La religione riflette la cultura: se fossi nato in Pakistan, saresti musulmano
Quale percentuale di musulmani non è cresciuta in un ambiente musulmano? Quale percentuale di cristiani non è cresciuta in un ambiente cristiano? Che cosa dice sulla validità delle affermazioni religiose il fatto che le persone assumono tipicamente la religione della propria cultura?
Quando qualcuno ha una visione religiosa, essa manifesta elementi della sua religione: gli indù non hanno visioni di Maria o di Gesù e i cristiani non hanno visioni di Ganesh o di Shiva.
Per evitare l’accusa di pretendere di essere un caso speciale, i cristiani che affermano che solo la loro religione è giusta devono sostenere che sono stati straordinariamente fortunati a vivere in un luogo e in un’epoca in cui la religione giusta è disponibile.
Questa argomentazione è concisa ma scorretta quando viene esposta con troppa enfasi, come nel caso del titolo: «Se fossi nato in Pakistan, saresti musulmano». Molti musulmani hanno cambiato la propria visione del mondo, e lo stesso vale per il cristianesimo o per qualsiasi altra religione. Tuttavia la forte correlazione tra cultura e fede deve essere spiegata. Se i cristiani negano che la correlazione tra educazione e credenza da adulti significhi qualcosa, resta solo da spiegare perché 26 Paesi sono musulmani per oltre il 95%.
Gli adulti a volte cambiano religione, anche se succede di rado. Uno studio del 2015 sulle religioni mondiali ha previsto che, degli 8,1 miliardi di credenti previsti nel 2050, meno dell’1% avrà cambiato religione.
Ma, se gli atei sono cresciuti in ambienti atei, le loro conclusioni sulla religione sono altrettanto sospette di quelle del cristiano cresciuto in un ambiente cristiano? No, perché non c’è simmetria. I bambini cresciuti in un ambiente privo di religione di solito non sono atei perché gli è stato insegnato a esserlo, bensì perché non gli è stato insegnato a essere religiosi. Al contrario, i cristiani possono diventare tali solo perché gli è stato insegnato a esserlo. Se si eliminassero la tradizione e i libri religiosi, il cristianesimo scomparirebbe. Non c’è conoscenza oggettiva da cui partire per ricostruirlo.
In altre parole, l’ateismo, ovvero l’assenza di una fede in Dio, è l’assenza di opinioni sulle credenze soprannaturali.
La religione è come la lingua. Parlate la vostra lingua madre perché siete stati immersi in essa durante la crescita. Non avete valutato tutte le lingue del mondo prima di scegliere la migliore: faceva semplicemente parte dell’ambiente.
La lingua, i costumi, la moda e il cibo tradizionale non sono valutati su una scala di correttezza/scorrettezza. La lingua inglese non è più giusto del francese o del cinese o del farsi: è solo ciò a cui alcune persone sono abituate. Non è sbagliato capire o parlare o preferire il francese: è solo poco diffuso in alcune parti del mondo.
Negli Stati Uniti si parla inglese. Non tutti, ovviamente, ma la maggior parte. E negli Stati Uniti si è cristiani. Non tutti, ovviamente, ma la maggior parte. Non c’è alcun giudizio di valore dietro nessuno dei due. La religione e la lingua sono semplicemente proprietà della società.
I cristiani non sono cristiani perché il cristianesimo è vero, ma perché sono nati in un ambiente cristiano. Il cristianesimo è solo un tratto culturale.
Note
Uno studio del 2015 sulle religioni mondiali: «Il futuro delle religioni mondiali: Population Growth Projections, 2010-2050», Pew Research Center, 2 aprile 2015
(48/50 – continua)
Immagine: Bisajunisa (CC BY-SA 4.0) via Wikimedia
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All material on this article is copyright 2023 by Bob Seidensticker. Translation By Choam Goldberg.
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La fede religiosa è simile al tifo per una squadra di calcio, è un imprinting difficilissimo da modificare o cancellare. Se e quando nasce un dubbio, sia calcistico sia religioso, si cade facilmente in una dissonanza cognitiva. Personalmente ho superato la dissonanza religiosa e sono tranquillamente non credente, ma soffro ancora quando la mia squadra del cuore perde.