O più potenti o più buoni di Dio

In ogni caso migliori.


Il Male non esiste in Natura. Ok, l’ho detto: il Male non esiste in Natura. Ma allora, se il Male non esiste in Natura, come sta in piedi la prova della non esistenza di Dio fondata proprio sull’esistenza del Male? Semplice: basta intendersi sul concetto di Male.

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L’insospettabile

Lui, proprio lui fornisce un ottimo argomento contro la resurrezione di Cristo.


Il dogma centrale del cristianesimo è la resurrezione di Gesù Cristo. Lo dice Paolo:

Noi dunque predichiamo che Cristo è risuscitato dai morti. Allora come mai alcuni tra voi dicono che non vi è risurrezione dei morti? Ma se non c’è risurrezione dei morti, neppure Cristo è risuscitato! E se Cristo non è risuscitato, la nostra predicazione è senza fondamento e la vostra fede è senza valore. Anzi finiamo per essere falsi testimoni di Dio, perché, contro Dio, abbiamo affermato che egli ha risuscitato Cristo. Ma se è vero che i morti non risuscitano, Dio non lo ha risuscitato affatto. Infatti, se i morti non risuscitano, neppure Cristo è risuscitato. E se Cristo non è risuscitato, la vostra fede è un’illusione, e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche i credenti in Cristo, che sono morti, sono perduti. Ma se abbiamo sperato in Cristo solamente per questa vita, noi siamo i più infelici di tutti gli uomini.
– 1 Corinzi 15,12-20

Ebbene Paolo – san Paolo, l’apostolo dei gentili, proprio lui, mica l’ultimo coglione – fornisce un ottimo argomento contro la plausibilità della resurrezione di Cristo.

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Un’idea abominevole

Ma anche un’invenzione geniale, se ci pensi.


«Dio è Amore. Dio ti ama. Dio ama te, proprio te, con tutte le tue debolezze e imperfezioni e con tutte le tue colpe. Dio ti ama così tanto che ha sacrificato suo Figlio, cioè sé stesso, per te e per la tua salvezza»: questa è la manfrina propinata oggi dalle religioni abramitiche, in particolare dalle varie confessioni cristiane. L’islam è rimasto attaccato a una divinità sì misericordiosa, ma anzitutto arcigna e giudicante. Anche per il cristianesimo una volta era così: sì sì, Dio ti ama, però soprattutto ti giudica e, se necessario, ti punisce. Sulla punizione i cristiani contemporanei invece tacciono. E dimenticano l’inferno.

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Elogio di Giuda

Nel piano di salvezza era indispensabile quanto Gesù. Però brucia all’inferno per l’eternità e sarà vituperato da chiunque fino alla fine dei tempi.


A sentire gli apologeti bigotti, un solido argomento in favore della verità del messaggio cristiano sta nel destino terreno del suo fondatore: poiché fu ucciso nel più umiliante dei modi come il più spregevole degli uomini, Gesù dev’essere davvero il Figlio di Dio. Siccome sembra assurda, questa storia non può essere stata inventata: i suoi seguaci si sarebbero vergognati e non avrebbero tramandato la sua vicenda. Siamo sempre lì: «Credo quia absurdum». Ovvero: «Più grossa è la cazzata e più io ci credo, ché a credere nelle cose ragionevoli c’è poco merito agli occhi di Dio». Sottovalutando la capacità tutta umana di Pietro, Giacomo, Paolo e compagnia credente di convivere con le dissonanze cognitive e di continuare a credere nelle stronzate anche quando ormai sono conclamate. Superfluo aggiungere che, se invece Gesù avesse goduto di un immediato e strepitoso successo terreno, proprio quella sarebbe stata la prova della verità del suo messaggio. Maometto sta lì a dimostrarlo per centinaia di milioni di musulmani. Insomma, che il fondatore fallisca o abbia successo, tutto fa brodo per rassicurare chi già crede per tutt’altri motivi e vuole cercare una conferma purchessìa, a costo di farsi andar bene tutto o il contrario di tutto. La falsificabilità dell’ipotesi sta a zero e vaffanculo a Popper.

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Libertà? Ma quale libertà?

Io non sono libero e Dio non è solo un osservatore e soprattutto è stronzo.


Secondo i credenti, il grande dono di Dio fin dall’origine dei tempi è il libero arbitrio. Dio non voleva delle marionette, bensì delle creature libere e indipendenti. Tuttavia la libertà implica la capacità di sbagliare: cosa che gli umani hanno fatto fin dal principio, mangiando il frutto dell’albero della conoscenza. E la fanno tuttora: si ribellano a Dio quando compiono un atto in contrasto con le prescrizioni divine. Cattivi che sono, gli umani. Ma, ammesso pure che esista – e ci sono motivi a strafottere per dubitarne –, che razza di dono è il libero arbitrio?

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Le aporìe del Dio dei filosofi

Quello abramitico è assurdo, ma quello filosofico non se la passa molto meglio.


Ancora un guest post de L’Eterno Assente. Mattia Fabbri, docente di storia e filosofia, riflette sul concetto filosofico di divinità.


Spesso da parte laica si contrappone il Dio filosofico al Dio abramitico per mostrare come il secondo sia molto meno credibile del primo: basti pensare alle tantissime contraddizioni presenti nelle Scritture, all’insolubile problema della teodicea, ai suoi ineliminabili antropomorfismi eccetera. Sicuramente il Dio dei filosofi, nella sua assenza di caratteri antropomorfi e nella sua totale estraneità alle religioni, appare molto più difendibile rispetto a quello della Bibbia o del Corano. Non è un caso che molti filosofi laici (ad esempio i deisti) lo abbiano sostenuto con argomentazioni apparentemente razionali o che venga considerato un’ipotesi interessante anche da molti di coloro che si dichiarano atei e agnostici. Eppure, a una riflessione più attenta, anche il Dio filosofico risulta poco consistente e attendibile come ipotesi.

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«Dio è il Bene!»

Una supercazzola che sembra sofisticata ma che non risolve niente.


Quando si osserva il mondo per cercare di capire com’è, nessuno è una tabula rasa. Tutti abbiamo ipotesi pregresse. Quelle ipotesi vanno poste a confronto con la realtà e, se vengono smentite, vanno rigettate. In questo consiste l’onestà intellettuale: la capacità di rinunciare alle proprie ipotesi di fronte a prove contrarie cogenti. E per questo la sofferenza innocente è un incubo filosofico per i credenti abramitici: siccome per loro l’esistenza di un Dio onnisciente, onnipotente e buono è un dogma indiscutibile e irrinunciabile, il confronto con l’evidenza innegabile del dolore dei bambini li costringe a masturbazioni intellettuali e a supercazzole filosofiche oltre il limite del ridicolo. Sono le teodicee, una più assurda e demenziale dell’altra.

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Intelligenza, cultura, bigottismo: insieme

Com’è possibile? Eppure è possibile. Per tre motivi.


L’autorevole docente di chimica all’università, con molte decine di pubblicazioni e incarichi prestigiosi in comitati scientifici, ma aderente a Comunione e Liberazione. La mediatrice culturale con una laurea in linguistica, una in antropologia e un dottorato in sociologia, fluente in cinque lingue, ma musulmana osservante. Il dirigente di una grande multinazionale, con un dottorato in economia e molte migliaia di dipendenti sparsi per il mondo, ma ebreo ortodosso.

La docente cattolica è ottusamente contraria al divorzio, all’aborto e all’eutanasia, fedele al Magistero della Chiesa cattolica. La mediatrice musulmana indossa l’hijab e lo impone alle figlie, come prescritto dalla tradizione coranica. Il dirigente ebreo rispetta e costringe la famiglia a rispettare con scrupolo la proibizione delle 39 melachot durante lo shabbat.

Non sono coglioni. Non sono ignoranti. Eppure sono bigotti. Applicano con attenzione la razionalità in ogni scelta professionale, tuttavia la ignorano del tutto quando si tratta della fede religiosa. Com’è possibile? (Per inciso, sono casi reali: ho conosciuto di persona tutti e tre i soggetti. Ed è probabile che pure tu conosca qualcuno del genere.)

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Occam: perché funziona?

Perché si può giustificare in modo razionale. E io avevo torto


Degli apologeti bigotti più di tutto mi fa incazzare la disonestà intellettuale: tu gli demolisci un argomento, e loro imperterriti lo ricicciano come se nulla fosse. Negli spazi on line degli atei militanti trovi la critica spietata e cogente degli argomenti cosmologico, ontologico, morale, del fine tuning, della resurrezione di Cristo e di tutto il resto del pattume teologico, ma niente: i bigotti continuano a sfornare video nei quali blaterano della «messa a punto inconcepibilmente perfetta di costanti e quantità naturali necessarie per la vita intelligente», della «legge morale oggettiva» dei «fatti storici inerenti Gesù: la sua morte e risurrezione». E tu ti chiedi: ma ci sono o ci fanno? Sono ottusi o in malafede? Un’opzione non esclude l’altra, nondimeno il risultato è il medesimo: una fatica di Sisifo per gli atei militanti. Però – è ovvio – di disonestà non possiamo renderci colpevoli noi controapologeti. È questione di coerenza, cazzo. E io sono molto fiero della mia disponibilità ad ammettere il mio torto di fronte a un’argomentazione convincente. Proprio come stavolta.

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8 teodicee cretine – 2/2

La piccola Alice muore dopo molte ore di sofferenza atroce. Dio, onnisciente, onnipotente e buono, non le concede neppure un morte dolce. Riusciranno mai gli apologeti a risolvere il paradosso?


Avvertenza
Nel momento in cui questo articolo viene pubblicato, il video citato può essere incorporato. Tuttavia non posso escludere che questa possibilità venga ritirata e il video reso invisibile all’interno dell’articolo. Rimarrà comunque possibile vederlo cliccando sui link nel testo, che rinviano alla posizione esatta che viene commentata nell’articolo. Invito chi legge a farlo, perché la consultazione della fonte originale è sempre necessaria.


Alessandro Franchi, del canale YouTube Conversione Costante, ha adattato al pubblico italiano gli argomenti di William Lane Craig per tentare di conciliare un Dio onnisciente, onnipotente e buono con la sofferenza innocente. Come ho dimostrato nella puntata precedente, nihil sub sole novum.

Tutto ciò che è già avvenuto accadrà ancora;
tutto ciò che è successo in passato succederà anche in futuro.
Non c’è niente di nuovo sotto il sole.
Qualcuno forse dirà: «Guarda, questo è nuovo!».
Invece quella cosa esisteva già
molto tempo prima che noi nascessimo.
Nessuno si ricorda delle cose passate.
Anche quello che succede oggi
sarà presto dimenticato da quelli che verranno.
– Qoelet 1,9-11

No, non lo hanno dimenticato. Lo ignorano di proposito e continuano a riciclare le solite fregnacce. Come Alessandro Franchi, appunto.

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