Bersaglio: la fede

Bisogna diffondere la razionalità. Per farlo è necessario anzitutto combattere ogni ideologia che della propria irrazionalità mena vanto.


«Perché tanto astio nei confronti della religione? Che ti ha fatto, Choam? Non sarebbe meglio dedicare le stesse energie a combattere le discriminazioni, le oppressioni, le ingiustizie?». Me lo chiedono spesso. Chi mi conosce sa che io non ho pietà per tutti i cascami dei monoteismi abramitici: se c’è da denunciare l’omofobia o il patriarcato, io ci sono e ci sarò sempre. Però è anche vero che non ne faccio il mio bersaglio principale. Che è, appunto, la tradizione delle religioni abramitiche. Perché?

La settimana scorsa ho condiviso nella rubrica «Florilegio digitale» l’articolo «New Atheism: The Godlessness That Failed» pubblicato da Slate Star Codex. Risultato: un’interessante discussione nei commenti nel Gruppo Facebook de L’Eterno Assente. Riassumo il contenuto dell’articolo: mentre 15 anni fa il New Atheism era concentrato soprattutto sulla questione dell’esistenza di Dio, oggi la sua azione si è frantumata in una pluralità di campagne progressiste di giustizia sociale, dalla difesa dei diritti delle persone lgbt+ fino alla lotta contro il sessismo e il razzismo. Tutte cause degnissime e lodevolissime ma collaterali a quello che invece dovrebbe continuare a essere il fondamento del New Atheism. Che, come dice il nome, è anzitutto l’ateismo.

Obiezione: essere atei non basta. C’è un sacco di gente non religiosa, anzi perfino anti-religiosa, ma cogliona, stronza, ottusa, ignorante e irrazionale quanto i bigotti. Verissimo. Difatti, prima ancora della fede abramitica, il problema sta a monte: nella mancanza di razionalità, ovvero di pensiero critico. Chi diventa ateo senza introiettare la razionalità sempre e comunque poi potrà pure ritrovarsi a essere misogino o razzista o antivaccinista.

Dunque dobbiamo prima di tutto batterci per diffondere la razionalità. Se la razionalità progredisce, la fede religiosa arretra e con lei svaniscono sia tutte le sue narrazioni tossiche sia tutte le idee demenziali che con la religione hanno poco a che vedere, come l’astrologia.

Nondimeno io mantengo la religione nel mio mirino come bersaglio principale. Rispetto a tutti gli altri fenomeni devastanti per la cultura umana, essa ha una colpa in più: fa dell’irrazionalità un principio e addirittura un motivo di orgoglio. Per il bigotto nutrire credenze palesemente assurde è una nota di merito. Mentre il cultore dell’astrologia si sforza – invano, ma si sforza – di trovare argomenti a sostegno della propria superstizione, mentre l’antivaccinista prova – invano, ma prova – a citare studi per dimostrare il pericolo dei vaccini, mentre il misogino tenta – invano, ma tenta – di scovare dati per provare l’inferiorità della donna, mentre l’omofobo osa – invano, ma osa – argomentare a sostegno dell’innaturalità dell’omosessualità, il credente invece non soltanto riconosce la propria mancanza di argomenti, ma se ne vanta perfino.

Conosco ben poche persone che, alla richiesta di giustificare la propria fede, espongono un argomento razionale. La stragrande maggioranza risponde: «Lo sento e basta. Perciò ci credo». Ci crede anche se è una manifesta stronzata? Ci crede anche se il suo Dio non può essere buono e onnipotente perché i bambini muoiono? «Ci credo lo stesso», risponde il credente. «È il Mistero della fede. E io ho fede». Molti si spingono oltre: «Io ho fede non benché sia assurdo, ma proprio poiché è assurdo».

Eccola lì, la vera, grande colpa della religione, al netto degli infiniti altri disastri provocati nella Storia umana, fra discriminazioni, persecuzioni e massacri: l’ostentazione compiaciuta dell’irrazionalità, la pretesa che idee demenziali siano dignitose, a prescindere da ogni argomento. E non basta: attraverso il lavaggio del cervello dei giovani, la propensione alla credulità ottusa si propaga di generazione in generazione. Per questo la fede va osteggiata e i credenti vanno denunciati per la loro mancanza di intelligenza e/o cultura e/o spirito critico.

Tutti i credenti? Sì, tutti i credenti. Anche quelli con convinzioni progressiste? Non potremmo, almeno con loro, condividere cause comuni? Tu fa’ come ti pare, ma io no. Io non voglio averci nulla a che fare. Io giudico le persone anzitutto per le loro idee e semmai dopo per le loro battaglie. Se in una manifestazione in sostegno delle vittime di un attentato islamista mi trovo gomito a gomito con un militante di Casapound, devo prenderlo sotto braccio? Ma ‘stocazzo. Gli volto le spalle. E ringraziare che non gli sputi in faccia. Nel caso dei credenti, a me dei Catholics for Choice importa una sega. Non vengano a dire a me che sono favorevoli all’aborto. Facciano piuttosto pressioni sulla Chiesa cattolica e le facciano cambiare posizione. Non ci riescono? Be’, allora abbandonino la Chiesa, per coerenza.

Il credente moderato e progressista in primo luogo è ipocrita, perché dalla sua religione espunge quel che non gli fa comodo e ignora o finge di ignorare dogmi, magisteri, tradizioni e Scritture, e in secondo luogo è complice degli estremisti, perché veicola la convinzione che comunque nutrire credenze assurde sia un atto intellettuale dignitoso.

Sicché noi razionalisti dovremmo sì diffondere il pensiero razionale e batterci contro oppressioni e discriminazioni, ma anche, con lo stesso impegno e con una priorità assoluta, demolire le fedi abramitiche. Se mai ci arriveremo, resterà certo ancora molta strada da percorrere. Ma sarà tutta in discesa.

Choam Goldberg

(Foto: Pixnio, Bicanski)

Gullibility and credulity are considered undesirable qualities in every department of human life – except religion.
– Christopher Hitchens


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