Una specie di psicoterapia atea, per nulla convincente.
Cerchi un libro di filosofia? Un libro convincente perché ben argomentato? Un libro capace di sollecitare riflessioni profonde? Allora non è questo. Perché il saggio di Maisel è una specie di manuale di auto-aiuto per chi si vuole disintossicare dalla fede religiosa e dalle stronzate paranormali: stesso tono entusiastico, stessa ambizione evangelizzatrice, stesso florilegio di testimonianze di convertiti. Ma la sostanza filosofica non c’è. Nemmeno un po’.
Dio non esiste e il paranormale e le pseudoscienze sono boiate. Sì, grazie, lo sapevamo già. Ma uno straccio di argomento? Naaa… tutto è messo lì in modo arbitrario e gratuito.
I credenti vengono presentati come dei poveri infelici, oltretutto disonesti sul piano intellettuale perché in fondo consapevoli di quanto siano sciocche le loro credenze. Sarà anche vero per alcuni, ma non per tutti. C’è gente che crede in Dio e sta benissimo ed è pure onesta e sincera, non foss’altro per il fatto di essere ignorante.
Ora, che all’esistenza si debba dare un senso è vero. E che troppi atei superficiali lo dimentichino e vivano come bestioline inconsapevoli è altrettanto vero. Perciò sì, Maisel fa bene a insistere su questo aspetto. Ma fa male a propinarci un enorme pistolotto sul «significato»: te lo devi creare da solo, te lo devi mantenere, gli devi essere fedele ma puoi anche cambiarlo come ti pare. Ma cos’è ‘sto «significato»? In realtà Maisel non lo specifica mai: può essere qualsiasi cosa ti salti per la mente, purché venga da dentro di te. Ah, ecco. Ma anche no, perché sempre secondo Maisel certi significati sono meritevoli e altri sono stronzate. Perché? Come faccio a distinguerli? Boh. Maisel non me lo dice.
Il senso dell’esistenza è un problema serissimo. Cercarlo al di fuori di sé, inventandosi divinità inutili, è indegno. Ma è assurdo trasformarlo nella Forza di «Star Wars» per propinare una specie di psicoterapia atea.
Insomma, questo è un libro semplicista, nel quale il problema teologico viene a malapena menzionato e, quando succede, in modo superficiale. Da evitare: soldi e tempo sprecati. Peccato per Nessun Dogma, che con questa ciofeca «sporca» il proprio catalogo, ricco di opere di ben altro valore.
Choam Goldberg
Maisel E., «Come vivere bene senza Dio», Nessun Dogma
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