Sì. Questa era la risposta breve e per quanto mi riguarda, se vi basta, chiudete qui.
Scopro che qualche giorno fa Alberto ha pubblicato sul suo blog Lo Strano Anello un articolo la cui tesi è: Montanelli non era pedofilo. L’argomento di Alberto sembra convincente perché ha un’apparenza razionale. In realtà è parziale e difettoso, quindi, dopo averne già scritto, torno sulla questione: Montanelli era pedofilo?
L’argomento di Alberto può essere riassunto così: la maturità sessuale è una condizione biologica, perciò, una volta avuto il menarca e raggiunta la capacità di riprodursi, una donna, a prescindere dalla sua età, esce dall’infanzia, quindi avere un rapporto sessuale con lei non è più pedofilia, tant’è vero che in molte culture le bambine di 12 anni possono già sposarsi, e anche la maturità psicologica dipende dalla cultura in cui quella donna è cresciuta. In poche parole, come disse lo stesso Montanelli, le bambine africane a 12 anni sono già donne, pertanto scoparsele non è pedofilia.
Sulla biologia Alberto ha ragione: siamo animali e quindi, nel momento in cui il nostro corpo ci mette nelle condizioni di riprodurci, possiamo farlo. Ma non c’è solo la maturità biologica: c’è anche quella psicologica. Alberto non è uno sprovveduto, ma la mette via un po’ troppo in fretta:
Ovviamente, al di là della biologia, in senso psicologico una dodicenne può benissimo non essere matura. Ma quello è appunto un fatto psicologico: per via delle condizioni culturali in cui è vissuta, è rimasta psicologicamente bambina e dunque esserne attratti assume una sfumatura pedofilica sempre in senso psicologico, nel senso che implica un rapporto di superiore maturità mentale di un partner rispetto all’altro.
Ma ecco dove ha perfettamente ragione Montanelli: questo ultimo aspetto dipende dalla cultura. In Etiopia a quei tempi (forse anche oggi?) vigeva una cultura che trattava le ragazze sin dopo il menarca come donne, dunque pronte ad avere rapporti sessuali e a sposarsi. In quel contesto culturale lì, insomma, la dodicenne era donna a tutti gli effetti, e non puoi sentirla definire “bambina” dalla Banotti di turno o sentirti dare di pedofilo perché ci sei stato, è assurdo.
Insomma, una ragazzina cresciuta in una cultura che a 12 anni la considera una donna si sentirebbe lei stessa una donna. Perciò dopo il menarca non si può più parlare di pedofilia.
Anzitutto osserviamo qui un caso di ipersemplificazione pseudoscientifica (menarca + cultura = donna adulta) che lo stesso Alberto condanna in un altro suo articolo. Ma poi sei sicuro, Alberto? Puoi produrre studi e ricerche di psicologia e di antropologia culturale per dimostrare che in alcune culture l’adolescenza non esiste e la transizione psicologica dall’infanzia all’età adulta è subitanea e coincide con la transizione biologica?
C’è poi la questione del valore del giudizio soggettivo: è sufficiente per assolvere una cultura dalle sue aberrazioni? Anche se una dodicenne si sente una donna, noi non dobbiamo stigmatizzare la cultura che la considera tale? Siccome un dalit si sente impuro e quindi inferiore perché è cresciuto nel sistema castale induista, noi non dobbiamo condannare quella società? Poiché uno schiavo dell’antica Roma si sentiva proprietà di un padrone, noi non dobbiamo esecrare quella cultura che praticava la schiavitù?
C’è però un difetto ancora più grave nel ragionamento di Alberto. Un difetto enorme: ammesso e non concesso che nella cultura etiope i matrimoni precoci fossero accettabili, ammesso e non concesso che le ragazzine si considerassero donne… Montanelli non faceva parte di quella cultura! Montanelli non era un uomo etiope, quindi non era cresciuto e non era stato educato in un contesto nel quale sposare una dodicenne era accettabile. Montanelli era un colto intellettuale europeo, con i migliori studi universitari alle spalle, che gli erano stati garantiti da una civilissima famiglia borghese. Per un uomo siffatto, con quella cultura e quella civiltà di origine, scoparsi una dodicenne è pedofilia. E lui stesso riconosceva che tale l’avrebbe considerata, se la dodicenne fosse stata italiana.
La pedofilia coinvolge sempre due persone: la vittima e il pedofilo. Se la consideriamo un fenomeno culturale, come sostiene Alberto, allora essa dipende non solo dalla cultura di chi la subisce, ma anche dalla cultura di chi la pratica. Sicché nel caso specifico sì, Montanelli era un pedofilo. Il fatto che, come lui stesso ammette, la prima volta abbia dovuto forzarla per avere un rapporto sessuale ci mostra che era pure uno stupratore. Infine il fatto che non si considerasse un pedofilo e uno stupratore solo perché la ragazzina era africana ci dice che era anche un razzista.
Giudica un po’ tu che cos’è peggio.
P.S.: Ringrazio Emanuele MT Canti per il lungo commento al mio articolo precedente, che mi ha fornito preziosi spunti di riflessione.
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Vedo che Alberto ha risposto:
https://lostranoanello.wordpress.com/2020/05/12/precisazioni-sulla-pedofilia/
Ecco la mia replica…
1. Sulla pedofilia.
Ovviamente la certezza che una persona sia psicologicamente pronta per avere un rapporto sessuale non esiste per alcuna età. Tuttavia, se la legge prevede un limite – come del resto deve prevedere per molte altre attività, dal voto alla guida dei veicoli – è perché si presume che al di sotto di quel limite sia più probabile che la persona sia impreparata e al di sopra più probabile che sia preparata. Il limite è convenzionale, ma ciò non significa che sia del tutto arbitrario, poiché si fonda su studi psicologici.
2. Sullo stupro.
Montanelli ha riconosciuto di aver dovuto forzare la ragazza. Ergo sì, tecnicamente è stato uno stupro. Pedofilico o meno, è stato uno stupro. Ergo Montanelli è stato uno stupratore. Pedofilo o meno, ma sempre stupratore.
3. Sulla cultura.
La difesa di Montanelli «in Etiopia si usava così» non è solidissima per niente. Come ho argomentato, anche ammesso che quella cultura sia da considerarsi accettabile e e civile – e non è così –, Montanelli non faceva parte di quella cultura. E nella cultura di Montanelli chi ha rapporti sessuali con una dodicenne è un pedofilo.