Margherita Bignardi racconta la propria Storia per «Io senza Dio».
Per me la paura dell’Inferno è stata benefica: il mio percorso di liberazione è cominciato lì.
Margherita Bignardi racconta la propria Storia per «Io senza Dio».
Per me la paura dell’Inferno è stata benefica: il mio percorso di liberazione è cominciato lì.
Magari qualcuno, fra gli apologeti del Dio abramitico là fuori, vuole cimentarsi con la metanoia di un alieno.
La fregatura, con Dio, è che tutti sappiamo che cos’è. O pensiamo di saperlo, ché poi quando si tratta di definirlo si scopre che ciascuno ne ha un’idea differente. Però qualche caratteristica condivisa nell’immaginario collettivo c’è, almeno nella cultura occidentale: un’entità trascendente, onnisciente, onnipotente, buona, creatrice dell’universo. Per qualcuno interagisce con l’universo e «fa cose», per qualcun altro se ne sbatte dopo aver creato tutto. È più o meno antropomorfa, a seconda della propensione individuale verso il pensiero astratto. A volte è unica, altre volte è plurima in qualche senso misterioso. Comunque è pressappoco quella cosa lì. Perciò, quando se ne discute, di solito si parte da quell’idea per cercare di dimostrarla o di confutarla. Ma che cosa accadrebbe se dovessimo discutere di Dio con qualcuno che non ne ha mai sentito parlare? Qualcuno nella cui cultura l’idea di una divinità non è mai comparsa? Un alieno, per esempio: un essere con le stesse conoscenze scientifiche degli umani contemporanei ma del tutto ignorante su Dio, il trascendente, la teologia. Che cosa gli direbbe un credente per convincerlo dell’esistenza di Dio, in particolare nella versione della tradizione abramitica?
Nella lettera di Giancarlo, la storia di un abuso. Una storia piccola, ma dolorosa e importante per due persone. Con una rivalsa finale.
Caro Choam,
ho ascoltato il tuo video sulla mamma e… devi sapere che la mia mamma, di 93 anni, ieri è morta e oggi l’abbiamo seppellita.
I bigotti continuano a riciclarlo, ma resta sempre pattume intellettuale.
Il Big Bang: basta nominarlo per provocare orgasmi in qualsiasi apologeta del Dio abramitico. L’idea è troppo arrapante per loro, se ci pensi: la scienza dimostra che c’è stato un inizio dell’universo. Non solo: possiamo anche datarlo. Certo, non c’entra un cazzo con la Genesi nell’Antico testamento, ma che problema sarà mai? La fede è progredita e oggi tutti considerano quel racconto allegorico. L’essenziale è il concetto, appunto: l’inizio. L’inizio fa subito pensare a un creatore. Se poi la prima intuizione la ebbe un sacerdote, Georges Lemaître… bingo! È il sogno bagnato di ogni apologeta. Lo senti? Lo senti ripetere la solita manfrina? «La scienza non dimostra l’esistenza di Dio, ma offre ottimi indizi!». Ma davvero?
L’esempio definitivo che demolisce ogni teodicea, dalle più cretine fino alle più sofisticate.
Forse ricordi Alice: ho parlato di lei in un articolo sulla teodicea. Ho riflettuto parecchio sul suo caso e l’ho perfezionato in modo da renderlo un esempio inattaccabile di sofferenza capace di demolire qualsiasi teodicea.
Dall’ingegneria fino al Gesù storico. Senza preconcetti religiosi, ma con la curiosità intellettuale guidata dalla razionalità.
«Ehrman. Devi leggere Ehrman»: noi atei lo diciamo spesso. A chi ci chiede qualche buon testo per cominciare a informarsi sul Gesù storico, di solito suggeriamo la vasta scelta offerta dai libri di Bart Ehrman. Dei classici: razionali, lucidi, documentati. Imperdibili. Però Ehrman è solo una campana fra molte. Autorevole, eh. Ci mancherebbe. Tuttavia anche lui ha la propria tesi: il Gesù storico fu un profeta apocalittico. La difende con ottimi argomenti, ma non è l’unica tesi possibile. Perciò, per avere un quadro più generale, a chi vuole avvicinarsi al Gesù storico io suggerisco altro: «Tommasi. Devi leggere Tommasi».
Il blog si riattiva. E comincia chiarendo le ragioni psicologiche delle sospensioni estive.
Me lo chiedono spesso: «La pausa estiva, ma perché?».
Quest’anno però un po’ meno.
Chi segue L’Eterno Assente da almeno un anno lo sa: in primavera, a volte un po’ prima e a volte un po’ dopo, qua si tira giù la saracinesca e ci si prende una bella pausa che si protrae per tutta l’estate e talvolta anche per una parte dell’autunno. Può durare tre mesi. Pure quattro. Perfino cinque. Durante i quali L’Eterno Assente non pubblica nulla. Perché – come spiegavo l’anno scorso – io sono un fancazzista. Quest’anno però un po’ meno.
Oltretutto con la pretesa che a fornire la prova siano gli atei.
Io sono sempre a caccia di argomenti capaci di smentirmi. Sempre. Mi ci diverto proprio. D’altronde così funziona la razionalità: bisogna cercare non di provare, bensì di falsificare. Perciò sono costantemente in cerca di sfide intellettuali e, quando un lettore, Stefano, mi ha segnalato un diverso tentativo di soluzione del problema della teodicea, mi ci sono fiondato sopra.
Tu percuoti di qua e lui si gonfia di là, tu colpisci di là e lui si allarga di qua.
Alcuni giorni fa ho pubblicato un video nel quale ho spiegato come due argomenti opposti e antitetici vengano usati dai bigotti di fedi differenti per provare la stessa cosa, cioè che quello in cui credono è l’unico vero Dio. Gesù Cristo è stato disprezzato e umiliato? I suoi seguaci non avrebbero mai potuto inventare una storia simile, perciò dev’essere vera. Maometto ha diffuso in pochi anni l’islam da un capo all’altro del mondo? Ecco la prova della verità della fede in Allah. Tutto e il contrario di tutto fanno brodo per dimostrare che loro hanno sempre ragione. E ogni volta pretendono di essere «razionali».