I credenti moderati sono apologeti di un’ideologia aberrante in sé, non soltanto nelle sue forme più estreme.
La settimana scorsa ho esposto i quattro grandi disastri provocati dalle religioni abramitiche nella cultura e nella Storia umane. E ci siamo lasciati con l’obiezione: «Quelle nefandezze sono state e sono provocate dai fanatici, dagli estremisti, dai fondamentalisti. La vera religione è la religione dell’Amore, che induce al rispetto, alla tolleranza, all’inclusione, al dialogo. E quella religione ha condotto ai diritti umani fondamentali». Traduzione: ci sono anche credenti buoni, e sono i credenti moderati, quelli che sanno riconoscere nel messaggio religioso i diritti umani fondamentali.
Ah, sì? ‘Stocazzo.
I Libri sacri sono fantastici: dentro ci trovi tutto e il contrario di tutto. Se ti serve il Dio dell’Amore, lo trovi. Se preferisci il Dio incazzoso e violento, trovi pure quello. Incompatibili l’uno con l’altro. Perciò ti tocca scegliere. Ma come fai? Su quali princìpi e valori fondi la tua decisione?
È un bel dilemma. Infatti ogni preferenza, per quanto arbitraria, è legittima perché può essere supportata da opportune citazioni della «Parola di Dio». E quindi? Per quale motivo il Dio di Massimiliano Maria Kolbe dovrebbe essere più accettabile del Dio di Nicholas Eymerich? Entrambi sono supportati dalle Sacre scritture. Per scegliere, bisogna prima – prima! – determinare un’etica alla quale ispirarsi. Già. Ma le Sacre scritture non dovrebbero essere, fra tante altre cose, una guida etica?
Di fatto i credenti moderati, tolleranti, aperti e inclusivi si fanno guidare da un’etica che non è frutto delle religioni abramitiche, bensì dell’illuminismo. Dopodiché vanno a cercare nel Libro sacro quello che con gli ideali illuministi è compatibile e ignorano o dimenticano quello che invece li contraddice. Però non lo ammettono. Così facendo, si rendono complici degli estremisti.
«Uh, ma dai! Complici, addirittura!», dirà il credente moderato. Proprio così: complici. Predicando la tolleranza e il rispetto e l’inclusività come se davvero fossero insegnamenti della religione, forniscono alla religione una dignità intellettuale immeritata non foss’altro per le sue incoerenze interne. I credenti moderati sono apologeti di un’ideologia aberrante in sé, non soltanto nelle sue forme più estreme, che peraltro a ben guardare sono le più coerenti con il messaggio religioso come esposto nei Libri sacri. Risultato: la religione continua ad apparire, agli occhi dei più, un’ideologia decente, invece di essere denunciata per quel cumulo di contraddizioni, di assurdità e di intolleranza che è. Poiché in apparenza decente, questa ideologia può assumere un ruolo nello spazio pubblico, proponendo credenze e valori ma pure obblighi e proibizioni che, grazie all’adesione credula di molti, vanno a condizionare le esistenze anche di chi la religione la schifa per quella merda che è.
Prendiamo il caso dell’Italia, che conosciamo meglio. Potrei citare lo IOR, gli scandali finanziari, le coperture dei preti pedofili, le complicità con la mafia. Ma sarebbe troppo facile. E anche troppo evidente: quando una di queste porcate viene a galla, è indifendibile, perciò i bigotti possono solo stare zitti e incassare. Molto peggiore, perché più pervasiva e più subdola, è piuttosto la cultura cattolica diffusa. Quella cultura, inculcata nelle menti fin dalla prima infanzia, secondo la quale Dio esiste, siamo tutti peccaminosi ma Cristo è risorto per salvarci, esiste un solo tipo di famiglia «naturale», esiste un’unica sessualità lecita, non si deve ferire la sensibilità religiosa delle persone, i sacerdoti sono autorità morali da consultare su qualsiasi argomento. Questa cultura è tanto pervasiva e scontata da essere inattaccabile per chiunque. Sull’economia, sull’istruzione, sulla politica estera i partiti politici si scannano ogni giorno, ma trovane uno con il fegato di prendere una posizione critica verso la Chiesa cattolica. I/le sovranisti/e, così suscettibili di fronte a ogni tentativo di infiltrazione straniera, non fiatano di fronte alle ingerenze del Vaticano, ossia uno Stato straniero teocratico dove i diritti umani non sono rispettati. I/le compagni/e, che dovrebbero essere i paladini della laicità e della libertà di pensiero e i peggiori nemici dell’«oppio dei popoli», si sdilinquiscono per le presunte aperture e inclusività del Papa e ne lodano il ritorno all’originario «messaggio evangelico», come se il messaggio evangelico fosse da apprezzare a prescindere. Non ce n’è uno/a schierato/a contro il Concordato, contro l’8 per mille, contro l’obiezione di coscienza alla 194.
Ah, già: ma gli stronzi siamo noi. Noi laicisti: così ci definiscono.
(Foto: Gerd Altmann, Pixabay)
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