Finitudine

La morte non è il Male. E un’altra teodicea non regge.


La community de L’Eterno Assente è formidabile: persone tutte diverse, ciascuna con la propria peculiarità. Per esempio, se di me i bigotti dicono che ho la fissa della teodicea, allora dovrebbero conoscere il mio gemello, rust: la sua passione è la caccia in rete ai documenti più strani, che poi sottopone agli altri come provocazione intellettuale. Con una predilezione per le teodicee, appunto. Sua è la scoperta degli articoli sul Male come assenza di Bene. Suo pure il rinvenimento della tesi di laurea con una panoramica sulle teodicee. Alcuni mesi fa rust ha scovato una nuova chicca, che ora finalmente vado ad analizzare.

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Il Maligno

Una stronzata. Antica finché si vuole, ma sempre stronzata. Ed essere cattolici significa credere anche in questa stronzata.


Il problema dell’esistenza del Male è ineludibile per qualsiasi credente nel Dio abramitico. Nondimeno gli apologeti bigotti nei social si baloccano con l’argomento ontologico, l’argomento cosmologico, il fine tuning e il resto della paccottiglia filosofica deista, ma la (per loro) irrisolvibile questione della sofferenza innocente la eludono. Nelle rare occasioni in cui provano a cimentarsi con la teodicea, fanno figure pietose riciclando le solite fregnacce: il sacrificio di Cristo/Dio che condivide il dolore umano, il Male come assenza di Bene, il Male come Bene più grande. A volte ci provano con il libero arbitrio, ma si schiantano subito contro il Male naturale. Altre volte rispolverano il peccato originale, però restano sul vago. Se entrassero nei particolari, si coprirebbero di ridicolo. Del tutto ignorata dagli apologeti bigotti è invece una teodicea di grande successo per secoli: il Male è provocato dal Maligno, che procura il Male naturale e istiga gli umani a causare il Male morale.

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Alice

L’esempio definitivo che demolisce ogni teodicea, dalle più cretine fino alle più sofisticate.


Forse ricordi Alice: ho parlato di lei in un articolo sulla teodicea. Ho riflettuto parecchio sul suo caso e l’ho perfezionato in modo da renderlo un esempio inattaccabile di sofferenza capace di demolire qualsiasi teodicea.

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Sempre lì si arriva

Oltretutto con la pretesa che a fornire la prova siano gli atei.


Io sono sempre a caccia di argomenti capaci di smentirmi. Sempre. Mi ci diverto proprio. D’altronde così funziona la razionalità: bisogna cercare non di provare, bensì di falsificare. Perciò sono costantemente in cerca di sfide intellettuali e, quando un lettore, Stefano, mi ha segnalato un diverso tentativo di soluzione del problema della teodicea, mi ci sono fiondato sopra.

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Una figura di merda

Ancora. Ma lui ci è o ci fa?


Sicché alla fine l’oscuro bigotto professore di fisica umbro, il paladino della razionalità della fede cattolica, il creatore del Gruppo Facebook dall’originalissimo nome L’Eterno Presente, ha accettato la sfida della teodicea: come si giustifica in modo razionale l’esistenza di un Dio onnisciente, onnipotente e buono nonostante il Male, cioè il dolore degli esseri senzienti e in particolare degli innocenti?

Beninteso l’ha accettata a modo suo, senza seguire le regole: non ha risposto con un articolo, come era richiesto, ma solo con un breve video. E sempre a modo suo, come di consueto, ha fatto una figura di merda. Un’altra, dopo quelle già rimediate nei dibattiti.

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Due Dei

Il secondo non sarà un granché, ma senza dubbio il primo è un bastardo epico.


Marcione: teologo e vescovo cristiano vissuto nel II secolo. Ed eresiarca. Non starò a entrare nei dettagli del suo pensiero e mi limiterò a riassumerne il nucleo fondamentale: l’unico vero Dio cristiano, ovvero il Dio onnisciente, onnipotente e buono, è il Dio Padre rivelato nel Nuovo testamento attraverso l’opera di Gesù, che ha proclamato la legge dell’Amore, mentre il Dio incazzoso e violento dell’Antico testamento è un demiurgo limitato, primitivo e stronzo. Già, ma quale Nuovo testamento? Ai tempi di Marcione non è ancora stato codificato un canone definitivo. Allora lui ne propone uno semplice: una versione ridotta del vangelo di Luca e di alcune lettere di Paolo. Siccome nulla è rimasto dei suoi scritti, tutto quello che sappiamo di Marcione lo ricaviamo per via indiretta dai molti suoi critici contemporanei e successivi, fra i quali Tertulliano ed Epifanio di Salamina. Facile immaginare la loro obiettività. Ma tant’è: qui importa sapere che per Marcione il Dio dell’Antico e il Dio del Nuovo testamento non possono essere lo stesso Dio. E sai che c’è? Ha ragione lui, come capisce chiunque legga senza pregiudizi le Sacre scritture.

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Teologia quantistica

Nella scienza si annida un Mistero impenetrabile come quello della fede?


Alcuni anni fa un credente mi disse: «Tu affermi che “Mistero della fede” significa “Non capisco, ma credo lo stesso”. Ma anche gran parte della scienza non si capisce ma ci si crede lo stesso! Per esempio, tu capisci qualcosa di meccanica quantistica? No. Perciò devi fidarti di ciò che ti dicono gli scienziati, che hanno le risposte sulla scienza. Ebbene, allo stesso modo io mi fido dei teologi, che hanno le risposte sulla fede». Aveva ragione?

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Una parola. Una sola…

…basta per demolire il Dio abramitico con l’argomento della teodicea. Che peraltro può essere formalizzata in modo rigoroso nella «prova oncologica dell’inesistenza di Dio».


Un fatto mi sconcerta da… be’, da sempre, direi. In realtà da quando ho cominciato a riflettere sulla questione con un minimo di spirito critico, cioè pressappoco dall’ingresso nell’adolescenza. Ecco il fatto: più di quattro miliardi di persone credono nell’esistenza del Dio della tradizione abramitica. Ossia un Dio che è logicamente impossibile di fronte all’evidenza empirica. Macché: loro ci credono. Prendono per buone tutte le assurdità che trovano nel proprio Libro sacro e credono che quel Dio lì esista. Anche se può essere demolito con una parola. Davvero, eh: una sola parola.

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