Sghignazzare e pensare

Se Gesù torna, gli fanno il culo un’altra volta.


L’idea dell’alieno che osserva con distacco la civiltà umana non è proprio originale, da Micromega a Shevek. Pure il caso di Gesù che torna fra gli uomini è già visto e rivisto, da Dostoevskij in poi. Eppure questo romanzo, non troppo originale nell’idea, ottiene due effetti rari e difficili da conciliare fra loro: sventrare di risate e suscitare pensieri profondi.

Poi, certo, il Gesù fricchettone e cannarolo con la sua compagnia di discepoli balordi e il Dio volgare, incazzoso e dispettoso – «Stavo pensando di apparire in una vaschetta di gelato o su una roccia o roba del genere, in Messico o in Irlanda o da qualche altra parte mentre torni ai piani alti. Come mi diverto a prendere per il culo quei cattolici…» – ma in fondo buono e tanto, tanto gucciniano rientrano nei cliché. E pure la fine è un po’ scontata. Tuttavia l’immagine della cultura occidentale – quella americana, per la verità, sebbene quella europea non sia tanto meglio – è devastante: cretina, superficiale, materialista, consumista, ipocrita, bigotta, complicata e crudele. Stronza, per dirlo in una parola. Sicché basta una domanda, una sola ma al momento giusto, per dimostrarne tutta l’inconsistenza.

– Io… Fare una simile affermazione significa prendersi gioco di tutto ciò in cui credo.
– Quindi se lei crede a una marea di stronzate la gente non può prendersene gioco?
– Bisogna rispettare la fede altrui.
– Perché?
– Perché?
– Già. Perché dovrei rispettare la sua marea di stronzate? Perché l’ha detto lei? Ma se lei ci crede davvero, cosa le importa di quello che penso io?

Toccare la religione, specie con questa satira dissacrante, può costare caro. Anche se lo fai in una cultura stronza come la nostra ma, volente o nolente, tollerante – qualcuno ha detto «Charlie Hebdo»? – a modo suo. Così Niven, che non può ignorare l’Islam e le sue minacce a distanza, s’inventa una perla di astuzia narrativa: il Profeta interviene solo come interlocutore telefonico di Dio. Giusto per evitare all’autore di fare la stessa fine di Salman Rushdie.

«A volte ritorno» è un romanzo assai godibile, che regala ore di divertimento e anche di riflessione. Com’è ovvio, astenersi bigotti ipersensibili alla volgarità e alla blasfemia.

Choam Goldberg

J Niven, «A volte ritorno», Einaudi


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