L’inferno: un altro mito idiota

Dopo aver scritto del Maligno, riflettiamo anche sul suo regno. Non meno assurdo, peraltro.


L’inferno esiste: lo dice Gesù. Anzi, per concepire l’inferno come per due millenni è stato immaginato dai cristiani ci è voluto proprio Gesù. Gli ebrei nemmeno se lo sognavano, un inferno così. Yahweh, quando puniva, puniva qui, in questa vita, mandando piaghe, malattie, disgrazie e sterminando famiglie, servitù e bestiame. Alcune sette ebraiche addirittura non credevano neppure a una sopravvivenza ultraterrena dell’anima dopo la morte. Gesù invece non fa sconti e non lascia spazio ad ambiguità: fuoco, fiamme, stridor di denti e tenebre. Una tortura infinita. Alla faccia del Dio dell’amore, del perdono, dell’altra guancia da porgere al nemico e di tutto il florilegio di stucchevoli melensaggini con cui il figlio di Dio ci viene ammannito oggi. È un fatto da ricordare a quei bigotti che «Nell’Antico testamento ci sono tante porcherie, ma poi è venuto Gesù con il messaggio evangelico»: il messaggio del Nuovo testamento fa schifo quanto quello dell’Antico. E Gesù non era una brava persona.

L’inferno esiste e, in accordo con la tradizione cristiana, è un posto orribile. Certo, secondo la teologia contemporanea il fuoco e le fiamme, le lacrime e lo stridor di denti sono allegorie, rappresentazioni fisiche di fantasia di una punizione spirituale. Ovvero l’impossibilità di godere della beatitudine eterna al cospetto di Dio padre. Inoltre sempre secondo la teologia contemporanea non è Dio a mandarci all’inferno, bensì siamo noi, con le nostre scelte e decisioni, a destinare noi stessi a un’eterna lontananza da Dio.

Sarà. Resta un fatto: l’inferno dev’essere un luogo orribile, fisico o spirituale non importa. Se non lo fosse, non avrebbe la funzione di spauracchio contro il peccato. Nondimeno l’inferno, inteso come condanna a una sofferenza per l’eternità, pone un problema etico non da poco: per quanto orribile possa essere un peccato, sarà sempre finito, perciò che razza di giustizia è quella divina, se costringe a un supplizio infinito per una colpa finita?

Per quali peccati Dio punirà i colpevoli alla fine dei tempi? Anzitutto per il peccato originale: una colpa ereditata dai remoti progenitori. La stronzata è palese: che c’entri tu se quei due hanno mangiato il frutto? Boh. Però Dio ti punisce lo stesso. Peraltro Dio avrebbe potuto farti nascere senza il peccato originale. Anche questo lo ha già fatto: la Madonna è immacolata. Perché lei sì e tutti gli altri no? Ri-boh. In secondo luogo, Dio punisce per le specifiche colpe personali. Ok, ma non potrebbe perdonare? Gesù ha raccomandato il perdono: ecco la grande novità del messaggio evangelico. Purtroppo il primo a non perdonare è proprio Dio. Potrebbe farlo. L’Antico testamento riferisce che lo ha fatto.

Io invece cancellerò le tue colpe,
perché così voglio,
e non mi ricorderò più dei tuoi peccati.
– Isaia 43,25

«(…) Nessuno dovrà più insegnare agli altri o dire al fratello: Cerca di conoscere il Signore. Perché mi conosceranno tutti, dal più piccolo fino al più grande. Io perdonerò le loro colpe e non mi ricorderò più dei loro peccati. Io, il Signore, lo prometto».
– Geremia 31,34

Invece no: lo stesso Gesù prima esorta a porgere l’altra guancia ma poi alla fine dei tempi spedirà legioni di reprobi fra le fiamme eterne. Complimenti per le coerenza.

Ma i problemi dell’inferno non finiscono qui. C’è infatti la questione della predestinazione. Per la dottrina cristiana, gli esseri umani sono dotati di libero arbitrio: Dio ci ha voluti così, con questo dono frutto del suo amore, poiché voleva creature libere con le quali confrontarsi alla pari e non dei burattini. Di conseguenza ciascuno è artefice del proprio destino: sono io a decidere se dannarmi l’anima o se guadagnarmi la beatitudine. Che cosa farò? Adesso non lo so. In questo consiste la mia libertà. Già già. Però Dio sa che cosa io farò. Lo sa fin dall’inizio dei tempi, fin da quando io neanche esistevo. Lo sa perché è onnisciente e sa tutto: il suo sguardo contempla tutta la Storia, collettiva e individuale, dal principio fino alla fine. Quindi se io, al termine della mia esistenza, andrò in paradiso oppure all’inferno Dio già lo sa. Il mio destino è segnato. Ora, la credenza nel libero arbitrio e nel contempo nella predestinazione è una delle innumerevoli contraddizioni della fede cristiana sulle quali i bigotti preferiscono non riflettere o, se ci riflettono, preferiscono concludere nascondendosi dietro il Mistero della fede. Tuttavia, se il libero arbitrio è una questione filosofica sulla quale in questa sede sorvoliamo, per Dio rimane un enorme problema etico: ammesso che io finisca all’inferno e assodato che Dio lo sapeva già… lui mi ha voluto e mi ha creato conoscendo fin dal principio il mio destino di sofferenza eterna. Come dice il bigotto? «Però tu avevi la possibilità di salvarti!». E grazie al cazzo: comunque Dio sapeva che quella possibilità io non l’avrei colta. Eppure mi ha creato. Ora dimmi tu se un Dio così non è stronzo.

Da ultimo c’è l’incompatibilità del paradiso con l’inferno. Come possono infatti essere felici le anime nei cieli sapendo che miliardi di loro simili bruceranno per l’eternità? Magari persone, fra i perduti, conosciute e amate dai salvati. Se tua figlia si ritrovasse all’inferno e tu in paradiso, come potresti, pur cosciente della divina giustizia, tollerare la consapevolezza che lei soffrirà per sempre e nel contempo tu sarai beato per sempre? Ho sentito credenti rispondere: «In quel momento di mia figlia non mi importerà più nulla». Dunque il paradiso cancella ogni sentimento di amore? Che schifo di posto è?

I problemi etici con l’inferno hanno indotto qualche teologo a ipotizzare la possibilità di un inferno vuoto. Sta lì, appunto come spauracchio, ma di fatto Dio, nella sua infinita misericordia, non ci manda nessuno. L’idea viene attribuita a von Balthasar, ma non è solo sua. Ma, come sempre succede nella Chiesa cattolica, dove convive tutto e il contrario di tutto, questa pensata non è mai stata né smentita né confermata ufficialmente. E non lo sarà mai.

L’inferno vuoto non sarà smentito ufficialmente perché serve come via di uscita ai bigotti quando vengono mosse loro tutte le obiezioni etiche. «Hai visto mai?», possono rispondere. «Dio, nella sua infinita misericordia, potrebbe decidere di salvare tutti. Non possiamo noi, insignificanti e limitate creature finite, sapere che cosa è giusto agli occhi di Dio». Non c’è la certezza, ma rimane la speranza nella grazia di Dio dopo l’ultimo istante. Nel dubbio, meglio comportarsi bene ed evitare il peccato.

D’altronde l’inferno vuoto non sarà confermato ufficialmente perché il supplizio eterno serve come minaccia. Se si ammettesse che all’inferno non finisce nessuno, la minaccia sarebbe bell’e finita. E tanti saluti allo spauracchio. No no, non sia mai.

L’inferno serve alla Chiesa ma pure ai credenti e alla loro esigenza di giustizia. Le persone non solo vogliono un premio per loro stesse: esigono pure che i malvagi siano puniti. Per dirla con le parole di @rust, della community de L’Eterno Assente.

Le persone hanno bisogno del paradiso per sé stesse quanto dell’inferno per gli altri. Come reagirebbero le persone se pensassero che la loro amata Madre Teresa potrebbe essere a raccogliere margherite insieme all’odiato Hitler?
– @rust

Male, com’è ovvio. Reagirebbero malissimo. La gggente vuole giustizia perché il reprobo la punizione «se la merita». Eh, già: il più diffuso concetto di giustizia è retributivo. Che sia un desiderio primitivo e irrazionale poco importa: quello la gggente pensa, quello la gggente vuole. Perciò quello la religione deve dare alla gggente. Tutta gggente che immagina sé stessa in paradiso beata per la contemplazione di Dio – mai nessuno che immagini sé stesso a bruciare per l’eternità –, ma anche compiaciuta sapendo che i reprobi soffrono al piano di sotto. Come confermano i più autorevoli pensatori cristiani.

Che spettacolo (…) quando il mondo (…) sarà consumato in un’unica grande fiamma! (…) Cosa suscita la mia ammirazione? Cosa la mia derisione? Quale spettacolo mi dà gioia? Come vedo (…) illustri monarchi (…) gemere nelle tenebre più basse, filosofi (…) mentre il fuoco li consuma!
– Tertulliano

Coloro che entreranno nella gioia del Signore conosceranno ciò che accade fuori, nelle tenebre esterne (…) La (…) conoscenza dei santi, che sarà grande, li terrà al corrente (…) delle sofferenze eterne dei perduti.
– Sant’Agostino

I santi si rallegreranno della punizione degli empi, considerando l’ordine della giustizia divina e la propria liberazione, che li riempirà di gioia.
Affinché i santi possano godere più a fondo della loro beatitudine e rendere grazie a Dio in modo più abbondante, viene loro concessa una visione perfetta della punizione dei dannati.
– San Tommaso D’Aquino

Questo è l’inferno: siccome non esiste, qualcuno lo ha inventato. Ma gonzo chi ci crede ancora oggi.

Choam Goldberg

(Foto: Can Pac Swire)


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3 pensieri su “L’inferno: un altro mito idiota

  1. Buongiorno,
    sarei interessato a sapere d’onde ha tratto la citazione di san Tommaso al termine dell’articolo, quella sul godimento da parte dei beati nel contemplare le pene infernali.
    Grazie, Carlo Castelli

  2. Anni fa mi trovavo a fare una breve gita a Venezia.
    Era agosto, faceva molto caldo.
    Era tempo che non andavo con una ragazza.
    Mi passò di fianco una splendida donna sui 40.
    La seguì per un po’ tra la folla, mentre le fissavo il corpo, specialmente le gambe e i piedi.
    Ad un certo punto, mi resi conto di aver avuto una reazione fisica indipendente dalla mia volontà.
    Ora, questa poteva essere single come avere un compagno, ma come facevo a saperlo?
    Non peccare è praticamente impossibile, e questo episodio ne è la prova palese.
    Come è possibile che un giovane fisicamente e mentalmente sano, ma solo da tempo, possa controllare il proprio testosterone di fronte ad una bella donna di cui non sa nulla?
    L’unica cosa che potevo fare, era lanciarmi in un canale, effettivamente.
    Io non saprei proprio cosa dire, davanti ad un religioso, che mi sostiene di non peccare, quando poi è il mio stesso fisico ad avere reazioni che non si possono obbiettivamente controllare…

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