la trinità? Come può un Dio essere nel contempo uno e tre? E dove sta scritta la natura trinitaria di Dio nel Nuovo testamento? E la resurrezione di Cristo? In che senso è risorto? Tutte cose spiegate loro ai tempi del catechismo, ma ormai dimenticate e oggi considerate sottigliezze per teologi. D’altro canto non le avevano capite nemmeno allora. Anche perché c’è poco da capire: sono stronzate senza senso. Ma tant’è: questa ignoranza non impedisce loro di professarsi «cristiani», però almeno non li rende fanatici. Siccome non sanno quanta intolleranza c’è nelle loro Sacre scritture, possono crogiolarsi sereni nella convinzione che il Nuovo testamento sia tutto un «volemose bbene»: «porgi l’altra guancia…», «non fare agli altri…», «beati gli ultimi…» eccetera.
Diverso il caso dei musulmani. Loro il Libro sacro lo leggono eccome. Inoltre, mentre l’Antico e il Nuovo testamento sono «Parola di Dio» nel senso che sono stati ispirati da Dio, il Corano è «Parola di Dio» nel senso che è stato dettato da Dio. Perciò quasi non c’è spazio per l’interpretazione: Dio vuole dai fedeli proprio quelle cose lì. Per esempio – tanto per dirne una – le donne che si ribellano al marito vanno picchiate, come prescrive la Sura 4 al versetto 34. Con un Sacro testo siffatto, è inevitabile che chi lo legge e lo piglia alla lettera poi dia per scontata la sottomissione della donna, la persecuzione degli omosessuali e la pena di morte per gli apostati. Non soltanto gli imam, ma anche grandi masse di semplici fedeli. Che dunque sono «moderati» di ‘stocazzo.
Sia chiaro: i musulmani non sono tutti tutti letteralisti e sostenitori della shari’a. Tuttavia quelli aperti all’interpretazione, quelli critici verso i versetti peggiori del Corano, quelli laici e favorevoli alla separazione fra legge religiosa e legge civile si trovano in minoranza e sono messi a tacere. Anzi più spesso si mettono a tacere da soli per paura delle conseguenze.
Sicché sì: l’islam, fra le tre grandi religioni abramitiche, oggi è il peggiore. Il più intollerante, violento, patriarcale, sessista, omofobo, retrogrado. Nella dottrina del Libro sacro – come si constata leggendolo – e pure – come confermano i numeri – fra i credenti.
Il problema è che non lo si può dire. Esiste infatti un doppio standard: nessuno si scandalizza quando si biasima il cristianesimo, però basta provare a criticare l’islam per essere accusati di islamofobia. Non solo dai musulmani, che tirano l’acqua al proprio mulino, ma perfino dai laici e addirittura dagli atei. Affermare che la Chiesa ha coperto e protetto migliaia di preti pedofili e ricordare le nefandezze dei cristiani nella Storia non suscita alcuna reazione, tuttavia constatare quanto le comunità musulmane siano luoghi di discriminazione e di persecuzione provoca subito il riflesso pavloviano dell’accusa di islamofobia e finanche di razzismo. Quest’ultima poi è una cazzata sesquipedale perché – mi stupisco perfino di doverlo dire – l’islam non è una razza. Dare del razzista a chi critica l’islam e le sue pratiche significa non aver capito una beneamata minchia della differenza fra identità ideologica e identità non ideologica.
Gli esempi di doppio standard sono innumerevoli. Il primo che mi viene in mente: le accuse a «Charlie Hebdo». La rivista satirica non ha mai fatto alcuna distinzione fra le fedi e le ha sempre perculate tutte. Però, quando pubblica una copertina in cui lo Spirito santo incula Gesù che incula Dio, fa incazzare solo i cristiani, mentre, quando pubblica una copertina con una caricatura di Maometto, fa incazzare quasi tutti, compresi molti atei.
E ancora: in ogni Paese civile e laico – quindi non l’Italia – la penetrazione della religione cristiana sotto forma di privilegi nella scuola statale viene giudicata illegittima, però si considera accettabile che gli e le studenti di fede islamica rifiutino di svolgere attività considerate haram, come l’educazione fisica o le lezioni di nuoto, o di assistere ad alcune lezioni su idee scientifiche in contrasto con gli insegnamenti del Corano, come la teoria dell’evoluzione, oppure di rivolgere la parola a docenti del sesso opposto. Perché? Perché «è la loro cultura e va rispettata»: lo dicono i musulmani, ma pure parecchi atei.
Quegli stessi atei giudicano inaccettabile il perculamento e anche la semplice critica della religione musulmana. Per cui affermare che l’islam – come peraltro tutti i monoteismi abramitici – è un cumulo di superstizioni e credenze idiote degne di pastori dell’Età del ferro rappresenta un’inaccettabile offesa alla fede di milioni di persone, la cui sensibilità religiosa subisce una ferita intollerabile.
Curioso: i paladini del sentimento religioso altrui non fiatano sul contenuto del Corano. Nulla da dire sulla violenza e sull’intolleranza del Libro sacro dei musulmani? Tutti quei passaggi in cui agli infedeli e agli apostati si promette la morte terrena prima e la dannazione eterna poi non suscitano alcuna preoccupazione? Noi dovremmo evitare di offendere la fede dei musulmani, però loro, nel Corano, possono minacciare noi? Dove sono tutti i progressisti benpensanti che ci accusano di essere islamofobi? Perché non incolpano, per par condicio, i credenti di essere ateofobi? Misteri della fede.
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I cosiddetti atei che baciano le mani all’Islam sono tutti “di sinistra”, persone che tollerano e favoriscono l’Islam perché terzomondisti e critici verso la società liberale e capitalistica borghese. Nello specifico in Italia sono quelli che una volta avrebbero votato per il partito degli scomunicati (PCI) e poi si sono uniti a ex democristiani per rinsaldare il bigottismo. Non esiste nel mondo occidentale un liberale (che è diverso da “liberal”) che tolleri i favori all’Islam.
Un liberale no. In compenso la totalità dei destronzi fascisti è il corrispettivo speculare della Sinistra filoislamista.