L’Assoluto è contraddittorio e paradossale: lo abbiamo visto nel caso dell’onnipotenza. Occupiamoci ora dell’onniscienza.
Dio sa tutto. Ha perfetta e istantanea cognizione di ogni fatto: questa è l’onniscienza della divinità abramitica. Lo confermano le Sacre Scritture:
Grande e potente è il Signore nostro, senza misura è la sua sapienza.
– Salmi 147,4-5Il Signore vede da per tutto, vigila sui buoni e sui cattivi.
– Proverbi 15,3Di’: « Sareste forse voi ad istruire Allah sulla vostra religione, mentre Allah conosce ciò che è nei cieli e sulla terra?». Allah conosce tutte le cose.
– Il Corano 49,16
È chiaro, sì? Tutte le cose. Tutte tutte. Senza eccezioni. Il passato, il presente e il futuro sono squadernati davanti a Dio, come la strada lungo il fondovalle davanti agli occhi di un alpinista sulla cima di una montagna.
Il Dio abramitico conosce ogni fatto, ogni evento, ogni numero, ogni espressione, ogni stato di coscienza. Le esatte parole scambiate da Annibale e Scipione l’Africano sul campo di battaglia di Zama poco prima dello scontro fra gli eserciti. L’ultimo pensiero di Michel de Montaigne nell’attimo preciso della sua morte il 13 settembre 1592 durante la Messa. Il numero preciso dei capelli presenti il 20 dicembre 1956 alle 17:22:06 UT sulle teste di tutte le donne di religione induista nate fra il 14 aprile 1923 e il 16 maggio 1944. Che cosa tu deciderai di ordinare in pizzeria la sera del 12 settembre 2021.
Dio. Sa. Tutto. Se ci fosse qualcosa che Dio non sa, Dio non sarebbe l’Assoluto, perciò non sarebbe Dio.
Ora, l’onniscienza del Dio abramitico soffre di un problema di compatibilità con il libero arbitrio degli esseri umani. Un problema molto serio, sul quale i teologi si sono scervellati per secoli nel tentativo di salvare capra (onniscienza divina) e cavoli (libertà umana). Con risultati assai modesti e uno spericolato free climbing sui vetri. Arrivando perfino a immaginare un Dio che rinuncia all’onniscienza totale e si limita all’onniscienza inerente, scegliendo di non conoscere che cosa tu farai per lasciarti libero di fare ciò che vuoi. Pippe mentali che lasciano il tempo che trovano.
Infatti l’onniscienza, proprio perché assoluta, crea paradossi a prescindere dal libero arbitrio. Se anche Dio non avesse creato qualcuno dotato di libero arbitrio, la sua onniscienza sarebbe comunque assurda e impossibile. Proprio come – lo abbiamo visto – la sua onnipotenza è paradossale a prescindere dall’incompatibilità con la bontà di fronte alla sofferenza innocente.
Anche in questo caso il paradosso si annida nell’autoreferenzialità. Prendiamo la proposizione p seguente:
p = «Dio non sa che p è vera»
p è vera o falsa? Consideriamo entrambe le possibilità.
Se p è vera, allora Dio non sa che p è vera. Perciò esiste qualcosa, cioè la verità della proposizione p, che Dio non sa. Perciò Dio non è onnisciente.
Se p è falsa, allora è vero il suo contrario:
non p = «Dio sa che p è vera»
Perciò Dio sa che p è vera, pur essendo p falsa. Perciò Dio ha una conoscenza falsa. Perciò Dio non è onnisciente.
Eccolo lì, il paradosso dell’onniscienza. E no, non se ne viene fuori.
Dice il credente: «Chissenefrega. Penserai mica di demolire la mia fede con queste sottigliezze logiche, vero?». Ma figuriamoci. Io non pretendo affatto di demolire la fede altrui. Chi crede nel Dio abramitico lo fa perché non riesce a trovare da solo un senso per la propria vita e – soprattutto! – perché ha una gran fifa di crepare. E di certo non saranno i paradossi dell’Assoluto a scalfire di un epsilon la sua fede. Però costoro, che trovano ogni risposta in quel Dio che tutto può e tutto conosce, fino all’ultimo dei loro più reconditi pensieri, quel Dio che alla fine dei tempi «di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine», non si rendono conto che proprio quel Dio, che per essere Dio dev’essere l’Assoluto, è impossibile. Intrinsecamente impossibile.
Dopodiché – lo capisco, eh: non lo giustifico ma lo capisco – la fifa di crepare… ci mancherebbe, diamine. Non sia mai.
(Foto: Billerti)
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