Specchio riflesso

In primo piano

Il teologo accusa il naturalista di costruirsi una metafisica in funzione dei propri pregiudizi.

Qualsiasi reazione a questo o altri video che non sia preceduta da una risposta alla domanda precisa formulata nella sfida della teodicea sarà considerata una provocazione indegna di attenzione e verrà ignorata.

Perché la maschera e il filtro vocale? Perché il turpiloquio? Perché tanto odio verso Dio?
Le risposte sono nelle FAQ de L’Eterno Assente.
Ogni domanda la cui risposta è già nelle FAQ verrà cancellata dai commenti.

Video:
Speciale Papa Francesco con @OsaSapere @LEternoAssente @SapiensSapiensChannel
Addio Papa Francesco: considerazioni sul pontefice argentino

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La teodicea paracula

Se ridefinisci il Bene, ridefinisci il Male, ridefinisci pure Dio, alla fine ti trovi con una teodicea inutile perché non fornisce alcun sollievo agli umani. Stupooore!


Io sono una persona semplice. Il mio è un pensiero minimalista, senza fronzoli. Il più semplice possibile, ma non più semplice del necessario. Soprattutto è un pensiero che desidera una verità se non assoluta almeno razionale, difendibile con argomenti convincenti. Perciò si sforza di prescindere dalla soggettività. In particolare le mie emozioni sono soggettive e non devono influenzare il mio pensiero. Per esempio, io ho paura della morte. Anzi no: ho paura del morire. Tuttavia non permetto alla paura del morire di influenzare il mio pensiero fino a indurmi a credere di essere immortale. Sicché, quando mi interrogo sull’essere e sul dover essere, cerco di mantenermi il più possibile distaccato.

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La suprema contraddizione di Dio

Non intellexistis, non intelligitis, nec intellecturi estis.


Dio è inconoscibile, dicono i credenti sulla base delle Scritture. Scritture però che di quel Dio parlano parecchio, alla faccia della coerenza. Dario spiega a quale conclusione conduce l’imperscrutabilità divina. Con un paradosso finale.


1. L’errore fondamentale di credenti e non credenti

Ovviamente Dio non esiste. Tuttavia il dibattito sulla teodicea è mal posto fin dall’inizio. Da una parte gli apologeti si sforzano di salvare la coerenza logica di un Dio buono e onnipotente di fronte all’esistenza del Male. Dall’altra gli atei provano a demolire queste difese proponendo alternative morali o logiche. Ma entrambi in fondo stanno giocando con un’illusione: l’idea che il Dio abramitico sia conoscibile, analizzabile, comprensibile almeno in parte.

Il punto, ignorato da molti, è che secondo le stesse Scritture Dio è e rimane imperscrutabile. Sempre. Su tutto.

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Quale prova per Dio?

Che cosa servirebbe per convertirmi. Però.


Secondo Karl Popper, una teoria è scientifica non quando può essere verificata, ma quando può essere falsificata. Occhio però: non quando è falsa, bensì quando si può immaginare che cosa la renderebbe falsa. In sintesi estrema: un’affermazione scientifica si assume il rischio del fallimento. Più in generale ogni affermazione sulla realtà, per essere razionale, deve essere messa alla prova non per confermarla ma per cercare di demolirla. Se invece per sostenerla vale tutto e il contrario di tutto, allora grazie al cazzo: sono solo parole in libertà, del tutto prive di valore epistemico.

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I credenti non credono in Dio

Se Dio esistesse davvero ma nessuno ne avesse mai parlato ad altri, quanti ci crederebbero?


I credenti non credono in Dio (o negli dèi): suona provocatorio, quasi un paradosso, ma è esattamente la tesi con la quale Dario chiude questa trilogia critica sulla religione. Chi dice di credere in Dio crede in realtà a ciò che altri esseri umani hanno raccontato su Dio.


Fin dall’infanzia ci viene narrata una storia: esiste un Essere supremo che ha fatto questo e quello, ha dettato regole, ha compiuto prodigi e ha scritto o ispirato libri sacri. Ma di quella storia noi conosciamo solo le parole di altri esseri umani. Nessuno di noi ha mai ricevuto il manoscritto autografo di Dio né una telefonata dall’Aldilà. Abbiamo ascoltato dei racconti, letto dei testi antichi, partecipato a dei rituali inventati da esseri umani. Abbiamo creduto a loro. In poche parole: il credente medio non ha fede in Dio in quanto tale bensì in una tradizione umana che parla di Dio.

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Breve storia di Dio

Dalla Natura fino all’astrazione totale.


Dio muta, cambia, evolve. Ovviamente non Dio, bensì il concetto di Dio. Dario ripercorre la sua storia e osserva un Dio che passa dalla Natura all’umanità alla trascendenza, diventando sempre più impalpabile, rarefatto, indefinibile. E alla fine scompare.


Dio non è nato onnipotente, onnisciente e imperscrutibile. Non è sempre stato un’entità fuori dallo spazio e dal tempo, perfetta e assoluta. È stato prima bestia, poi uomo, poi idea. Un concetto che si è adattato ai bisogni delle civiltà, cambiando pelle per sopravvivere alle epoche.

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La coerenza di Dio nelle Sacre scritture

Dio è buono. Ma in che senso? Se leggiamo le Sacre scritture, scopriamo che l’idea più comune e popolare della bontà divina è ingenua e sbagliata. Perché anzitutto Dio è coerente.


R. smonta il sillogismo sulle teodicea demolendo una delle sue premesse.


Introduzione

Un argomento spesso avanzato per dimostrare l’impossibilità logica dell’esistenza di un Dio contemporaneamente onnipotente e buono così recita: come è possibile che un Dio onnipotente e buono permetta la sofferenza innocente nel mondo? Se Dio fosse onnipotente, potrebbe eliminare la sofferenza; se fosse buono, dovrebbe volerlo fare; poiché la sofferenza esiste, Dio risulta o non onnipotente o non buono. Di conseguenza l’esistenza del Dio cristiano è logicamente insostenibile.

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Dibattere su Dio è inutile

Dio non è solo una risposta sbagliata: è una domanda inutile. E ciò che è inutile non merita il nostro tempo.


Vale la pena continuare a parlare di Dio? No, secondo Dario. Che ci spiega perché e rende inutili tutte le pippe mentali degli apologeti bigotti ma anche degli atei militanti.


Disclaimer: Choam Goldberg riceverà la risposta finale alla domanda cardine della sfida della teodicea alla fine di questo articolo nella sezione «Speciale» alla fine, ma prima si deve seguire tutto il ragionamento che condurrà a quella risposta.

Il dibattito sull’esistenza di Dio è tra i più abusati nella storia dell’umanità. Filosofi, teologi e credenti continuano a riempire pagine e a consumare fiato su una questione che, per come è posta, è già priva di significato. Il problema non è solo che Dio non esiste, ma che l’intero discorso sulla sua esistenza è un esercizio sterile.

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O più potenti o più buoni di Dio

In ogni caso migliori.


Il Male non esiste in Natura. Ok, l’ho detto: il Male non esiste in Natura. Ma allora, se il Male non esiste in Natura, come sta in piedi la prova della non esistenza di Dio fondata proprio sull’esistenza del Male? Semplice: basta intendersi sul concetto di Male.

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L’insospettabile

Lui, proprio lui fornisce un ottimo argomento contro la resurrezione di Cristo.


Il dogma centrale del cristianesimo è la resurrezione di Gesù Cristo. Lo dice Paolo:

Noi dunque predichiamo che Cristo è risuscitato dai morti. Allora come mai alcuni tra voi dicono che non vi è risurrezione dei morti? Ma se non c’è risurrezione dei morti, neppure Cristo è risuscitato! E se Cristo non è risuscitato, la nostra predicazione è senza fondamento e la vostra fede è senza valore. Anzi finiamo per essere falsi testimoni di Dio, perché, contro Dio, abbiamo affermato che egli ha risuscitato Cristo. Ma se è vero che i morti non risuscitano, Dio non lo ha risuscitato affatto. Infatti, se i morti non risuscitano, neppure Cristo è risuscitato. E se Cristo non è risuscitato, la vostra fede è un’illusione, e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche i credenti in Cristo, che sono morti, sono perduti. Ma se abbiamo sperato in Cristo solamente per questa vita, noi siamo i più infelici di tutti gli uomini.
– 1 Corinzi 15,12-20

Ebbene Paolo – san Paolo, l’apostolo dei gentili, proprio lui, mica l’ultimo coglione – fornisce un ottimo argomento contro la plausibilità della resurrezione di Cristo.

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