Credenti «razionali» e dove trovarli

Alla prova della teodicea, il loro fallimento è totale.


Possiamo suddividere i cristiani in due grandi famiglie, beninteso non separate in modo netto e con uno spettro di posizioni intermedie: i superficiali e i (presunti) razionali.

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E adesso che te ne fai?

Quello che ti pare. Basta che non lo consideri una figura storica reale. Però occhio alla coerenza.


Il Gesù del Nuovo testamento è un personaggio di fantasia, con ogni probabilità derivato da un profeta apocalittico ebreo vissuto nella Giudea occupata dai Romani. È una figura con molte caratteristiche encomiabili ma pure con tante idee e comportamenti spregevoli. La sua resurrezione non trova alcuna conferma in fonti indipendenti da quelle dei suoi seguaci, che peraltro sono contraddittorie e manipolate, perciò non può essere considerata un evento reale. Quindi che si fa? Lo si dimentica e basta?

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Quale Gesù?

Nel Nuovo testamento ce ne sono due. Se ne scegli uno e ignori l’altro, ti sostituisci a Dio.


Scopro di godere dell’attenzione anche di un prete. Infatti, dopo aver letto il mio articolo su Gesù, un certo don Alberto – no, non quel don Alberto, ché ti pare che lui potrebbe mai cagare di striscio un ateo insignificante come me? – mi scrive:

Ho letto il tuo articolo «Gesù non era una brava persona». Mi ha molto disgustato e fatto arrabbiare. Quel Gesù che tu descrivi non è il mio Gesù! Trovo profondamente disonesto, da parte tua, pescare nei Vangeli solo i brani che ti fanno comodo per giustificare i tuoi pregiudizi!

L’obiezione di Alberto non meriterebbe una replica, perché la risposta si trova già nel mio articolo. Tuttavia, siccome mi offre l’occasione di sviluppare una riflessione sull’etica, voglio tornarci sopra. E mostrare come Alberto, con la sua interpretazione dei Vangeli, si sostituisca a Dio. Per capirlo, dobbiamo fare – tanto per cambiare – un esperimento mentale.

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Chissenefrega della Natura

I bigotti cadono nella fallacia naturalistica. Cerchiamo di non emularli, dai.


Ah, la Natura: la scrivo con la maiuscola apposta. Mi piace, la Natura. A chi non piace, la Natura? Se a te non piace, sei un insensibile. Forse perfino un degenerato. Ché la Natura è bella, è sana, è giusta. Non fossimo atei e razionalisti, potremmo definirla santa, la Natura. Sì?

No. ‘Stocazzo.

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«E se incontrassi Dio?»

Come minimo, un sereno, sentito, cordiale vaffanculo.


A qualunque ateo almeno un po’ militante è successo, prima o dopo. Incontri un credente che si crede furbo e ti chiede: «Eh, fai presto tu a dire che Dio non esiste! Ma come la metterai quando lo incontrerai e scoprirai di aver avuto torto? Che cosa dirai allora? Eh? Che cosa dirai?».

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Seghe mentali

Ovvero come provare (invano) a risolvere il problema della teodicea e a giustificare l’ingiustificabile. Ma noi dobbiamo tirare i credenti giù dall’Iperuranio della metafisica e, come si fa con i cuccioli, mettergli il naso nella cacca delle loro credenze concrete e quotidiane.


L’argomento della teodicea è definitivo: di fronte all’esistenza della sofferenza innocente – perché subita da chi non ha colpa e non compiuta da qualcuno – l’ipotesi di un Dio onnisciente, onnipotente e buono è impossibile. Per quanto mi riguarda, l’argomento agisce come filtro per ogni credente che voglia confrontarsi con me sulla questione dell’esistenza del Dio abramitico. Nondimeno un follower, Raffaele, parecchio tempo fa aveva portato alla mia attenzione un paio di articoli pubblicati nel sito Croce-Via. Pellegrini nella Verità, «Dottor Veronesi, ascolti: se il male esiste, Dio esiste! /01» e «Dottor Veronesi, ascolti: se il male esiste, Dio esiste! /02», che all’argomento della teodicea propongono una risposta in apparenza meno idiota di quelle solite, come il rispetto del libero arbitrio umano, il peccato originale o il sacrificio di Cristo. Adesso finalmente trovo un po’ di tempo per occuparmene.

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Oh, Cristo!

Ma quale? Certo non quello del Nuovo testamento.


Nessuno studioso serio ha più ragionevoli dubbi sul fatto che Gesù sia esistito veramente: ecco, l’ho detto. E così mi sono giocato la benevolenza di Franco Tommasi, che rileva come questa «excusatio non petita», tanto reiterata nei saggi su Gesù, lasci intuire negli autori una certa – come dire? – insicurezza, va’. A mia giustificazione, se non altro, testimonia il mio ateismo proclamato e rivendicato.

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Ora nona

Sei Dio. Ma sei anche uomo. Ecco il tuo paradosso.


Io che sono l’È, il Fu e il Sarà
Accondiscendo ancora al linguaggio
Che è tempo successivo e simbolo
(J.L. Borges, Giovanni, I, 14)

Sarei stato un buon falegname.

O forse un carovaniere verso la terra dei Seri, destato dalle aurore sui valichi della Bactriana e poi, lungo le piste del ritorno, pellegrino al grande fico sacro.

O magari un dotto istitutore al centro dell’Impero, pagato per educare i figli viziati di un ricco mercante.

Oppure uno schiavo al remo, incatenato a pochi anni di sudore e di frusta.

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Il mondo è bello e feroce

La cacciata dall’Eden fu davvero una condanna? Oppure l’occasione per vivere un’esistenza più piena, più ricca, più nobile?


Lunedì

Strano discorso ha fatto Lui. Strano davvero. Mangia questo, mangia quello, ma il frutto di quell’albero… no, quello no. Nient’altro. Possiamo fare ciò che vogliamo, ma Lui s’è raccomandato solo sul cibo. È l’unica cosa importante? E poi… solo quei frutti lì. Dice: «Se lo mangi, muori». Saranno velenosi… Mah!

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I seguaci…

…come Gesù: ottusi, intolleranti e stronzi. A immagine e somiglianza del loro Dio.


Che Gesù non fosse ‘sto gran personaggio da prendere a esempio lo abbiamo visto. Più volte si comporta da stronzo e, se nel suo messaggio porta una novità rispetto all’Antico testamento, quella è l’inferno: fuoco, fiamme, tortura eterna. Alla faccia del Dio dell’amore con cui i bigotti odierni si sciacquano la bocca. Ma nel Nuovo testamento non troviamo solo i Vangeli: ci sono pure gli Atti degli apostoli, le Lettere di varî autori, fra i quali il più autorevole è Paolo di Tarso, e l’Apocalisse. Questi libri ci danno un quadro delle idee e della sensibilità diffuse nelle comunità dei primi seguaci di Cristo.

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