Che cos’è la scienza? – 6/7

Verificare? No: falsificare, invece. O per lo meno provarci. Popper docet.


La verifica delle teorie: è questo lo scopo degli esperimenti scientifici. Lo sanno tutti. Se la verifica ha successo, posso considerare vera la teoria. Se la verifica fallisce, devo cambiare la teoria oppure buttarla e svilupparne una nuova. Ma c’è un problema fondamentale: quante accidenti di verifiche devo compiere per essere certo della verità della mia teoria? 12? 47? 214?

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Seghe mentali

Ovvero come provare (invano) a risolvere il problema della teodicea e a giustificare l’ingiustificabile. Ma noi dobbiamo tirare i credenti giù dall’Iperuranio della metafisica e, come si fa con i cuccioli, mettergli il naso nella cacca delle loro credenze concrete e quotidiane.


L’argomento della teodicea è definitivo: di fronte all’esistenza della sofferenza innocente – perché subita da chi non ha colpa e non compiuta da qualcuno – l’ipotesi di un Dio onnisciente, onnipotente e buono è impossibile. Per quanto mi riguarda, l’argomento agisce come filtro per ogni credente che voglia confrontarsi con me sulla questione dell’esistenza del Dio abramitico. Nondimeno un follower, Raffaele, parecchio tempo fa aveva portato alla mia attenzione un paio di articoli pubblicati nel sito Croce-Via. Pellegrini nella Verità, «Dottor Veronesi, ascolti: se il male esiste, Dio esiste! /01» e «Dottor Veronesi, ascolti: se il male esiste, Dio esiste! /02», che all’argomento della teodicea propongono una risposta in apparenza meno idiota di quelle solite, come il rispetto del libero arbitrio umano, il peccato originale o il sacrificio di Cristo. Adesso finalmente trovo un po’ di tempo per occuparmene.

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Che cos’è la scienza? – 5/7

Un metodo. Ma come funziona?


11 gennaio 1610: Galileo, dopo aver perfezionato il cannocchiale nei mesi precedenti, lo rivolge verso Giove. E accanto al pianeta scopre tre puntini luminosi allineati. La notte seguente ne compare un quarto. Nel giro di pochi giorni, Galileo conclude che quei puntini, per il loro moto apparente, sono satelliti di Giove. Che cos’ha in mente il toscano prima di puntare lo strumento? Sta cercando dei satelliti? Oppure niente, guarda tanto per guardare, senza aspettarsi nulla di particolare? Più probabile la seconda possibilità. Ma allora è un’eccezione, perché nella scienza ben poche scoperte accadono per puro caso.

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La teodicea della sega cinese

Una barzelletta scema può suggerire la risposta a un problema teologico. Ma la risposta è sbagliata.


C’era una volta un tizio che ogni mattina aveva l’abitudine di prendersi a martellate i testicoli. «Ma che cosa fai?», gli chiesero stupiti gli amici. «Mi faccio una sega cinese», rispose lui. «E non fa male?», obiettarono loro. «Certo che fa male!», replicò il tizio. «Ma allora perché lo fai?», insistettero gli amici. «Perché quando smetto godo moltissimo», concluse il segaiolo cinese.

Questa barzelletta a malapena strappa un sorriso, ma descrive un’esperienza conosciuta da tutti: una condizione di fastidio o perfino di dolore che, quando si conclude, provoca un intenso godimento. Un esempio banale: hai la vescica o l’intestino pieno, ti svuoti e… immenso sollievo! Oppure stai aspettando l’esito di un esame medico che potrebbe essere questione di vita o di morte, il responso arriva e… niente, non hai niente: quanto godi, eh? Sono tutte meravigliose seghe cinesi. E sulle seghe cinesi si può costruire anche una teodicea.

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Che cos’è la scienza? – 4/7

Prima di dire che cos’è, vediamo che cosa non è: un’enciclopedia.


Lezione di fisica. Le leggi del moto di Newton… bla bla bla. Il primo principio della termodinamica… bla bla bla.

Lezione di chimica. Gli orbitali elettronici… bla bla bla… La reazione di ossidoriduzione… bla bla bla.

Lezione di biologia. Il nucleo della cellula eucariota… bla bla bla. Gli organelli cellulari… bla bla bla. La mitosi, la meiosi… bla bla bla.

Lezione di geologia. Sopra il nucleo, il mantello… bla bla bla. La discontinuità di Mohorovicic… bla bla bla.

A scuola la scienza la spiegano così: a compartimenti stagni. Qualche volta – è pur vero – mostrano che le scoperte fatte qui tornano utili pure là. Ma, soprattutto e sempre, la calano dall’alto. Dati, misure, fatti. Formule, teorie, scoperte. Certezze.

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I seguaci…

…come Gesù: ottusi, intolleranti e stronzi. A immagine e somiglianza del loro Dio.


Che Gesù non fosse ‘sto gran personaggio da prendere a esempio lo abbiamo visto. Più volte si comporta da stronzo e, se nel suo messaggio porta una novità rispetto all’Antico testamento, quella è l’inferno: fuoco, fiamme, tortura eterna. Alla faccia del Dio dell’amore con cui i bigotti odierni si sciacquano la bocca. Ma nel Nuovo testamento non troviamo solo i Vangeli: ci sono pure gli Atti degli apostoli, le Lettere di varî autori, fra i quali il più autorevole è Paolo di Tarso, e l’Apocalisse. Questi libri ci danno un quadro delle idee e della sensibilità diffuse nelle comunità dei primi seguaci di Cristo.

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Obiezioni ridicole…

…ma anche una sensata, per la verità. Che però purtroppo manca il bersaglio.


L’articolo sulle qualità morali di Gesù è stato parecchio condiviso da profili, Pagine e Gruppi Facebook. Me ne compiaccio e, per curiosità, sono andato a vedere reazioni e commenti. C’è stato chi ha apprezzato. C’è stato – com’era prevedibile – chi ha criticato. C’è stato pure chi s’è incazzato. Siccome non ho tempo da sprecare, non è mia consuetudine partecipare a discussioni al di fuori della mia «bolla», perciò mi sono guardato bene dal prender parte alle polemiche. Tuttavia mi sembra interessante elencare e discutere le principali critiche e obiezioni mosse all’articolo. Cominciando dalle più semplici e ridicole, anzi perfino idiote.

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Gesù non era una brava persona

E il messaggio evangelico fa schifo. Basta leggere i Vangeli per constatarlo.


Spesso mi sono sentito dire: «Non mi riconosco nella Chiesa, non mi piacciono i preti, ma credo in Dio e ammiro Gesù». E perfino: «Sono ateo, ma apprezzo e condivido il messaggio evangelico». Sai chi lo dice? Chi non ha letto i Vangeli. O, se li ha letti, li ha piluccati qua e là, di solito nelle versioni edulcorate da preti e pastori. Ché, se invece li avesse letti tutti e con attenzione, avrebbe scoperto che no, Gesù non era una brava persona. E che il messaggio evangelico fa schifo.

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Divini paradossi: l’onniscienza

L’Assoluto è contraddittorio e paradossale: lo abbiamo visto nel caso dell’onnipotenza. Occupiamoci ora dell’onniscienza.


Dio sa tutto. Ha perfetta e istantanea cognizione di ogni fatto: questa è l’onniscienza della divinità abramitica. Lo confermano le Sacre Scritture:

Grande e potente è il Signore nostro, senza misura è la sua sapienza.
– Salmi 147,4-5

Il Signore vede da per tutto, vigila sui buoni e sui cattivi.
– Proverbi 15,3

Di’: « Sareste forse voi ad istruire Allah sulla vostra religione, mentre Allah conosce ciò che è nei cieli e sulla terra?». Allah conosce tutte le cose.
– Il Corano 49,16

È chiaro, sì? Tutte le cose. Tutte tutte. Senza eccezioni. Il passato, il presente e il futuro sono squadernati davanti a Dio, come la strada lungo il fondovalle davanti agli occhi di un alpinista sulla cima di una montagna.

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Divini paradossi: l’onnipotenza

L’assoluto ha un problema: è assoluto, appunto. Da cui derivano non pochi casini. Ma Dio può risolverli, perché lui è onnipotente. O no?


Abbiamo un’ipotesi teorica: esiste una divinità trascendente dotata delle proprietà di onniscienza, onnipotenza e bontà. Abbiamo anche un’evidenza sperimentale: nella realtà immanente esiste il dolore innocente. Innocente perché viene subìto da chi non ha colpa e non è provocato dalla responsabilità di alcuno. L’ipotesi e l’evidenza sono incompatibili: è l’argomento della teodicea contro l’esistenza del Dio delle tradizioni abramitiche. Lo so: con ‘sta storia ti ho triturato le gonadi. Sicché non insisto oltre. Infatti voglio affrontare un’altra questione: l’ipotesi teorica, anche considerata da sola, regge? Insomma, in un mondo perfetto privo di sofferenza, potrebbe esistere un Dio onnipotente, onnisciente e buono?

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