Dio ci fa comunque una figura pessima.
L’argomento della teodicea – lo sappiamo – è la prova definitiva dell’impossibilità dell’esistenza del Dio abramitico. Un Dio che, secondo i credenti, è onnisciente, onnipotente e buono e che, in tutta evidenza, è incompatibile con la presenza del Male. Dove per Male intendiamo la sofferenza innocente, ossia il dolore subito da un essere senziente privo di alcuna colpa. L’esempio classico è un bambino molto piccolo: quale colpa può mai avere un bimbo di tre anni per meritare di morire fra atroci sofferenze?
Già alle radici della tradizione abramitica il problema era apparso evidente e si era tentato di risolverlo affermando che nessuno è innocente a causa del peccato originale: un’idiozia tale da non meritare oggi nemmeno un commento. Quando avvenne quel peccato? Da quale antenato fu commesso? Escluso il furto di un frutto, cioè una leggenda per chiunque sia sano di mente, in che cosa consistette? E poi perché quell’azione dei progenitori dovrebbe provocare una punizione per tutti i discendenti? E ancora: poiché il peccato originale fu commesso dagli umani, come si spiega la sofferenza naturale subìta dagli animali?
Demolita la pseudo-spiegazione del peccato originale, resta la questione sul tavolo: la sofferenza innocente. La risposta del credente è: Dio la permette perché vuole preservare il libero arbitrio umano. Ecco il Male morale: un dolore provocato da un atto libero. La nostra scontata replica di atei è che il Male morale è solo una parte del Male nel suo complesso. Esiste anche il Male naturale: il dolore provocato da qualche fenomeno di Natura, privo quindi di un atto di libera volontà. Torniamo all’esempio classico: il bambino molto piccolo in agonia per ore o giorni sotto le macerie della sua casa distrutta dal terremoto oppure devastato da un tumore invasivo e doloroso. L’ultima scappatoia del credente consiste allora nel dirottare il Male naturale sul Male morale: la casa era stata costruita male, il tumore era stato provocato dall’inquinamento. Ma è un espediente meschino e vano: è palese che esistono sofferenze di origine assolutamente naturale. Sicché il credente è nell’angolo, costretto a riconoscere che sì, l’argomento della teodicea è definitivo. (In realtà prima prova a cavarsela con il sacrificio di Cristo, ma è un’altra storia e la demoliamo un’altra volta.)
Perciò l’argomento del Male naturale va sfoderato subito quando si discute dell’esistenza del Dio abramitico. Eppure…
…eppure anche il Male morale, con la sua giustificazione attraverso il rispetto divino del libero arbitrio, merita di essere discusso. Per scoprire che Dio ci fa comunque una figura pessima.
Premessa: io non so se il libero arbitrio esista. Provo a dirlo meglio: sono abbastanza propenso a pensare che non esista, tuttavia alcuni filosofi di cui ho grande stima, come Daniel Dennett, assumono una posizione compatibilista, dunque non escludo di poter cambiare opinione sull’argomento. Insomma, sul libero arbitrio le mie convinzioni sono un work in progress. Nondimeno, per amor di discussione, da qui in poi ammetterò che, come sostengono i credenti nel Dio abramitico, il libero arbitrio esista.
Molti anni fa, quando ero uno studente universitario fuori sede, all’inizio dell’anno accademico e appena preso possesso del nuovo appartamento, i miei coinquilini e io ci accorgemmo di alcuni episodi molto spiacevoli nell’alloggio accanto, dove viveva una famiglia formata da padre, madre e un bambino di cinque anni. Quasi tutte le sere sentivamo urla, grida e pianti. In un paio di occasioni mi capitò di incrociare in ascensore la donna con evidenti lividi sul viso e sulle braccia. Mi fermai a chiederle se andasse tutto bene e mi sentii rispondere che non era niente, che era solo caduta in casa. C’erano quindi tutti gli indizi per sospettare un tipico caso di violenza domestica. Che fare? Dopo alcuni giorni, una sera in cui gli strepiti sembravano oltremodo preoccupanti, i miei amici e io decidemmo di chiamare la polizia. Gli agenti arrivarono, in effetti constatarono degli abusi gravi e allontanarono l’uomo dall’abitazione. Nei giorni successivi intervennero i servizi sociali. Ci volle del tempo prima di tornare alla normalità, tuttavia alla fine scoprimmo che i due si erano separati e poi avevano divorziato. Una brutta storia, ma anche una storia come tante, purtroppo. In quel caso almeno con un esito positivo. Ci si potrebbe fare una riflessione sulla violenza di genere, ma non è questo il punto. Il punto è invece il nostro intervento: non pretendo che sia stato risolutivo, però senza dubbio ha sortito un effetto positivo.
Domanda: abbiamo fatto bene, noi vicini, a chiamare la polizia? Come ci giudicheresti se avessimo deciso di non intervenire, per rispettare la libertà di tutti i soggetti coinvolti, compreso l’uomo violento? Il rispetto della libertà ti sembrerebbe una giustificazione legittima? Continuerebbe a sembrarti una giustificazione legittima anche se la situazione fosse degenerata e la donna o il bambino o entrambi fossero stati uccisi?
Rispondo io per te: se non fossimo intervenuti, tu pensi che saremmo stati degli stronzi. E avresti perfettamente ragione. Peggio ancora: saremmo stati complici dell’uomo violento. Nessuna libertà merita di essere tutelata quando il prezzo da pagare è il dolore di qualcuno.
Ebbene, proprio questo fa Dio con il Male morale: potrebbe evitare il dolore innocente, ma non lo impedisce perché preferisce proteggere la libertà dell’agente che provoca la sofferenza. Vale per quell’uomo manesco ma, per trovare un esempio più eclatante, consideriamo un evento collettivo sulla scala della Storia umana. Prendiamo l’archetipo prototipo della malvagità: Hitler. Se non vuoi prendere Hitler, puoi considerare Stalin o Mussolini o Mao o Pol Pot o Pinochet o uno qualunque dei tanti stronzi che hanno fatto scorrere oceani di sangue nel XX secolo. È lo stesso. Ma prendiamo Hitler, per dire. E insieme a lui tutti i suoi complici, dai più potenti gerarchi fino agli ultimi funzionari di partito, dai feldmarescialli generali fino agli ultimi soldati delle SS. Dio è onnipotente, perciò avrebbe potuto impedire a ciascuno di loro di perseguitare, catturare, imprigionare, deportare, uccidere. Magari avrebbe potuto farli morire. O anche solo farli ammalare prima di ogni azione. Più semplice ancora, alla radice: avrebbe potuto impedire a Hitler di raggiungere l’apice del potere. Le possibilità erano infinite, così come infinito è il potere di Dio. Eppure Dio non ha fatto nulla di nulla. Dio ha dunque consentito il dolore, la paura, la disperazione e la morte di decine di milioni di persone. Perché? Per tutelare il libero arbitrio. Agli occhi di Dio la libertà dei nazisti ha avuto più valore delle vite di decine di milioni di persone, oltretutto morte fra sofferenze indicibili.
Ora forse il credente dirà: «Sì, però alla fine Dio punisce i nazisti e li manda tutti all’inferno». Ah, ecco. Quale consolazione per chi è finito mitragliato in una fossa comune oppure nelle camere a gas e poi nei forni oppure nelle sale operatorie per gli esperimenti medici oppure appeso a un albero con un gancio da macellaio ficcato nella mascella oppure… oppure quel che ti pare, ché alla perversione nazista non ci fu limite. Quale consolazione per i milioni di vittime: i carnefici sono all’inferno. Ma ‘sticazzi?
Questo è il Dio abramitico di fronte al Male morale. Ricordalo bene, quando ti diranno che «Dio ha ci ha amati così tanto da donarci la libertà». Ricordalo e mandali ‘affanculo, loro e il loro Dio.
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(A)teologia
Teodicea
Nei termini della teodicea il ragionamento va bene. In termini sociopolitici andrebbe precisato che la banda dei soavi ‘concordò’ col fascismo e col nazismo, oltre che con Franco e Pavelic, ma non con Stalin. Poi nel dopoguerra i soavi allestirono con scaltro cerchiobottismo la ‘rat line’ da una parte e il concilio vaticano II dall’altra…sfangandosela alla grande e traslocando nelle ‘democrazie’ buona parte del baraccone di privilegi ottenuti dalle dittature.