Il blog si riattiva. E comincia chiarendo le ragioni psicologiche delle sospensioni estive.
Me lo chiedono spesso: «La pausa estiva, ma perché?».
Il blog si riattiva. E comincia chiarendo le ragioni psicologiche delle sospensioni estive.
Me lo chiedono spesso: «La pausa estiva, ma perché?».
Quest’anno però un po’ meno.
Chi segue L’Eterno Assente da almeno un anno lo sa: in primavera, a volte un po’ prima e a volte un po’ dopo, qua si tira giù la saracinesca e ci si prende una bella pausa che si protrae per tutta l’estate e talvolta anche per una parte dell’autunno. Può durare tre mesi. Pure quattro. Perfino cinque. Durante i quali L’Eterno Assente non pubblica nulla. Perché – come spiegavo l’anno scorso – io sono un fancazzista. Quest’anno però un po’ meno.
Oltretutto con la pretesa che a fornire la prova siano gli atei.
Io sono sempre a caccia di argomenti capaci di smentirmi. Sempre. Mi ci diverto proprio. D’altronde così funziona la razionalità: bisogna cercare non di provare, bensì di falsificare. Perciò sono costantemente in cerca di sfide intellettuali e, quando un lettore, Stefano, mi ha segnalato un diverso tentativo di soluzione del problema della teodicea, mi ci sono fiondato sopra.
Tu percuoti di qua e lui si gonfia di là, tu colpisci di là e lui si allarga di qua.
Alcuni giorni fa ho pubblicato un video nel quale ho spiegato come due argomenti opposti e antitetici vengano usati dai bigotti di fedi differenti per provare la stessa cosa, cioè che quello in cui credono è l’unico vero Dio. Gesù Cristo è stato disprezzato e umiliato? I suoi seguaci non avrebbero mai potuto inventare una storia simile, perciò dev’essere vera. Maometto ha diffuso in pochi anni l’islam da un capo all’altro del mondo? Ecco la prova della verità della fede in Allah. Tutto e il contrario di tutto fanno brodo per dimostrare che loro hanno sempre ragione. E ogni volta pretendono di essere «razionali».
Stare disteso sul divano è più naturale che correre una maratona.
Esiste il credente tiepido.
Aderisce a una confessione religiosa, per esempio il cattolicesimo, ma in modo superficiale: non ha mai letto i testi sacri, sa poco dei dogmi, non si pone tante domande, più che altro frequenta i riti, ma poi nemmeno tutti e nemmeno spesso. Però continua a dirsi «cattolico». Anche se poi tromba prima del matrimonio e spesso, dopo il matrimonio, pure fuori. Anche se usa gli anticoncezionali. Anche se fa abortire la figlia rimasta incinta a 15 anni. Anche se, quando la sua mamma malata terminale chiede di essere aiutata a morire, accetta che il medico le dia una spintarella verso l’aldilà. Ma non importa: il credente tiepido si sente «cattolico». Interrogato un po’ in profondità, non sapendo che altro rispondere conclude: «Eppure io sento che esiste Qualcosa». E tanto gli basta, poiché non percepisce alcuna incoerenza o dissonanza cognitiva.
Io disprezzo il credente tiepido.
Per la verità io disprezzo anche il credente caldo, cioè quello consapevole, convinto, documentato. Fino al fanatismo che lo induce ad attivarsi per convertire gli altri o, non potendo convertirli, a negare loro dei diritti fondamentali. Io disprezzo il credente caldo, però quello tiepido lo disprezzo un po’ di più. Infatti, nella sua ignoranza e nella sua superficialità, è complice dell’istituzione criminale, del privilegio sociale, del sistema dogmatico. Senza nemmeno rendersene conto.
Ma esiste l’ateo tiepido?
Sembra solo un comodo sotterfugio. In realtà è molto peggio.
I credenti lo chiamano «Dio delle lacune». Noi atei preferiamo «Dio tappabuchi». Ma quali lacune? Quali buchi?
L’unico vero: basta nascere nel luogo e nel tempo giusti.
Lo prevedevo: l’articolo di due settimane fa sui miei argomenti preferiti contro l’esistenza di Dio ha sollevato qualche critica. Del resto lo avevo scritto: quei tre sono solo i miei preferiti. È legittimo pensare che altri siano migliori e pure che qualcuno di quei tre sia scadente. In particolare qualche perplessità è nata intorno al terzo argomento: a ogni credente si può far osservare che per lui è stata una bella fortuna nascere proprio dove si adora l’unico vero Dio. Ma che culo, eh?
Una piccola storia che merita di essere raccontata.
Tu sei lì, nel tardo pomeriggio di un giovedì, dopo una lezione a distanza a 12 dottorandi, dopo aver parlato senza interruzioni per tre ore. Sei lì stanco, disidratato e soprattutto molto scoglionato, e pensi che vorresti solo sdraiarti sul divano come un tricheco spiaggiato e dormire fino a domani mattina, e invece ti tocca ancora preparare la cena per gli altri due, ché se non gli dai da mangiare in orario cominciano a squadrare in modo inquietante il gatto. E insomma sei lì e tutto l’universo ti sembra dotato di assai poco senso, sebbene tu ne sia in tutta evidenza il centro.
Dopodiché, essendoti isolato per tre ore, controlli la posta e, in mezzo alle cazzate e al ciarpame, un email attira la tua attenzione. Lo leggi. C’è un allegato. Lo apri. Leggi anche quello. E ricordi che anzitutto non sei tu al centro dell’universo, ma soprattutto che esistono tante storie interessanti e ricche e preziose. E decidi che no, non puoi lasciare quella storia lì, nella tua posta privata. Perché è la piccola storia di una singola persona, Gabriele. Ma per quella persona è la vita. E può aiutare tante persone a capire le proprie, di vite. Per questo quella piccola storia merita di essere raccontata.
I miei preferiti.
Succede che mi chiedano perché non credo in Dio. Succede che rifiuti di rispondere: siccome l’onere della prova spetta sempre a chi afferma e non a chi nega, allora siano i credenti ad assumerselo e a motivare la propria fede. Bisogna smetterla di giocare in difesa. Succede però che sfanculare le persone talvolta non vada bene, non sia opportuno, educato, gentile, elegante. Nondimeno qualcosa bisogna pur dire. Ecco dunque i miei tre argomenti preferiti per demolire l’ipotesi teologica. È solo una mia preferenza, beninteso: non ho la pretesa di esaurire millenni di riflessione atea. Forse non sono neppure i migliori, tuttavia sono efficaci e – questo sì – non ho mai trovato un credente capace di demolirli.
Ancora. Ma lui ci è o ci fa?
Sicché alla fine l’oscuro bigotto professore di fisica umbro, il paladino della razionalità della fede cattolica, il creatore del Gruppo Facebook dall’originalissimo nome L’Eterno Presente, ha accettato la sfida della teodicea: come si giustifica in modo razionale l’esistenza di un Dio onnisciente, onnipotente e buono nonostante il Male, cioè il dolore degli esseri senzienti e in particolare degli innocenti?
Beninteso l’ha accettata a modo suo, senza seguire le regole: non ha risposto con un articolo, come era richiesto, ma solo con un breve video. E sempre a modo suo, come di consueto, ha fatto una figura di merda. Un’altra, dopo quelle già rimediate nei dibattiti.