Credenti «razionali» e dove trovarli

Alla prova della teodicea, il loro fallimento è totale.


Possiamo suddividere i cristiani in due grandi famiglie, beninteso non separate in modo netto e con uno spettro di posizioni intermedie: i superficiali e i (presunti) razionali.

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«Pregherò per te»

Anche no, grazie. Sarebbe tempo sprecato. Ché tanto è un’attività idiota, anche dal punto di vista del credente. Per tre motivi.


Ce lo siamo sentito dire dall’amica credente, dalla conoscente suora, dal parroco del paese. Perfino da Adriano Celentano. Sempre con le migliori intenzioni. Ma pure con quel tono di condiscendenza che – diciamolo, suvvia – ha un po’ rotto il cazzo. «Pregherò per te»: siccome noi non possiamo/vogliamo pregare, allora lo faranno loro. Per noi. Cioè per la nostra conversione. Oppure per qualche nostro problema, affinché Dio, nella sua infinita misericordia, intervenga e ci aiuti. E noi di solito ad annuire, a sorridere, magari addirittura a ringraziare con garbo, ché l’importante è il pensiero, e quello è un pensiero gentile e benevolo nei nostri riguardi. Invece forse dovremmo dire le cose come stanno: «Grazie, eh. Ma la preghiera è un’attività idiota. Anche dal tuo punto di vista».

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E adesso che te ne fai?

Quello che ti pare. Basta che non lo consideri una figura storica reale. Però occhio alla coerenza.


Il Gesù del Nuovo testamento è un personaggio di fantasia, con ogni probabilità derivato da un profeta apocalittico ebreo vissuto nella Giudea occupata dai Romani. È una figura con molte caratteristiche encomiabili ma pure con tante idee e comportamenti spregevoli. La sua resurrezione non trova alcuna conferma in fonti indipendenti da quelle dei suoi seguaci, che peraltro sono contraddittorie e manipolate, perciò non può essere considerata un evento reale. Quindi che si fa? Lo si dimentica e basta?

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Quale Gesù?

Nel Nuovo testamento ce ne sono due. Se ne scegli uno e ignori l’altro, ti sostituisci a Dio.


Scopro di godere dell’attenzione anche di un prete. Infatti, dopo aver letto il mio articolo su Gesù, un certo don Alberto – no, non quel don Alberto, ché ti pare che lui potrebbe mai cagare di striscio un ateo insignificante come me? – mi scrive:

Ho letto il tuo articolo «Gesù non era una brava persona». Mi ha molto disgustato e fatto arrabbiare. Quel Gesù che tu descrivi non è il mio Gesù! Trovo profondamente disonesto, da parte tua, pescare nei Vangeli solo i brani che ti fanno comodo per giustificare i tuoi pregiudizi!

L’obiezione di Alberto non meriterebbe una replica, perché la risposta si trova già nel mio articolo. Tuttavia, siccome mi offre l’occasione di sviluppare una riflessione sull’etica, voglio tornarci sopra. E mostrare come Alberto, con la sua interpretazione dei Vangeli, si sostituisca a Dio. Per capirlo, dobbiamo fare – tanto per cambiare – un esperimento mentale.

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Chissenefrega della Natura

I bigotti cadono nella fallacia naturalistica. Cerchiamo di non emularli, dai.


Ah, la Natura: la scrivo con la maiuscola apposta. Mi piace, la Natura. A chi non piace, la Natura? Se a te non piace, sei un insensibile. Forse perfino un degenerato. Ché la Natura è bella, è sana, è giusta. Non fossimo atei e razionalisti, potremmo definirla santa, la Natura. Sì?

No. ‘Stocazzo.

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«E se incontrassi Dio?»

Come minimo, un sereno, sentito, cordiale vaffanculo.


A qualunque ateo almeno un po’ militante è successo, prima o dopo. Incontri un credente che si crede furbo e ti chiede: «Eh, fai presto tu a dire che Dio non esiste! Ma come la metterai quando lo incontrerai e scoprirai di aver avuto torto? Che cosa dirai allora? Eh? Che cosa dirai?».

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