R.I.P. Choam

Essere razionali significa anche saper pensare alla propria morte. E prepararla per aiutare chi sopravvive.


Succede: muore una persona che ami. È parte della universale esperienza umana del dolore. Già devastante di suo, questa prova è resa più terribile dalle domande. Quelle filosofiche, certo. Dov’è ora? Se non più come persona, può ancora sopravvivere nel mio pensiero e nel mio ricordo? Ma non solo. Infatti, mentre tu vorresti startene in solitudine a metabolizzare il tuo lutto, altre questioni più prosaiche reclamano la tua attenzione. Preferiva la tumulazione o la cremazione? Con quale cerimonia? Laica o religiosa? E la bara come la voleva? E i fiori? Oppure niente fiori?

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Ma che c’entrano le vittime?

Niente: con la giustizia le vittime non c’entrano niente. Altrimenti diventa vendetta di Stato.


Cesare Battisti entra in carcere. Mentre alcune reazioni a Sinistra sono imbarazzanti, fra distinguo, mezze giustificazioni e dissociazioni tardive, Salvini e Bonafede esibiscono la preda in totale spregio di ogni principio di civiltà giuridica. Beccaria si rivolta nella tomba. Infatti, se il ministro dell’Interno arriva a dichiarare che Battisti «dovrà marcire in galera fino all’ultimo dei suoi giorni», poi non c’è da stupirsi se la marmaglia dei social invoca la pena di morte o perfino la tortura. «Perché ci vuole giustizia!», urlano.

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Il prete sbrocca? E tu sfanculalo

E soprattutto sfancula la sua Chiesa misogina e sessuofoba e il suo Dio patriarcale. Essere cattolici non è mica obbligatorio. (Ma perché mi tocca ripetere queste banalità?)


Ci risiamo: ancora una volta ci si lagna per l’ottusa sessuofobia dei cattolici. E chi si lagna? I cattolici. Ma si può?

Si può, si può.

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«Dio è inutile. E pericoloso»

Il multiculturalismo minaccia il diritto individuale all’autodeterminazione. Perché il rispetto di tutti è il rispetto di ciascuno: è la tesi di Cinzia Sciuto, autrice di «Non c’è fede che tenga».


Il multiculturalismo è bello. Il multiculturalismo è il sari accanto ai vestiti degli stilisti. È il kebab accanto alla polenta, al cacciucco e agli arancini. È la moschea accanto alla chiesa e alla sinagoga. Il multiculturalismo è dunque varietà, quindi occasione di confronto e di arricchimento reciproco. Perciò il multiculturalismo è cosa buona e giusta: noi dobbiamo imparare a conoscerci, a rispettarci e perfino ad apprezzarci proprio per le nostre differenze culturali. E chi non è d’accordo è un fascista.

Questa è la Vulgata della Sinistra che si vuole aperta e inclusiva.

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Clericali allo sbaraglio

La campagna per Ticino Laico ha rivelato la pochezza degli argomenti dei credenti.

Non dirmelo: lo so. Da alcune settimane sono un po’ sparito dalla circolazione. Ho scritto poco, pubblicato poco, condiviso poco. Perché sono stato molto occupato da altro. E ho visto cose…

…che voi umani eccetera? No. Affatto. Me le aspettavo tutte. Non in questa quantità, però. Ma andiamo con ordine.

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Fazioso e manicheo

Le idee verso le quali dobbiamo essere più sospettosi e spietati sono le nostre. Allo stesso modo, i libri verso i quali dobbiamo essere più critici sono quelli in sintonia con le nostre convinzioni. Proprio il caso di «Nel nome della croce».


L’incipit è potente: un’orda di fanatici religiosi demolisce un antico tempio a Palmira. Ti viene spontaneo immaginare i miliziani dell’ISIS, ma sai già che Catherine Nixey sta descrivendo le devastazioni provocate dai primi cristiani. E tu, leggendo da ateo, godi tantissimo: ecco le prove storiche dei disastri provocati dai monoteismi abramitici.

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I fatti e lo spirito? Ah ah

Una lampante dimostrazione della differenza fra razionalità e dogmatismo.


Seminario: «I confini fra le conoscenze». Che vuol dire tutto e vuol dire niente. Chissà che roba è. Vado e vedo. Relatore: un astrofisico che si professa subito fervente credente. Mmm… sento puzza di stronzate. Mi metto comodo e mi guardo in giro. Il pubblico è piuttosto eterogeneo: dalla coppia benestante fino alla liceale, dalla suora fino all’anziano, c’è di tutto.

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«L’umanismo è l’ateismo 3.0»

Espatriato a Londra (anche) per liberarsi dei tabù sociali e culturali italiani, Giovanni Gaetani spiega la filosofia senza supercazzole.


Tira aria di Brexit. Che cosa significherà per l’Unione Europea e per il Regno Unito ancora non è chiaro. Men che meno è chiaro che cosa significherà per gli inglesi – e gli scozzesi e i gallesi e i nordirlandesi, pure – e per i continentali espatriati e residenti in Albione. Così, a istinto, vien da dire: cazzi amari. Staremo a vedere. Se però il rischio è il rimpatrio, io avrei una modesta richiesta per Theresa May: hai presente Giovanni Gaetani? Sì? Ecco, fammi un favore: tientelo. Tienilo lì, per cortesia. Mica per noi, eh. Ma per lui. Ché tornare quaggiù, in questo buco bigotto e ottuso, non gli farebbe granché bene né al corpo né allo spirito.

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Codice C

È immaginabile una società nella quale l’adesione a una fede religiosa comporta la perdita di alcuni diritti?


(Bianco&Nero) (Zoom in) Un’adolescente nella sua stanza, in piedi alla finestra. La mano scorre lenta sul ventre. (Primo piano) Il viso è rigato di lacrime. Voce fuori campo: “È accaduto. Ma non è irreparabile. Dio è con te”. (Stacco)
(Bianco&Nero) (Panoramica) Gente festante in piazza San Pietro. Leone XV varca la folla. L’adolescente, in prima fila, si sporge e sfiora il braccio del Papa. (Zoom in) Il viso ancora rigato di lacrime. Voce fuori campo: “Sì, Dio è con te”. (Stacco)
(Colore) (Campo lungo) Esterno di una clinica. La ragazza consegna un fagottino a una suora. Sorridono. Lei si volta. (Zoom in) Il viso al cielo, il sorriso radioso. Voce fuori campo: “La Chiesa ti aiuta. Non abiurare”. (Dissolvenza)

Si accendono le luci. Riabituo la vista e fisso l’uomo in clergyman. (E più lo fisso e meno mi piace.) Lui mi osserva e tace. Rompo il silenzio: «Allora?».

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